mercoledì 21 dicembre 2022

Corruzione in UE

Tenete sempre conto che quando dicono +Europa stanno dicendo più trolley carichi di banconote in piccolo taglio. Sono come riciclatori della Mafia, questo sono. Tenete sempre conto che Antonio Panzeri è un ex parlamentare europeo, pertanto non ha alcun ruolo politico e nessuno - tantomeno i qatarini - buttano via soldi per persone ininfluenti. Dunque ci vuole poco a capire che questo era il collettore, il distributore, il filtro del flusso di danaro che partiva dal Qatar, dal Marocco e Dio solo sa da dove. In altri termini Antonio Panzieri era il Facilitatore (o uno dei facilitatori, più probabilmente) del meccanismo del consenso all'interno della UE.  Ora i giornali dicono che è pronto a collaborare. Comunque politicamente è tutto chiaro, per chi vuole capire. Io vorrei solo sapere quanto ha accumulato Prodi per svendere l'Italia allo straniero.


Giuseppe Masala 

venerdì 2 dicembre 2022

La corte incostituzionale italica

La sentenza della Corte Costituzionale, al netto della motivazioni ancora mancanti, non ha sorpreso nessuno, tranne coloro i quali si cullavano ancora nell'idea che il diritto avesse uno statuto autonomo dal potere, dall'egemonia politica, economica, culturale. Che possa essere auspicabile una separazione dei poteri è uno dei pochi desiderata condivisibili della tradizione liberale, ma che tale separazione dei poteri sussista per il semplice fatto di essere prevista da disposizioni costituzionali, è solo l'ultima delle infinite illusioni liberali. La decisione della Corte è stata ovviamente politica e pragmatica. Smentire l'operato praticamente unanime del parlamento degli ultimi due anni avrebbe avuto conseguenze pesanti, dunque muoia la ragione, si dissangui la giustizia, e vinca la malafede opportunistica. E' inutile entrare in una discussione che è oramai umiliante per chiunque non abbia mandato il cervello all'ammasso: l'obbligatorietà del trattamento sanitario obbligatorio cui la popolazione è stata sottoposta non è mai stato giustificabile. Lo si sapeva quando le decisioni sono state prese e lo si sa oggi. Tutto il resto, inlcusi i venerabili pronunciamenti della Corte, se non recepiscono questo semplice fatto, sono e restano balle ipocrite.


La lezione da trarne però è semplice e non nuova: il potere fa il diritto. Perché la Corte ha deciso così? Semplice, perché era conveniente farlo e perché aveva il potere di farlo. Perché il parlamento che beccava il mangime dalle mani di Draghi ha preso le decisioni che ha preso nel 2021? Perché gli conveniva farlo e aveva il potere di farlo. Perché oggi i nuovi parlamentari continuano a sostenere una politica estera suicida per il paese e antipopolare? Perché alla maggior parte di loro conviene così, e hanno il potere di farlo. Qui questioni di giustizia, ragionevolezza, equilibrio, coscienza, scrupolo, sono da tempo morte stecchite. Siamo in una nuova era, dove l'esercizio del potere cerca e cercherà sempre meno di travestirsi di panni civili, perderà sempre meno tempo a motivare pubblicamente, a scusarsi, a ragionare.  Per tutto questo c'è già a libro paga un intero apparato di pennivendoli, capaci ogni giorno di escogitare un nuovo virtuosismo per spiegare che la guerra è pace, che l'asservimento è libertà, che il privilegio è giustizia, che la patologia è normalità, che la menzogna è informazione, che la disoccupazione è flessibilità, che l'emigrazione è mobilità, che l'ignoranza è competenza, ecc. E' che è completamente illusorio pensare che ad un certo punto si toccherà il fondo e che quando si tocca il fondo non si può che risalire. E' completamente illusorio pensare che quando la gente se la vedrà davvero brutta, quando le cose andranno davvero male, quando il mondo andrà davvero a rotoli, allora sì che ci sarà una reazione, allora sì che il Potere tremerà. Sono balle consolatorie.


Nessun potere cede il passo da solo, nessun potere, per quanto marcio, collassa su sé stesso; e nessuna collezione di rabbie individuali si trasforma magicamente in empito rivoluzionario. Affinché uno spiraglio, anche piccolo, si apra dobbiamo innanzitutto comprendere bene la radicalità del momento e la dimensione della minaccia epocale. La convergenza storica tra gli interessi del capitale finanziario sovranazionale e l'incremento esponenziale dei poteri tecnologici a disposizione del miglior offerente crea una concentrazione di Potere unica, inedita, straordinaria. D'altro canto i soggetti umani che hanno le caratteristiche per occupare le posizioni apicali in questa cornice di potere sono precisamente quelli che vestono con agio i panni della volontà di potenza nichilistica, la cui furia demolitiva viene chiamata "progresso". (Gli "uomini del sottosuolo" - cit. Dostoevsky - sono oggi al potere, sono il potere). Ciò che possiamo, dobbiamo, fare richiede due passi. Per avere una possibilità, anche minima, di non soccombere dobbiamo costruire, nutrire, esprimere e sostenere una visione positiva, credibile, strutturata e conferitrice di senso: niente di meno che una visione del mondo. Non bastano più battaglie locali, non bastano più bandiere d'occasione, e non bastano neppure riedizioni immutate di visioni passate. Il primo fronte di battaglia è dunque culturale, filosofico e spirituale.


Il secondo fronte, che deve essere aperto insieme al primo e intrecciarsi con esso, è che va data una nuova consistenza a quel "noi" che è il soggetto finora sottointeso di questa rivolta. Oggi non c'è nessun "noi". Esistono sì molti abbozzi, semi, alcuni germogli, ma nessuna solida pianta che rappresenti proprio quel "noi" che percepisce il potere corrente nella pienezza della sua minaccia. Affinché questa pianta cresca bisognerà abbandonare molte cose che sono solo zavorra e bisognerà recuperare molte altre cose, rimosse o dimenticate. Bisognerà mettere da parte molte diffidenze, ma anche fare spazio a molta dura sincerità. Come alla soglia dell'Inferno, anche oggi, tra tutti coloro i quali sentono questa sfida dovremmo dirci che "Qui si convien lasciare ogni sospetto / Ogni viltà convien, che qui sia morta."


Andrea Zhok 

venerdì 25 novembre 2022

Idioti

Nel febbraio di quest'anno, nelle settimane precedenti all'ingresso delle truppe russe in Donbass si discettava su giornali e talk show delle prospettive possibili. A chi invitava a considerare come sensata, e anzi conveniente, la rinuncia dell'Ucraina all'ingresso nella Nato, l'accettazione di uno statuto di neutralità, e la concessione di un grado di autonomia amministrativa alle province russofone (come da accordi di Minsk II) - sempre nell'ambito dello stato ucraino, a questi gli esperti di regime ribattevano rabbiosamente che era una prospettiva inaccettabile, che ne andava della sovranità ucraina, che uno stato doveva avere il diritto di scegliere le proprie alleanze militari. (NB: l'autonomia amministrativa dell'Alto Adige è motivata dalla presenza del 69% di popolazione germanofona; nelle zone di Donetsk e Lugansk la popolazione russofona prima della guerra superava il 90%). E ancora all'indomani dell'invasione, c'era chi raccomandava di intavolare il più rapidamente possibile trattative di pace invece di inviare armi, perché questo avrebbe prolungato indefinitamente il conflitto, e ciò sarebbe stato pagato duramente dagli ucraini in primo luogo e dall'Europa tutta in secondo luogo. A questi gli stessi esperti a molla rispondevano stizziti che era una questione di sovranità, che c'era un aggressore e un aggredito, che non era il momento delle trattative, che l'Europa ne sarebbe uscita più forte di prima (ho un ricordo distinto di un noto giornalista e di un ex ambasciatore in uno studio televisivo che sostenevano con veemenza queste tesi in risposta al sottoscritto.)


Oggi, a nove mesi di distanza, l'Ucraina comincia ad apparire come un cumulo di macerie congelate e 6 milioni di profughi ucraini sono già arrivati nell'Unione Europea (la più grande crisi di rifugiati in Europa dal 1945) e almeno altrettanti si stanno preparando. Per il solo anno in corso la stima dei costi vivi per l'ospitalità europea ammonta a 43 miliardi di euro. I morti al fronte sono nell'ordine di grandezza del centinaio di migliaia. La colossale fornitura di armi da parte della Nato (tre volte il budget annuale russo) ha preso in buona parte la strada del mercato nero, dove si trovano oramai a prezzo di saldo missili terra-aria, mortai, mitragliatrici pesanti, ecc. (la criminalità organizzata se ne gioverà per decenni). Quanto alla "sovranità" ucraina che andava difesa a tutti i costi, anche i più distratti sanno oggi che era una fiaba da tempo: è noto il supporto e sostegno americano al colpo di stato di Maidan, così come sappiamo delle entrate a gamba tesa dell'ex presidente Biden sui giudici ucraini che perseguivano gli affari ucraini del figlio Hunter. Quanto all'idea che l'Ucraina "sovrana" non rappresentasse alcuna minaccia e non ci fosse nessuna concreta possibilità che diventasse parte della Nato, nel frattempo è emerso serenamente che da dopo gli accordi di Minsk II (2015) la Nato stava addestrando l'esercito ucraino, rifornendolo di armi, costruendo fortificazioni, e che la firma degli accordi era stata solo un espediente per prendere tempo e consentire all'Ucraina di rafforzarsi militarmente (testimonianza diretta dell'ex presidente Poroshenko, oltre che di diversi ufficiali USA).


Sempre nell'ottica della tutela della sovranità ucraina, nel frattempo la Russia si è stabilizzata in buona parte dei territori conquistati, Mariupol è stata addirittura già parzialmente ricostruita, si sono tenuti referendum di annessione, e la prospettiva che questi territori ritornino in mano ucraina è ritenuta risibile persino dai vertici americani. Il conflitto si è oramai caratterizzato esplicitamente come un conflitto tra la Nato e la Russia, anche se nessuno vuole che ciò sia riconosciuto ufficialmente perché rappresenterebbe una deflagrazione mondiale. Sul territorio ucraino combattono oramai in sempre maggior misura "volontari" stranieri, con istruttori Nato, armamenti Nato, finanziamenti dei paesi Nato. L'esercito regolare ucraino ha perduto da tempo le truppe più "combat-ready" e rappresenta oramai solo la carne da macello per sanguinose sortite periodiche. Intanto l'Europa è in piena stagflazione, con la progettazione in corso di nuovi stabilimenti da parte del comparto industriale che sta già avvenendo fuori dai confini europei. Infatti il taglio politico netto avvenuto nei confronti della Russia ha creato una crisi terminale nell'approvvigionamento di energia e materie prime, giacché tutti i principali attori non direttamente subordinati agli USA stanno assaporando per la prima volta la possibilità di far valere il proprio potere contrattuale di fornitori di materie prime - potere contrattuale accresciuto enormemente con il quasi-blocco degli approvvigionamenti da Russia e Ucraina. Senza energia e materie prime l'Europa è un museo morente.


Come prevedibile e previsto da molti sin da febbraio, la strada presa nove mesi fa sta conducendo esattamente dove doveva condurre. Non abbiamo "salvato gli ucraini", ma abbiamo alimentato e prolungato un processo che ne sta cancellando il paese e ne ha fatto morire decine di migliaia. Non abbiamo "salvato la sovranità ucraina", sia perché essa era già quasi inesistente (ed oggi è ridotta a pupazzi e attori), sia perché lo stato ucraino si è dissolto, un quarto della sua popolazione è migrata, e le perdite territoriali saranno quasi certamente definitive. In compenso abbiamo sventrato quel poco che rimaneva in piedi dell'Europa, che sta perdendo in tempi rapidissimi il suo unico vero "asset" competitivo, cioè le capacità di trasformazione industriale (in assenza di fonti energetiche abbondanti e a buon prezzo questa direzione è senza ritorno). Ma magari qualcuno potrebbe sperare che, dopo tutto, a un tracollo spesso segue una palingenesi, e che magari sarà la volta buona, no? Solo che a mettere la vera pietra tombale su qualsiasi speranza di rinascita sta la rilevazione del tappo strutturale che blocca ogni possibilità di consapevolezza e rinnovamento: tutto il circo mediatico degli "esperti" e degli "accreditati", tutta la banda di falliti di successo, di paraninfi del potere che creano e plasmano la famosa "opinione pubblica" sono lì, fermi in sella, e continueranno la loro azione di avvelenamento, manipolazione e inganno a tempo indefinito.


Andrea Zhok.

venerdì 11 novembre 2022

Crimini della ue e dei cattocomunisti

La verità è che in tutto questo stomachevole bailamme trito e ritrito sui migranti, dei veri disperati dei paesi sottosviluppati non frega niente a nessuno! Non frega niente ai capitani coraggiosi delle ONG ai quali basta solo mollare il carico e intascare lo stipendio. L’accoglienza non è un loro problema. Per cui del triste destino che attende quelle persone sotto i ponti, sotto le intemperie nei campi sfruttati e schiavizzati, nelle strade della prostituzione, nelle mani della criminalità, nella ghettizzazione di una vita da fantasmi, non è affare loro. Non frega niente ai leader europei che deplorano sdegnosamente il governo italiano per aver tentato di respingere l’approdo dell’ennesimo carico di migranti, ma nel contempo erigono muri, alzano fili spinati e predispongono deportazioni. Non frega niente neanche a coloro che, dopo il trasbordo dalla costa libica, gioiscono dello sbarco avvenuto in Italia o in Francia o dovunque sia.


Non frega niente perché i veri disperati non sono mai partiti. Stanno ancora lì a patire la fame e a soffrire pene indicibili. Sono ancora lì scordati da tutti e nella totale indifferenza. Perché mentre stiamo a discutere di aleatorie leggi del mare, norme internazionali, decreti interni, accordi bilaterali, trilaterali e su base volontaria, mentre ci impartiamo ipocrite lezioni di umanità che nascondono subdoli giochi di potere e rimpalli di responsabilità, quelle persone ce le dimentichiamo. E sono quegli uomini e quelle donne che non hanno neanche i soldi per mangiare… figurarsi se hanno 5.000 euro per pagare gli scafisti! Questi sono coloro che dovremmo soccorrere e accogliere per primi. E invece li lasciamo lì permettendo che il fenomeno migratorio, impossibile da bloccare, sia gestito dai peggiori criminali. Dovremmo invece essere noi a selezionare i veri bisognosi smistandoli in Europa, non i trafficanti di esseri umani, e nemmeno le ONG! Dovremmo essere noi europei a predisporre dei flussi migratori con criterio, equilibrio ed equità. Non è impossibile. Invece di riempirci la bocca di “umanità” basterebbe riempirci il cervello di “buon senso”…


Salvino Paternò

sabato 15 ottobre 2022

Criminali

Per fortuna il covid è sparito dai megafoni assordanti della propaganda e gli alchimisti dei vari comitati governativi stanno chiudendo baracca e burattini per ritornare nell’oblio dal quale erano emersi. Ma un punto sulla questione va messo per capire cosa è veramente successo in questi anni assurdi. Tralasciando le fasi caotiche e convulse dei primi momenti in cui, inevitabilmente, si andava avanti a tentoni commettendo errori anche in buona fede, è necessario tracciare una netta linea di demarcazione dal momento in cui il vaccino della Pfizer fece il suo ingresso trionfale. E’ da allora, infatti, che nel nostro paese si è creato un clima da guerra civile. Milioni di persone private della libertà di circolazione, posti di lavoro persi, commercianti falliti, vere e proprie ghettizzazioni, idranti, manganellate, donne incinta fatte abortire sui marciapiedi, anziani privati dell’ultimo abbraccio, fratelli contro fratelli, censure, denigrazioni, minacce, aggressioni… L’imperativo era uno e categorico: vaccinarsi al fine di impedire la diffusione del contagio. E chi si rifiutava era un untore, socialmente pericoloso che andava fermato a tutti i costi. E in nessun altro paese del mondo come in Italia le norme liberticide furono così ferree e severe da sfiorare il sadismo, prima con il green pass e infine con l’obbligo vaccinale.


Sia chiaro, se il vaccino avesse frenato la diffusione del virus, alla luce del Machiavellico principio che “il fine giustifica il mezzo”, in una tale situazione di necessità e urgenza, il tutto si sarebbe anche potuto giustificare… ma era veramente così? Ebbene oggi sappiamo, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la risposta è NO! Sebbene i mezzi di propaganda mediatica si guardino bene dall’informarci, nei giorni scorsi la presidente dei mercati internazionali della Pfizer è stata “trascinata” in un’audizione dinanzi al Parlamento Europeo. Alle pressanti domande, la top manager ha dovuto ammettere che il vaccino non era mai stato testato come strumento per impedire la trasmissione del virus. Quindi, sin dalla sua origine, c’era la consapevolezza che non preveniva il contagio. Poteva stimolare una risposta immunitaria alla malattia, ma non produceva immunità. Ci rendiamo conto della enorme gravità di tale assunto? Tutta la legislazione speciale varata dal governo e strombazzata dalla propaganda si basava su una ciclopica falsità. E non mi riferisco certo alle cazzate dette da Draghi nella tristemente famosa conferenza stampa, per cui chi aveva il green pass era “sicuro di non contagiare e di essere tra persone che non si contagiano”.


Quelle potrebbero essere stupidaggini dal sen fuggite che fanno il paio con: “volete i condizionatori accesi o la pace?”.  Puttanata in più o in meno, poco cambia, tanto i giornalisti applaudono comunque. No, verba volant scripta manent! Mi riferisco a quanto messo, nero su bianco, nei decreti legge. Sapete qual era l’obiettivo del decreto 52 istitutivo del green pass? “Contenere l’emergenza epidemiologica”. Ancora più esplicito era l’obiettivo del decreto 44\2021 sull’obbligo vaccinale: “Favorire la prevenzione del contagio”. Ma il vaccino non conteneva, né preveniva una beata mazza! Chi non si vaccinava eventualmente metteva a rischio se stesso (e forse, nelle prime fasi dell’epidemia, il sistema sanitario) ma non gli altri! Questo alcuni di noi, capaci di resistere ai lavaggi di cervello mediatici, lo avevano già intuito. Ma comunque oggi lo sappiamo tutti. E’ mai possibile che al governo non lo sapessero? Tutta quella pletora di scienziati un tanto al chilo del comitato tecnico scientifico erano ignari o forse ignavi? E non ne sapeva nulla neanche la giuliva Von der Leyen che condusse personalmente i misteriosi negoziati con i vertici della Pfizer per la fornitura di un lotto di quasi 2 miliardi di dosi? Un punto sulla questione va messo anche se il covid è sparito dai megafoni della propaganda. Perché la propaganda è ancora più attiva che mai sebbene impegnata su altri fronti. E solo capendo il passato possiamo tentare di capire il presente…



Salvino Paternò

martedì 27 settembre 2022

Post voto, la vittoria di Giorgia Meloni

Artisti antifascisti? Belli gli "artisti" zitti e muti davanti ai DPCM, che sennò il potere gli tagliava i soldi pubblici, zitti e muti davanti al dettato "l'interesse generale supera i diritti dell'individuo", principio di chiaro stampo totalitario e fascista, zitti davanti all'apartheid degli altri, i reietti, fossero stati colleghi e perfino loro famigliari, niente, sempre zitti, come davanti all'entrata in guerra dell'Italia, de facto, per sostenere certe fazioni naziste (ops, kantiane?) nel "nuovo Vietnam" in salsa angloamericana. Belli e freschi come roselline appena sbocciate: ora cianciamo di fascismo? È il loro silenzio (!) ad avere creato in due anni di "pandemia" le premesse della vittoria della destra, proprio così, il loro silenzio sulle scelte totalitarie e fasciste messe in atto in Italia. Ora cosa temono? Un governo che ha già detto che proseguirà l'Agenda Draghi, o Agenda 2030 che la sinistra stava portando avanti? Non hanno capito che non è cambiato nulla nella sostanza? Ah, lo so, "chi" gli assegna i fondi pubblici e delle fondazioni, soldi dei bandi con cui tutti loro vivono, sono il deep state di sinistra, quindi per farsi vedere solerti e obbedienti verso i loro padroni ora starnazzano di "fascismo"! Suppongo che se la destra (difficile ma possibile) arrivi a sostituire gli uomini del deep state di sinistra che assegnano i soldi dei bandi con uomini di destra, ogni oca del Campidoglio attuale smetterà di strillare, anzi, avremo subito degli obbedienti "ah, però, in fondo, non sono proprio malaccio". Gli artisti, ormai stracciamutande senza dignità, relegati nel passato "ideologico" come tutti quelli che, per sopravvivere, non si possono più permettere di avere degli "ideali", uomini non più realmente vivi e puri, svenduti da sempre al piatto di minestra assicurato loro dal sistema, abbassano la testa, abbiano anche senza comando come tutti i cani a catena, leccano con solerte sottomissione qualunque mano gli giri il denaro, pubblico o privato che sia, che gli consenta di salire su un palco e credersi di essere ciò che, evidentemente, non sono più: uomini liberi.


Matteo Gazzolo

domenica 4 settembre 2022

“Se accadesse”…

Il commissario Tontolo Gentiloni spiega che se la Russia tagliasse definitivamente il gas, violerebbe i contratti. “Se accadesse”, dice. Invece sta accadendo. Cosa si aspettavano dopo sanzioni così dure? Si aspettavano tappeti rossi, ricchi premi e cotillons? Ma a rimetterci, visto che sono proprio loro ad essere polli senza testa, siamo sempre e solo noi.

lunedì 1 agosto 2022

Gli sciacalli veri

Riguardo l’omicidio di Civitanova Marche. Se, per pura curiosità, volete sapere chi parteciperà al sit in antirazzista a Civitanova previsto per mercoledì 3 agosto, ve li elenco:

Refugees Welkome Macerata, Cgil, Cisl, Uil, Arci, Anpi, Libera, Amnesty, Rete degli studenti medi Marche, Gris Marche, Cnca Marche, Officina Universitaria, Articolo 1, Macerata Bene Comune, Sinistra Italiana, Federazione provinciale Partito Democratico, Demos Democrazia Solidale e Partito Democratico di Macerata.

giovedì 21 luglio 2022

Con il culo ciao ciao Draghi

All’improvviso, dopo anni passati a sentirci ripetere il contrario, abbiamo scoperto che il popolo italiano esiste. Non solo: abbiamo appreso che esso ha parlato con voce sola, chiedendo – anzi, pretendendo – che Mario Draghi restasse a capo del governo. Ce lo hanno detto i giornali spiegando, come ha fatto Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, che “le voci del Paese” hanno lanciato “un grido di dolore” nel tentativo di convincere l’Unto del Signore a rimanere al suo posto. Soprattutto, però, lo ha confermato Draghi in persona, richiamando più volte nel suo discorso la potenza della nazione unita. Gli italiani, ha detto Draghi, “hanno sostenuto a loro volta questo miracolo civile, e sono diventati i veri protagonisti delle politiche che di volta in volta mettevamo in campo”. Del resto, ha specificato il Divo Mario, “l’Italia è forte quando sa essere unita”. Ma, “purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione”. Già a chiedere che l’esecutivo restasse in sella “sono stati soprattutto gli italiani”. È interessante questo costante richiamo quasi mazziniano al popolo presentato come una sorta di Dio mortale, perché qualcuno potrebbe (a ragione) ritenerlo un argomento degno del populismo più superficiale. L’Italia, ci hanno più volte ricordato i dotti esponenti del bel mondo progressista, è una repubblica parlamentare, i cittadini si esprimono nelle urne ed è il Parlamento a legittimare il governo, non un generico plebiscito. Eppure, guarda un po’, ieri Draghi ha fatto proprio questo: ha personalizzato il popolo, utilizzandolo per puntellare il suo potere. A ben vedere, si è espresso come avrebbe potuto fare un caudillo sudamericano, o un autocrate d’altri tempi.


C’è, tuttavia, un particolare non secondario di cui tenere conto. Ai tempi delle adunate mussoliniane – come in passato ha accuratamente dimostrato, tra gli altri, Renzo De Felice – il popolo in effetti partecipava, acconsentiva. Oggi, invece, abbiamo il caudillo (anzi, il Draghillo), ma non le masse. I metodi elencati a suo tempo da Gustave Le Bon utili a creare e manipolare la folla sono stati utilizzati tutti, ma della folla, comunque, nessuna traccia. “L’Italia lo vuole!”. Ottimo: però l’Italia dov’era? Di certo non a piazza Venezia a inneggiare a Draghi. E qui arriviamo al nodo della questione. La presunta massa si è dimostrata molto meno malleabile delle presunte élite. Il famigerato popolo schierato con Draghi non esisteva, ma i media, la politica e quelli che una volta s chiamavano corpi intermedi hanno provato a raccontarci che invece era lì, pronto ad applaudire il Salvatore. Ecco, questa è la vera grande lezione che ci lascia questa pantomima politica estiva. Non soltanto abbiamo appreso che, alla bisogna, il richiamo alla volontà popolare può essere serenamente utilizzato. Ma abbiamo anche avuto l’ennesima – e stavolta definitiva – riprova della clamorosa disponibilità alla servitù volontaria delle nostre classi dirigenti. Sui quotidiani si sono letti commenti grotteschi sull’amore del popolino per il Grande Timoniere. Abbiamo visto paradossali raccolte di firme a sostegno di un leader di governo mai votato dai cittadini. Ci è toccato leggere inenarrabili piagnistei dei governatori, sempre pronti a dimenticarsi dell’ideologia quando c’è da allinearsi al potere costituito. Al solito, gli intellettuali hanno prodotto uno spettacolo raccapricciante. Natalia Aspesi che s’intruppa nell’appello delle sciure bene. Lo scrittore di montagna Paolo Cognetti pronto a dire che la crisi è irresponsabile perché bisogna fermare il riscaldamento globale. Gianfranco Carofiglio disposto a dichiarare che Draghi è straordinario, e che va preservato perché altrimenti nessuno penserà ai più deboli. Si son sentiti più violini negli ultimi tre giorni che in tutta la stagione della Scala. E figuriamoci se gli altri prelati potevano essere da meno. Il caudillo si trova in difficoltà? Presto, chiamate monsignor Paglia, patrono dell’oligarchia. Il presidente della Pontificia accademia per la vita, sulla scia di Carofiglio, è arrivato a dire che Draghi doveva proseguire perché “c’è in ballo il futuro di 14 milioni di anziani”.


Ma pensa. Dov’erano, tutti questi bianchi paladini dei più deboli quando c’era da tutelare chi perdeva il lavoro perché non vaccinato? Qualcuno di loro si è forse rivolto al governo, nei mesi passati, chiedendo che la piantasse di gettare benzina sul fuoco ucraino, magari al fine di evitare che i poveri e gli anziani restassero al freddo l’inverno venturo? Certo che no. Anche allora, erano tutti impegnati a servire. Erano entusiasti di servire. Questo abbiamo imparato: non c’è potente che la nostra élite non sia disposta a blandire. Anni fa è toccato persino a Conte, di cui si cantavano meraviglie presentandolo come colui che aveva traghettato i 5 stelle verso la maturità politica e morale. Ora Conte è tornato a essere un suino come tanti, sostituito da Draghi nel cuore di tutti i valletti. Dopo tutto, c’è sempre qualcuno a cui è importante sottomettersi, un signor padrone a cui votarsi: se si chiama Draghi bene, se è Sergio Mattarella anche meglio. In Italia, l’obbedienza è la virtù dei forti. Si edifica, così, un totalitarismo di tipo del tutto nuovo. Un tempo si facevano addomesticare le masse, e gli intellettuali si opponevano. Oggi i ceti intermedi si addomesticano da soli e le masse – benché mobilitate – collaborano solo in parte, e spesso malvolentieri. Si è scoperto che l’appoggio della folla no serve: basta sedarla. E alla sedazione provvedono proprio coloro che dovrebbero, invece, risvegliare le coscienze. Se non altro, abbiamo compreso perché invocano Draghi: hanno bisogno del Re perché amano essere sudditi.


Francesco Borgonovo, “Li hanno dimenticati e adesso straparlano dei deboli da tutelare”, “La Verità”, 21 luglio 2022

martedì 19 luglio 2022

Ipotesi…

Provate a chiudere gli occhi. Immaginate che domattina Putin si svegli e interrompa le operazioni belliche in Ucraina, anzi, ipotizziamo che Putin domani mattina ritiri le truppe dal territorio ucraino. L'Occidente ha trionfato? Vi piacerebbe, eh? Mi dispiace dirvelo, ma purtroppo per l'Occidente i problemi rimarrebbero tutti. E siccome non abbiamo modo di risolverli (o avere speranze di risolverli) se non facendo cadere Mosca la guerra continuerebbe, inizieremo a provocare in Khazakistan, o forse nel Caucaso e dei fantomatici gruppi di "democratici" inizierebbero a mettere bombe nella speranza di togliere la regione dal "dominio coloniale russo". La verità vera sta nei numeri: a Giugno la Russia ha un saldo attivo di oltre 70 miliardi di dollari, solo a Giugno eh. Cifre spettacolari. In compenso la Cina ha ripreso a produrre e ad essere la fabbrica del mondo: si prevedono 820 miliardi di attivo di bilancia commerciale nel 2022. Nuovo record storico. Questo significa che l'Occidente (USA + UE) soffre di un calo di competitività che alla lunga ci porterà all'impoverimento e al crollo, che sarebbe ovviamente accelerato qualora in resto del mondo abbandonasse il dollaro come moneta di scambio tra nazioni. A peggiorare la situazione ora c'è che la Russia sta riorientando la sua produzione di materie prime verso la Cina, l'India e il resto del mondo. A noi tocca quello che rimane, e pagato a caro prezzo. Altra perdita di competitività netta. 


Ecco perchè qualora - per ipotesi fantasiosa - Putin domani si ritirasse noi continueremo a provocare e a fare casini. Dobbiamo riprenderci la Russia. Costi quello che costi. Sia per avere le materie prime sia per circondare la Cina anche a Nord. Inutile dire che non ha senso parlare di "sostituzione" del gas russo con quello algerino come dicono i nostri trombettieri: intanto il prezzo è tre volte quello garantito dai russi. In secondo il 49% dei giacimenti algerini che verranno sfruttati per servire l'italia sono russi, quindi diamo soldi a loro. Infine ci daranno solo 4 miliardi di metri cubi a fronte dei 30 miliardi che perdiamo dai russi. Sostituiremo allora con le materie prime iraniane? Peccato che oggi i russi abbiano firmato con l'Iran un protocollo per garantire 40 miliardi di dollari di investimento nel settore energetico iraniano. Non parliamo dei sauditi che vogliono entrare nel Brics e che ci daranno 1 milione di barili/giorno aggiuntivi nel 2027 o nel duemilaeventimai. La verità è che siamo noi nei guai neri. E siamo noi che abbiamo bisogno della guerra: per ribaltare ciò che il mercato, la diplomazia e i rapporti culturali hanno sentenziato senza appello.


Giuseppe Masala 

lunedì 18 luglio 2022

I pieni poteri e il mojito

Draghi accoglierà le nostre suppliche e proseguirà la salvifica guida del paese solo se i partiti politici la smetteranno di fare le bizze e inseguire dannosi personalismi; se, come dice la Gelmini, “nessuno nella maggioranza si azzarderà a porgli condizioni”; se il parlamento eviterà di chiedergli di venire inutilmente in aula per riferire sulle decisioni adottate e in procinto di adottare; se i partiti che compongono la maggioranza la finiranno di rappresentare in maniera petulante le doglianze dei propri elettori; se la politica si impegnerà solennemente a non contestare e criticare i suoi provvedimenti. In altre parole, se gli verranno concessi… “PIENI POTERI”. E tutto ciò senza neanche andare al Papete e bersi neppure un goccio di mojito. Salvini!... sei na pippa!


Salvino Paternò

giovedì 14 luglio 2022

Le dimissioni

Pare che Draghi abbia deciso di rassegnare le sue dimissioni. Vediamo ciò che deciderà stasera il sepolcro imbiancato del colle, se farci tornare finalmente al voto, se rigetterà le dimissioni di Draghi o se farà traghettare due mesi di governo da Giuliano Amato… nel frattempo, mi faccio un Campari alla salute di Draghi perché ciò che doveva fare, ridurre l’Italia alla stregua della Grecia, lo ha fatto. 


Draghi: "Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia".

lunedì 4 luglio 2022

Non servono studi specifici…

Tre settimane fa commentavo la notizia della richiesta dei vertici di Pfizer di immettere su piazza il vaccino aggiornato senza che venissero richiesti studi sui suoi benefici. Notizia passata praticamente inosservata, perché considerata talmente folle da non poter trovare alcun appiglio nella realtà. Ripeto per l'ennesima volta: la parabola della nostra vita ha subito negli ultimi due anni una netta sterzata verso il surrealismo, laddove tutto ciò che credevamo appartenesse alla penna di Lewis Carroll è fuoriuscito assieme ad Alice dal Paese delle meraviglie per approdare sulla Terra. Questo salto fra due galassie, dal mondo dell'assurdo all'assurdo del mondo, può avvenire perché figure demoniache, indossate le vesti degli dei, hanno smesso di chiedersi se un limite possa essere superato con sotterfugi e furbizia: i limiti li hanno semplicemente spostati per far divenire l'illecito lecito, sotto il tetto impermeabile di un bene collettivo a cui sottrarsi viene visto come un atto di ribellione da storpiare sin dal principio. La notizia folle dunque, non solo trova appigli nella realtà, ma non viene nemmeno descritta come folle e pertanto gli organi di controllo sanitari statunitensi (EMA e AIFA seguiranno a ruota, come ha già annunciato il Ministero della Salute nell'ultima dichiarazione di Speranza a cui nessuno ha prestato attenzione) ritengono che non ci sia necessità di vedere alcuno studio clinico, fosse anche cianuro quello nelle fiale, perché il popolo accetterà, dovrà accettare, fidandosi dell'insaziabile fame di denaro delle aziende farmaceutiche e di brama di oppressione di novizie dittature mascherate da democrazie occidentali (ricordo che attualmente in USA ai non vaccinati è vietato manifestare). Guardatevi attorno. Se vedete saltellare il Bianconiglio inseguito da carte da gioco a cui la Regina di cuori ordina di tagliargli la testa, non è il caldo a farvi brutti scherzi. La vita come la conoscevamo è perduta per sempre, sebbene sia opinione comune che stiamo percorrendo una inevitabile fase transitoria che ci ricondurrà al punto da cui siamo partiti. Quella strada non esiste più e quel punto è un ricordo, forse un sogno così lontano da sfuggire anche alla vista più acuta. E così sono i nuovi limiti: miraggi all'orizzonte, irraggiungibili, così che tutto ciò che può essere pensato, statene certi, succederà fra noi e quell'orizzonte.


Qui la notizia: https://www.reuters.com/legal/government/fda-will-not-require-clinical-trial-data-authorize-redesigned-covid-boosters-2022-06-30/


Giovy Novaro 



Giovy Novaro 

giovedì 16 giugno 2022

Il treno per Kiev

 I tre pagliacci (Draghi, Macron e Scholz) che si sono fatti riprendere nel treno diretto verso Kiev (ma sarà proprio un treno e andrà veramente a Kiev?) danno la perfetta misura di cosa sia il declino di una civiltà. Se il contesto non fosse tragico - con una guerra da cento morti al giorno, uno schock energetico incombente , una crisi alimentare alle porte, eccetera eccetera - verrebbe da riderci sopra. Purtroppo il contesto è tragico e l'attivismo ferroviario dei tre moschettieri europeisti induce solo alla rabbia. Se i tre soggetti sopra menzionati avessero fatto realmente quello che fingono di fare, vale a dire gli interessi dei loro popoli, non ci sarebbe stata nessuna guerra in Ucraina. 


Era  interesse dei popoli italiano, francese e tedesco avere buoni rapporti con la Russia, era loro interesse che l'Ucraina non entrasse  nella NATO nè chiedesse di entrarvi, era loro interesse che l'Ucraina facesse da ponte e non da muro  tra l' Est e l'Ovest. Siccome, però, la corrotta classe politica europea  è stata innalzata al ruolo che ricopre solo in ragione della sua fedeltà alla losca oligarchia globalista, Draghi, Macron e Scholz se ne sono fregati dei loro popoli, hanno chiuso gli occhi quando  bisognava tenerli aperti e a volte hanno addirittura gettato benzina sul fuoco. Per quanto mi riguarda, un solo augurio posso fare a quel treno. Che deragli alla prima curva.


Silvio dalla Torre 

venerdì 10 giugno 2022

Caduta libera con applauso

L’altro giorno la sig.ra Lagarde ha annunciato un ritocco al rialzo dei tassi della BCE, a suo dire per fronteggiare l’inflazione; oggi il panico si è impossessato delle borse europee, lo spread è ai massimi dal 2014, e i titoli bancari sono in profondo rosso. Ora, il punto è: persino la sig.ra Lagarde, nonostante abbia fatto carriera a colpi di performance come quelle epistolari a Sarkozy (“usami come ritieni più opportuno”), persino lei, dicevo, non può ignorare che un’inflazione esogena, cioè dovuta non al surriscaldamento dell’economia (crescita incontrollata dei salari, ecc.), ma ad un incremento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, NON può essere tenuta sotto controllo alzando il tasso di interesse a cui le banche ottengono (e forniscono) capitali. Si tratta di un caso fotocopia della studiatissima crisi petrolifera degli anni ’70, solo che allora si trattava in qualche modo di una sorpresa, mentre adesso stiamo adottando le stesse politiche insensate che sono diventate un caso di scuola. Dopo la batosta subprime e la batosta Covid (entrambi i danni, è bene sottolinearlo, creati da specifiche attività di politica economica: non è il Covid ad aver dichiarato il lockdown, ma i governi occidentali), dopo questi due massacri economici e sociali, l’economia stava appena faticosamente recuperando parte del terreno perso. Ma ecco che con perfetta scelta di tempo i vertici del potere economico europeo, dopo due ganci alle costole sferrano un diretto in piena faccia all’economia che sarebbero chiamati a tutelare, spezzando i legami che ci permettevano di avere energia (Russia) e manifattura (Cina) a prezzi bassi. (Sì, certo, chi potrebbe negare che era assolutamente necessario reagire proprio così; noi mai e poi mai come europei e occidentali potremmo tollerare un’ingiustizia su questo pianeta, non ci sono precedenti: “Orsù prodi raddrizzatori di torti, gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e, costi quel che costi, facciamo la cosa giusta!!”).


Naturalmente un allentamento della dipendenza da Russia e Cina poteva avere perfettamente il suo senso come intervento strategico, di graduale sostituzione delle dipendenze, ma qui non c’è niente del genere: tutta la trascurabile differenza tra lanciarsi con un paracadute o senza. Da ultimo, mentre l’economia europea barcolla (e quella italiana più di tutti), la presidentessa della BCE interviene con un grazioso sgambetto, alzando i tassi e dichiarando finita la stagione del “credito facile”.  (E stendiamo un pietoso velo sugli interventi di greenwashing, che invece di trattare seriamente alcunché sul piano ambientale, pianificano lo smantellamento dell’industria automobilistica europea.) Ora, l’unica cosa che deve essere chiara a tutti è che parlare qui di “errori” o di “valutazioni soggettive” è completamente privo di senso. Questi sanno perfettamente cosa stanno facendo, sanno quali saranno le conseguenze, e per qualche motivo queste conseguenze, per quanto spaventose per il 90% della popolazione, gli stanno perfettamente bene. Se escludiamo come motivazione il sadismo (che però, dopo aver visto all’opera il ministro Speranza, rivaluterei come possibile movente politico), la questione diventa: “A chi giova?” Non è una risposta facile da dare, perché i perdenti in questo scenario sono assai più facili da trovare dei vincenti. E tuttavia azzarderei due linee di risposta.


In primo luogo, questa situazione giova sul piano geopolitico agli Stati Uniti d’America, che in capo ad un decennio si ritrovano un’Europa che da competitore temibile si riduce a cane da compagnia: fornitore di beni industriali intermedi e mercato di sbocco (per le minoranze ancora capaci di comprare), ma totalmente impossibilitata a svolgere più qualunque ruolo autonomo. E in seconda istanza, questa situazione giova sul piano dello schietto potere economico ai grandi detentori di liquidità privata, fondi di investimento e speculativi, che ridurranno sì momentaneamente gli interessi erogati ai propri clienti (sfiga, pagheranno quelli che contano sulla pensione privata), ma che nel medio periodo si approprieranno ulteriormente e massivamente di asset reali, di attività, capannoni, ditte, terreni, immobili, miniere, tutte cose che in questa fase storica consentiranno al capitale liquido (per essenza virtuale, meramente potenziale, di principio fittizio) di scendere in terra e diventare titolo di proprietà inscalfibile. E per metterci il fiocco, se consideriamo che gli hub della finanza mondiale gravitano intorno al mondo anglosassone (New York e Londra), e che lo stesso vale per i maggiori gruppi finanziari (Blackrock, Vanguard, ecc.), possiamo apprezzare come tutto si tenga in modo finanche elegante. E grazie ai servigi di una stampa a libro paga tutto ciò difficilmente arriverà alle coscienze della maggioranza, che continuerà a lodare il polso fermo nella gestione della pandemia e il governo dei competenti e la saggia tecnocrazia europea (“meno male che c’è Draghi, pensa che sarebbe successo se non ci fosse lui a difenderci.”) 


Andrea Zhok

sabato 21 maggio 2022

I risultati di America e nato

 - Rublo ai massimi

- Battaglione Azov azzerato

- Sfondamento linea Ucraina nel Donbass

- Wall Street che ha perso il 25% in 3 mesi

- Economie UE e Usa in grave difficoltà 

- Profughi Ucraini che scappano in ogni dove

- decine di migliaia di morti


Per  ottenere questi eccellenti risultati abbiamo armato un Paese guidato da uno che suona il pianoforte col cazzo. Ora pensate che le condizioni che vorrà imporre la Russia per la pace saranno inferiori a quelle che avrebbe accettato prima della guerra? Siamo guidati da una banda di inetti. Era chiaro nella gestione della pandemia ma con la guerra la cosa è diventata talmente evidente che discuterne sarebbe solo una perdita di tempo. Comprendo chi sostiene la narrazione mainstream per ideologia, interesse o molto banalmente perché non riesce ad accettare che la realtà sia diametralmente opposta a quanto creduto fino ad ora. Li comprendo ma non li giustifico. Non giustifico NESSUNO che volontariamente o involontariamente non difende il mio Paese perché è chiaro a tutti che il Governo sta difendendo interessi che non sono quelli degli Italiani.


Alex Giusti

giovedì 19 maggio 2022

Quarantasette e quarantotto…

Draghi dichiara: "Il Governo ha sempre agito in coerenza con le indicazioni del Parlamento". Nella forma è ineccepibile, poiché questo Parlamento connivente ha votato per 47 volte (morto che parla, cioè esso stesso) una fiducia aprioristica e codarda al Governo. E dove la forma combacia con la sostanza, cadono gli ostacoli a quel dominio del totalitarismo sullo stato di diritto. Del resto se il seme dell'idea di un Regime può essere sotterrato in solitudine, affinché esso si sviluppi necessita della complicità di altri protagonisti: politica, giornalismo, parte della società. Draghi dunque, abile mentitore seriale, dice il vero nel ricordare che il Parlamento legittima il suo operato. Quarantasette fiducie ne sono prova sufficiente (annunciata la numero 48 mentre scrivo). È ciò che si dice "avere le spalle coperte". Il rapporto fra Parlamento e Presidente del consiglio è un matrimonio di interessi che si alimenta di energia generata dal suo stesso esistere. In tante occasioni abbiamo sentito l'espressione "scollamento fra politica e Paese". Ciò che mi preme sottolineare è la volontà di ambo le parti di non porre rimedio a questa voragine creatasi fra i due giocatori.


Mario Draghi è una moda momentanea, come lo furono le scarpe Hogan quando andavo a scuola. I partiti non ripongono in lui una sincera passione (escluso Calenda che ha in casa un altare in suo onore, su cui sacrifica selvaggina), piuttosto sopportano i sogni di gloria e la brama di potere di questo anziano mercante di menzogne pur di poter finire di pagare il mutuo della casa in Sardegna, acquistare il Mercedes dei sogni e garantirsi a vita di essere su una barca diversa rispetto a quelle su cui naviga l'elettore medio, arresosi alla fatalità inoppugnabile della vita. È l'eterna lotta fra caste, dove Covid e guerra fungono soltanto da cornice per una storia sempre uguale a se stessa: chi può arraffa il maggior quantitativo di privilegi e, se avanza tempo, si dedica a questioni morali, senza mai dimenticarsi di mostrare solo tali questioni sui social, sperando che la pesca sia talmente fruttuosa da nascondere il gioco di prestigio.


Giovy Novaro 

Tempeste perfette…

Siamo seduti su di un vulcano che sta per esplodere. Tutto lascia pensare che stiamo andando incontro ad una tempesta perfetta. A parte la guerra, vi sono molti altri motivi di preoccupazione. L’inflazione, dopo essere stata tenuta per anni sotto controllo attraverso una feroce politica di contrazione salariale, si sta ovunque approssimando al 10%. Con la pandemia e le politiche di sussidi generalizzati da essa provocate, il debito degli stati è raddoppiato. Il minacciato blocco delle importazioni dalla Russia provocherà uno shock energetico e forse alimentare, con l’aumento, solo in parte già scontato, del prezzo del petrolio, del gas, del grano, dei fertilizzanti agricoli.

In questa situazione da ultima spiaggia non si capisce cosa le classi dirigenti abbiano intenzione di tirar fuori dal cilindro. In condizioni normali le banche centrali si sarebbero affrettate ad alzare i tassi. Questo provvedimento, però, avrebbe effetti deleteri sul debito degli stati. In poche parole, l’aumento, anche solo di pochi punti, del tasso di sconto e la fine del quantitative easing rischiano di provocare la bancarotta di molti paesi del terzo mondo e di alcuni di quello industrializzato (l’Italia è il primo fra questi). Gli effetti sull’economia globale sarebbero catastrofici.

Come non bastasse, l’Europa e gli Stati Uniti stanno vivendo una crisi culturale senza precedenti. L’ideologia ufficiale delle cosiddette libere democrazie è una perversa clonazione di liberismo economico iper capitalista e di valori politicamente corretti “di sinistra”, imposti in modo sempre più invasivo e intollerante  nei mezzi di comunicazione, nel cinema, nella scuola. L’elite al comando promuove la distruzione della famiglia, la cancellazione di ogni identità nazionale e regionale, l’omologazione delle culture particolari, la censura preventiva su ogni idea eterodossa, la diminuzione della popolazione mondiale e l’immigrazionismo selvaggio (che è cosa, va da sé,  ben diversa dal rispetto e dalla tutela dei cittadini e dei lavoratori di origine straniera). In pratica si punta ad una rivoluzione culturale che ponga fine alla civiltà occidentale per come l’abbiamo conosciuta finora. Di fronte a tutto questo è difficile prevedere cosa verrà imposto a popoli sempre più spaesati e privi di bussola. La cosa al momento più probabile è che si pensi di affrontare la crisi attraverso una enorme distruzione di ricchezza: un crollo dei valori azionari e immobiliari senza precedenti. In ogni caso, la militarizzazione spinta della società, iniziata con la scusa della pandemia, sembra destinata a continuare.


Silvio dalla Torre 

domenica 8 maggio 2022

Zuckerberg, Draghi e Colao

Due giorni fa il presidente del consiglio Draghi, il ministro dell'Innovazione Tecnologica Colao e il sig. Mark Zuckerberg si sono incontrati per discutere di "Metaverso". Siamo certi che, oltre ad alcune istruzioni cortesemente fornite a Draghi sul corretto utilizzo degli emoticon, non si siano detti nulla di rilevante, nulla di cui l'opinione pubblica dovrebbe occuparsi e discutere. Dobbiamo lasciarli lavorare, perché qualunque cosa facciano, lo fanno per il nostro bene. Incidentalmente segnalo che la questione più cruciale all'ordine del giorno negli odierni processi di digitalizzazione è la strutturazione di tutti i sistemi, pubblici e privati, con sistemi "cloud", dove l'utente finale, che sia cittadino o amministrazione, ottiene semplicemente un "servizio" la cui elaborazione viene consegnata in remoto a e da un singolo erogatore centrale di servizi (e.g.: l'azienda di Zuckerberg).


Una volta che questo processo sia andato pienamente in porto, ogni sistema di comunicazione, ogni archivio e database (es: casellari giudiziari e atti processuali), ogni software per leggere i nostri documenti, ogni transazione commerciale e finanziaria, insomma la totalità di ciò che conferisce potere nel mondo contemporaneo sarà letteralmente nelle mani di un erogatore di servizi centralizzato e remoto. Una bella fortuna che a giocare questo ruolo siano cavalieri dell'ideale come Zuckerberg, che sappiamo avere a cuore il perseguimento del giusto e del vero. Figuriamoci se qualcosa del genere capitasse nelle mani, chessoio, del Deep State americano. Avremmo a che fare con il primo impero assoluto, incontrastato e incontrastabile, capace di spegnere e accendere ogni singolo agente, individuale o collettivo, in tutta la parte del pianeta sotto la propria ala. Ma lasciamo questi pensieri oscuri, questo ciarpame da complottisti, e nutriamoci delle ultime affidabili e certificate news del gruppo Gedi o, che è lo stesso, dell'ufficio stampa Nato.


Andrea Zhok

martedì 5 aprile 2022

Meschini e scettici!

Guardate che vi vedo, eh! Voi siete quei personaggi meschini che anche di fronte alle immagini dei massacri state lì, titubanti e perplessi, con il sopracciglio alzato e l’espressione dubbiosa.Voi siete quelli che non credono più a nulla di quello che scientemente viene propinato con maestria sopraffina. Vergognatevi! Siete quei fastidiosi saccenti a cui non basta la didascalica narrazione del presente: c’è un aggredito e un aggressore e non c’è altro da sapere. No, con il ditino alzato vi interrogate pedantemente sul passato e, addirittura, sul futuro della storia. Ma a che serve? Per caso da piccoli, quando vi raccontavano le favole, volevate sapere chi era stato il principe azzurro prima di divenire tale? Che fine aveva fatto Biancaneve dopo essere convolata a nozze? No! Vi bastava sapere che alla fine vivevano tutti felici, fluidi, contenti ed ecocompatibili. 


Cosa vi è successo nel crescere? Quali traumi avete subito per trasformarvi in siffatti esseri immondi e cinici? Avete cominciato da subito a rompere le palle non credendo addirittura che la Russia stesse bombardando le centrali nucleari. “Ma come è possibile”, chiedevate, “che poi riescano a direzionare la nube radioattiva evitando che finisca sulla loro stessa nazione? gnè, gnè, gnè…” Era chiaro che erano in possesso di una ventola mastodontica e che avevano schierato l’intera armata rossa a soffiare controvento! Ma voi, niente! Caparbi e ostinati ci avete impedito di allestire immediatamente la no fly zone che a quest’ora avrebbe messo fine… a tutto. E della fashion blogger, testimone del bombardamento all’ospedale pediatrico, ne vogliamo parlare? Lì avete mostrato il peggio di voi. “E’ una messa in scena, è una mistificazione…gnè, gnè, gnè”. Come vi siete sentiti quando poi avete saputo della sua morte? Avvoltoi che non siete altr…. Cosa? Ah! non è morta? Era un'altra quella morta? Ah! è viva sta bene e adesso dichiara che non sono stati i russi a bombardare l’ospedale? Dice anche che l’ospedale era stato occupato dall’esercito ucraino? 


Evvabè, è in mano ai russi, poverina, cosa dovrebbe dire? Si sa che lì operano come la Gestapo. Sono dei nazisti! ... ah no, aspè, i nazisti stanno da un'altra parte... Mi state a far confondere pure a me. Maledetti! Pure sul mediatore mortalmente avvelenato dai russi avete avuto a che dire! “Ma se è stato avvelenato, come è mai possibile che il giorno dopo stava in Turchia a presiedere i negoziati? gnè, gnè, gnè… Ma non sapete che esistono i sosia? Ogni personaggio pubblico ce l’ha! Figuratevi che anche noi ne stiamo cercando uno per Di Maio. E ci riusciremo, anche se finora nessuno dei soggetti selezionati è risultato idoneo... d'altronde pensate sia facile trovare un soggetto con lo stesso quoziente intellettivo? Provateci voi che fate tanto i maestrini! E finitela una buona volta di sostenere che la stragrande maggioranza degli italiani è contraria alle politiche belliche del nostro invidiato governo. I sondaggi sono sbagliati! Sono mal posti. E’ riduttivo porre domande del tipo: lei è d’accordo con questo? E’ d’accordo con quest’altro? Troppo semplicistico. Ora ne stiamo approntando altri con formule del tipo: lei è d’accordo ad essere in disaccordo con chi è d’accordo? E vedrete che finalmente la verità verrà fuori.


E infine piantatela di cacarvi sotto per la paura della terza guerra mondiale! Che palle! Ma, poi, se anche fosse, che sarà mai? Non avete sentito Luttwak? “Gli uomini amano la guerra e le donne amano i guerrieri”. Per cui, fatecela fare sta guerra, così finalmente anche noi potremo provare i piaceri del sesso e abbandonare yuoporn. Eh, ma vi vedo, sai? State lì a credere nei complotti, negli intrighi e nelle macchinazioni. Ma ormai avete le ore contate. Eh sì, perché quando, finalmente, tutte le mistificazioni e i complotti diverranno realtà, allora non avrete più nulla in cui credere…


Salvino Paternò

lunedì 28 marzo 2022

Draghi l’ammazzaitaliani

Non capisco questo clamore per i toni pirotecnici di Biden che hanno fatto storcere il musino perfino ai guerrafondai trincerati dietro al divano, con l’elmetto in testa, la Stampa tra i denti ed il telecomando della tv nella fondina. Io, invece, al netto della tontolaggine senile, il tono di Biden lo comprendo benissimo. È palese che in realtà quella in atto è una guerra tra Russia e America, per interposta nazione. Ed è una guerra iniziata tanto tempo fa. Lo stesso presidente americano nella sua incontinenza verbale non ha fatto mistero di inviare da oltre 10 anni armi all’Ucraina del valore di oltre 5 miliardi di dollari… altro che la ferraglia che spediamo noi. Abbiamo scoperto che da anni l’Ucraina, equipaggiata ed addestrata dalla Nato, partecipa alle esercitazioni belliche congiunte. Sappiamo dell’installazione americana in terra ucraina di 4000 laboratori di microbiologia. Ed è palese che la ferrea resistenza è frutto dell’attività di intelligence statunitense che si prodiga alacremente inviando ai combattenti immagini satellitari, scansioni radar e intercettazioni delle truppe russe. Cos’altro c’è da sapere e da capire? L’America–Dem si sente in guerra e, con il culo al caldo, parla e si comporta di conseguenza. Più che guardare la pagliuzza nell'occhio lattiginoso di Biden, dovremmo invece prestare attenzione alla trave che punta decisa alle nostre terga italiche.


Eh sì, perché non è il tono di Biden ad essere stonato, bensì quello arcigno e apparentemente suicida di Draghi che, in modalità Rambo, fa di tutto per mostrarsi il più "falco" degli europei. Ha prontamente dichiarato lo "stato di emergenza" (non l’hanno fatto neppure i Paesi limitrofi), senza alcuna titubanza impone sanzioni economiche alla Russia (malgrado noi siamo i primi a rimetterci), con estrema determinazione dispone l’invio di armi, paventa razionamenti e sacrifici, preannuncia un’economia di guerra e va a testa bassa allo scontro con la diplomazia russa. Quando Macron e finanche Borrel hanno contestato le parole dal sen fuggite di Biden, lui non solo non ha detto mezza parola, ma ha addirittura difeso l’infausto giornalista de la Stampa che sobriamente auspicava l’omicidio di Putin. E ora sto banchiere alle grandi manovre vuole impegnare il 2% del PIL per aumentare le spese militari. E tutto ciò mentre il PNR è saltato, l’inflazione è al 10%, i prezzi aumentano, le bollette sono alle stelle, le imprese chiudono e 100milioni di cittadini sono a rischio povertà.


E allora dovremmo chiederci: ma a cosa mira veramente Draghi? Non mi pare che dietro quel freddo sguardo rettiliano si nasconda uno scamiciato passionario dai profondi valori umani che, per difendere valori e ideali, in nome della solidarietà, si lancia nella pugna anche a costo di distruggere il proprio paese. Dove vuole andare a parare?  In nome di chi e cosa ha stabilito che questa guerra dovesse diventare la nostra guerra? Forse questa nuova emergenza serve a coprire le disastrose conseguenze di scelte scellerate anti pandemiche? O, peggio, come si vocifera, fallita la missione quirinale, nelle sue mire adesso c'è il posto di Segretario Generale della Nato che si libererà proprio quando in Italia (FORSE) si andrà a votare? Poniamocele queste domande, perché ne va del nostro futuro e di quello dei nostri figli. Poniamocele anche a rischio di essere etichettati “figli di Putin”. Perché è meglio essere figli di Putin che orfani dell’intelligenza.


Salvino Paternò 

martedì 22 marzo 2022

I crimini di Draghi

RISPOSTE AL DISCORSO DI DRAGHI


Mi piacerebbe tantissimo poter rispondere personalmente al presidente Draghi rispetto al suo discorso di stamattina in parlamento. Se ne avessi la possibilità, questo è quello che gli direi.


[Draghi] “A nome del Governo e mio personale, voglio ringraziare il Presidente Zelensky per la sua straordinaria testimonianza. Dall’inizio della guerra, l’Italia ha ammirato il coraggio, la determinazione, il patriottismo del Presidente Zelensky e dei cittadini ucraini.“


Io non ho ammirato nulla di tutto ciò. Ho invece rilevato una profonda ingenuità nel presidente Zelensky, che si è fatto usare dagli americani per fare da esca all’invasione russa, mettendo inutilmente a repentaglio la sicurezza e le vite dei suoi concittadini. Invasione chiaramente voluta e provocata da Washington, che prima ha incoraggiato Zelensky a rifiutare ogni compromesso con Mosca, e ora lo ha sostanzialmente abbandonato al proprio destino. Come fanno sempre gli americani, d’altronde: basterebbe conoscere un pò di storia per sapere come si sarebbero comportati anche in questo caso.


[Draghi] “L’arroganza del Governo russo si è scontrata con la dignità del popolo ucraino, che è riuscito a frenare le mire espansionistiche di Mosca e a imporre costi altissimi all’esercito invasore.”


Non ci sono mai state “mire espansionistiche” da parte di Mosca, se non nella nauseabonda propaganda dell’Occidente. Putin ha sempre detto chiaramente che interveniva solo a) per difendere i russofoni del Donbass, massacrati dai nazisti di Kiev e b) per impedire un futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato.


[Draghi] “La resistenza di Mariupol, Kharkiv, Odessa – e di tutti i luoghi su cui si abbatte la ferocia del Presidente Putin – è eroica. Oggi l’Ucraina non difende soltanto se stessa. Difende la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza.”


Nuovamente, stucchevole retorica basata sul nulla. Putin non ha mai minacciato “la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza”, ha solo chiesto garanzie per il SUO paese. Questa retorica della “minaccia alla nostra libertà” serve solo da foglia di fico per coprire delle scelte altrimenti indifendibili.


[Draghi] “Difende quell’ordine multilaterale basato sulle regole e sui diritti che abbiamo faticosamente costruito dal dopoguerra in poi.”


Quell’ordine multilaterale prevedeva, dal 1991, la non-espansione a est della NATO, al di là dell’incorporazione della Germania Est nel blocco occidentale. Siamo stati noi occidentali a tradire per primi quei patti, cedendo progressivamente alla politica di accerchiamento americana verso la Russia, messa in atto proprio tramite la NATO. Invocare oggi un ordine multilaterale, quando si è i primi ad averlo demolito, non è indice di grande saggezza.


[Draghi] “L’Italia vi è profondamente grata.”


Parli per sè Presidente. Io con i nazisti ucraini ho ben poco da spartire. So bene quello che hanno fatto ai loro concittadini russofoni dal 2014 in poi.


[Draghi] “Perché davanti all’inciviltà l’Italia non intende girarsi dall’altra parte.”


A quanto pare si è girata dall’altra parte negli ultimi 8 anni, quando appunto i russofoni ucraini venivano massacrati dall’esercito di Kiev, nel silenzio totale dei media asserviti a Washington. I due pesi e due misure, Presidente, davvero non li vede?


[Draghi] “Il Governo e il Parlamento sono in prima fila nel sostegno all’Ucraina.”


Fanno molto male a farlo. Una posizione più equidistante sarebbe stata certo più saggia per noi. Saranno infatti QUESTO GOVERNO e QUESTO PARLAMENTO ad essere ritenuti responsabili, in futuro, per qualunque conseguenza negativa che debba abbattersi sull’Italia da parte della Russia. Stupisce inoltre che un presidente del consiglio non abbia ripreso il suo ministro degli esteri, quando si è permesso di dare pubblicamente dell’”animale” ad un leader straniero come Putin. Il ministro degli esteri se lo è scelto lei, signor Presidente, quindi lei è corresponsabile di quello che dice e quello che fa.


[Draghi] “Sin da subito, abbiamo offerto aiuti finanziari e umanitari e abbiamo risposto, insieme ai partner europei, alle richieste del Governo ucraino di assistenza per difendersi dall’invasione russa.”


L’assistenza per difendersi è un giro di parole ipocrita per non dire “invio di armamenti”. Inoltre, se è vero che è giusto mandare armi ad un popolo invaso che si difende, perchè non mandiamo armi anche ai palestinesi, che da 60 anni cercano di difendere il loro paese invaso da Israele?


[Draghi] “Siamo pronti a fare ancora di più.”


Errare humanum est …


[Draghi] “Davanti alla Russia che ci voleva divisi, ci siamo mostrati uniti – come Unione Europea e come Alleanza Atlantica.”


Veramente quelli che ci vogliono divisi sono gli Stati Uniti, che da sempre temono una forte unione fra Europa (Germania soprattutto) e Russia, e da sempre hanno fatto di tutto per tenerci separati. Riuscendoci, finalmente, in questa recente occasione.


[Draghi] “Finora, queste sanzioni hanno colpito duramente l’economia e i mercati finanziari della Russia, e i patrimoni personali delle persone più vicine al Presidente Putin. In Italia abbiamo congelato beni per oltre ottocento milioni di euro agli oligarchi colpiti dai provvedimenti dell’Unione Europea.”


L’idea di colpire i beni di privati cittadini, che fino a prova contraria non hanno violato alcuna legge, è un arbitrio inaccettabile per uno stato che vuole definirsi di diritto. Vantarsene poi pubblicamente significa rivelare che intimamente si è convinti che questo sia una cosa legittima e giusta. Io personalmente mi vergogno di avere un presidente del consiglio che non rispetta lo stato di diritto e ritiene una tale azione accettabile.


[Draghi] “Siamo anche impegnati per diversificare le nostre fonti di approvigionamento energetico, così da superare in tempi molto rapidi la nostra dipendenza dalla Russia.”


Tanti auguri per i tempi “molto rapidi”. Nel frattempo immagino che gli aumenti dei costi energetici ce li pagherà lei, signor Presidente?


[Draghi] “Allo stesso tempo, vogliamo disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell’Ucraina all’Europa. Nelle scorse settimane è stato sottolineato come il processo di ingresso nell’Unione Europea sia lungo, fatto di riforme necessarie a garantire un’integrazione funzionante. Voglio dire al Presidente Zelensky che l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea.”


Ciò che l’Italia vuole è irrilevante. Lei sa benissimo che queste scelte vengono fatte in altre sedi, e che comportano strategie geopolitiche che vanno bel oltre i desideri di una nazione come la nostra. L’Italia non conta assoutamente nulla in questo caso, e venire a vendere ai propri concittadini una presunta rilevanza nella facceda è pura demagogia.


[Draghi] “Quando l’orrore e la violenza sembrano avere il sopravvento, proprio allora dobbiamo difendere i diritti umani e civili, i valori democratici.”


Again, dov’era il nostro Presidente negli ultimi 8 anni di massacri nazisti in Donbass?


[Draghi] “L’Ucraina ha il diritto di essere sicura, libera, democratica.”


Nessuno le ha mai negato questo diritto. Se l’Ucraina si fosse impegnata a non entrare nella NATO, come richiesto fino a un mese fa dalla Russia (ma osteggiato apertamente dagli americani), oggi sarebbe un paese libero e indipendente, e questa guerra probabilmente non ci sarebbe mai stata.


Veda lei di chi sono veramente le responsabilità di questa guerra.


Massimo Mazzucco 

domenica 20 marzo 2022

In guerra…

A proposito della nostra vantata democrazia, sapete chi attualmente ascolta la volontà della maggioranza degli italiani sul conflitto in Ucraina? Una ceppa di nessuno! Governo e parlamento, fregandosene altamente della nostra opinione, hanno di fatto già deciso di spedirci al fronte con elmetto e mascherina, proiettandoci brutalmente in un futuro prossimo di lacrime, sangue e miseria… la nostra, non certo la loro. Eh sì, perché nonostante il collaudato lavaggio mediatico del cervello, i primi sondaggi, timidamente effettuati e carbonarescamente diffusi, rivelano che la maggioranza dei cittadini, seppur giustamente ostile all’invasione russa e favorevole alle sanzioni economiche, è NETTAMENTE CONTRARIA all’invio delle armi e a qualsiasi intervento della Nato. Cari signori del mainstream, pigliatevela in saccoccia! Questa notizia da un lato rinfranca il mio cuoricino, rivelando l’inefficacia dell’assiduo impegno giornalistico (teso non ad informare lo spettatore ma a convincerlo che lo sta informando), dall’altro, la consapevolezza che non c’è una forza politica degna di tale nome in grado di rappresentarci, mi getta nello sconforto.


E dire che le stanno provando tutte per convincerci a marciare nella guerra di tutte le guerre, nell’epilogo planetario che finalmente porrà fine alla contrapposizione tra le diverse visioni della vita e del mondo, che sparerà cannonate di democrazia e alla fine sancirà, con una sofferta ma radiante vittoria, l’egemonia della nostra etica, indiscutibilmente migliore, indubbiamente superiore. Quel conflitto che figurativamente contrappone un folle e bestiale judoka ad un eroico comico sui tacchi a spillo che suona il pianoforte con il pisello. Dei biechi oligarchi russi a dei magnati filantropi occidentali del peso di Soros o Bill Gates. Dei circoli di potere autarchici al circolo della bocciofila del Gruppo Bilderberg. Come non schierarsi con i giusti, con gli illuminati? Eppure il popolaccio stranamente resiste… Com’è mai possibile? Erano certi che gli anni della pandemia avessero finalmente debellato il pensiero critico, ridotto il livello di attenzione e atrofizzato il cervello. Pensavano che, dopo averci resi incapaci di articolare pensieri complessi, ci avrebbero convinto con formule elementari del tipo: “non si può essere equidistantinon è il momento di pensare alle cause del conflitto mentre muoiono tanti innocenti”. E, invece, i sudditi hanno dimostrato che l’inevitabile equidistanza tra chi subisce un violento attacco e chi lo sferra non implica automaticamente l’equidistanza con chi quel conflitto l’ha provocato, sfruttato e cinicamente gestito.


I sudditi hanno anche compreso che non voler analizzare le cause del conflitto significa non avere la minima intenzione di farlo cessare, perché nessun problema si risolve se non si risale alla sua origine. Inoltre, la conoscenza delle cause ti fa anche vedere chiaramente chi oggi punta veramente ad una risoluzione pacifica e chi, invece, ha tutto l'interesse ad una cataclismatica escalation. Ti fa comprendere che i primi a non aver alcun rispetto delle vittime sono proprio coloro che, nel momento in cui si tentano i primi timidi passi verso un compromesso di pace, alzano i toni e ingiuriano sguaiatamente. E, infine, ti fa chiedere: quante vite si sarebbero salvate se l’Europa, invece di farsi coinvolgere allineandosi ai guerrafondai, fosse riuscita, con un’opera di mediazione, ad indurre le parti a più miti consigli ottenendo un cessate il fuoco? La risposta delle masse ai sondaggi ci dona un po’ di speranza e dimostra quanto sia stato inefficace averle indotte a formarsi opinioni preconfezionate sulla scia della logica dello spettacolo. Quella logica che mette in scena il fantasmagorico circo di illusionisti dove se i morti non sono sufficienti, se ne inventano di altri; dove si mostrano eccidi commessi da un esercito, facendoli passare per crimini di guerra ad opera dell’altro esercito; dove si fa credere che si sia bombardata una centrale nucleare come se poi si fosse in grado di dirigere telepaticamente la nube radioattiva solo in una direzione. That's All Folks!


Non sono servite neanche le piroette acrobatiche di alcuni saltimbanchi del pensiero unico che, tentando di contrapporre il pacifismo di sinistra a quello di destra, hanno cercato di azionare la leva ideologica. E, allora, dato che i sondaggi dimostrano che la logica ancora alberga nei cervello dei più, dobbiamo fare di tutto per opporci con tutte le forze a chi vuole trascinarci verso la catastrofe. Mai come ora è necessario resistere al pressing di regime e urlare il nostro NO! Combattere per il diritto di essere contro. Non lasciamoci irretire da questi scemi di guerra… in tempo di pace


Salvino Paternò

Contro gli italiani

Il nuovo affronto del Governo agli italiani: via libera spesa record per le armi, briciole alla sanità. Un paese che sia governato da persone che pensano di guidarlo dovrebbe avere il tema della previsione al centro dell’iniziativa politica. Una situazione come quella odierna, con una guerra che può in breve tempo diventare mondiale, una situazione dopo una pandemia e l’uso politico di questa pandemia, necessiterebbe un governo che pensasse a prevedere quello che può accadere per i destini della nostra nazione. Ho l’impressione che il c.d. governo dei migliori, il governo Draghi, non abbia assolutamente definito ciò che vuole fare, non c’è previsione. Basti pensare alla vicenda dei carburanti e l’aumento speculativo. Gli aumenti sono stati soltanto frutto della speculazione. Gli aumenti falcidiano il settore dell’autotrasporto italiano e arrivano a colpire tutta la popolazione. Il Ministro Cingolani ha parlato di una truffa senza precedenti. Si è parlato di truffa colossale ma cosa fa il governo del Paese? Non lo aveva previsto? Stanziate cifre irrisorie e con un effetto temporale assolutamente privo di previsione. Non si prevede cosa può accadere nel mondo del lavoro, solo in Lombardia 370 aziende hanno chiuso i battenti e quante sono le micro-imprese, le imprese che non hanno retto alla pandemia e sono oggi di fatto chiuse.


Quanti sono i lavoratori che sono in pericolo come posto di lavoro? Sono decine di migliaia, la previsione non c’è. Non c’è previsione neanche rispetto al tema energetico e dal punto di vista dei flussi migratori. Questi poveri profughi ucraini quanti saranno? Si parla di 700 mila o anche un 1 milione. Questo vuol dire adottare misure per i trasporti, per l’istruzione e l’abitazione.


Quanto costa al nostro paese? Viene fatta una previsione? L’Europa è totalmente assente. Se pensiamo che il tema sanitario, quello su cui il governo doveva investire, prevede un aumento delle spese che arrivano dal PNRR di 19 miliardi in 6 anni ma e paragonata alla rapidità con cui si sono decisi gli aumenti delle spese militari di ben 13 miliardi l’anno per il nostro Paese, è evidente l’idea di un governo che sta dentro il pensiero unico ma che rispetto agli interessi del popolo italiano non prevede nulla. Forse perché questo governo è stato messo appositamente non per prevedere ma per liquidare il nostro Paese. 


Marco Rizzo

domenica 13 marzo 2022

Il governo dei migliori

Mentre in Ukraina c’era una crisi umanitaria che perdurava da 8 anni e l’intervento russo ha cercato di dare una risoluzione perentoria di quella che era diventata una “guerra di bassa intensità”, in Italia c’è una guerra civile da diversi anni, ben prima della pandemia, che si svolge attraverso le scatole cinesi dell’austerità e dell’emergenzialismo e che non promette soluzioni a breve termine, e nemmeno offre la vaga idea di chi ci aiuterà. Abituati ai comportamenti recidivi del governo, poco ci ha sorpreso che Draghi sia stato l’unico in tutta l’Europa a usare l’attuale crisi in Ukraina come occasione per dichiarare lo stato d’emergenza nazionale fino alla fine dell’anno, con cui è stato aperto un nuovo grande scatolone nella piramide delle scatole cinesi dell’austerità. 


Per fortuna i piani dell’agenda Draghi non sempre filano lisci e concedono qualche lieve rallentamento, come è accaduto con la riforma del catasto. Per la prima volta i partiti del centro destra votano contro un provvedimento del governo Draghi, purtroppo senza creare la crisi del governo, come prevedeva una narrazione troppo ottimista. Tuttavia, è già consolatorio sapere che una parte dei parlamentari abbia manifestato una certa sensibilità verso gli interessi diffusi degli italiani. La prima casa è il principale ammortizzatore sociale per le famiglie italiane, una fonte di senso di sicurezza. Colpirla in un periodo di incertezza globale e di recessione economica sarebbe stata una misura destabilizzante, un atto di guerra civile. In realtà la riforma del catasto non era nemmeno un’idea di Draghi, ma un punto del programma del FMI per l’Italia, perché il Bel paese è il posto prediletto da cui partono gli input degli organismi sovranazionali. Ancora nel 2017 il FMI dava al governo la sua ricetta di riformare il catasto e tassare la prima casa per recuperare un mezzo punto di Pil. Ma aver ottenuto questo piccolo inceppo legislativo purtroppo non significa far venire meno il piano della spoliazione del ceto medio dai suoi risparmi, tutt’altro.


La tenuta sociale ed economica del paese rischia di essere erosa anche dall’Autonomia differenziata, che porterà a un’ulteriore contrapposizione tra Nord e Sud - un altro focolaio di separatismo, simile a quello ucraino. Solo che il Sud italiano non avrà una Russia verso cui tendere e a cui appellarsi. Il Sud Italia è storicamente e strutturalmente precariezzato e sotto finanziato, in piena denatalità da 40 anni, a causa della consistente migrazione di giovani laureati e lavoratori al Nord e all’estero. Similmente a quanto accade in Ukraina (forse più in quella dell’est che in quella dell’ovest), l’oligarchia meridionale controlla il territorio con avarizia intenzionale, in modo da non permettere alcun sviluppo economico, bloccando perfino i fondi dei programmi europei già stanziati. Le mafie, così come le organizzazioni estremiste para-militari in Ukraina, fanno parte delle forme di gestione eterodiretta e a basso costo dei territori colonizzati. Da notare come il ceto politico/affaristico meridionale non si oppone all’Autonomia differenziata, forse perché, esportando le mafie al Nord, potrà partecipare al business delle Regioni ricche a parità con le cosche d’affari locali.


A questo punto è giusto chiedersi se la nuova emergenza dichiarata da Draghi non servisse anche per impedire le elezioni parlamentari. Nei paesi autoritari e in quelli naif si fanno dei brogli elettorali, ma Italia potrà stupire il mondo abolendo tout court le elezioni, anche perché sono gli stessi partiti a essere dei brogli elettorali. Mentre il M5S è oramai un non-partito che voterebbe qualsiasi fandonia pur di mantenersi le poltrone a vita (e meno male che c’era il limite dei 2 mandati), il PD non ha nemmeno preoccupazioni elettorali, in quanto riesce a governare anche quando perde e la sua presenza nei prossimi governi sarà sempre garantita dall’ombrello dei super poteri del Presidente della Repubblica. Il PD ha dalla sua parte anche il politicamente corretto, in modo da far passare la micidiale pressione fiscale sul ceto medio come lotta all’evasione fiscale. La linea del PD è quella di stare sempre dalla parte del più forte, ma dall’alto di un insopportabile moralismo catechista. A sua volta, la Forza Italia in salsa europeista ha rinunciato alle prospettive elettorali per diventare un PD di complemento, mentre la Lega è sempre più un comitato d’affari che un partito, alleata al PD nel volere l’Autonomia differenziata (oggi si dice anche Autonomia rafforzata, come il Green pass), che dovrebbe essere il suo avversario principale. Bisogna riconoscere che, così come sono stati concordanti contro la riforma del catasto, i partiti di destra sono altrettanto compatti nella loro metamorfosi verso la russofobia e l’anti-putinismo d’oltranza, uniti unanimemente agli altri partiti nella retorica pacifista/interventista a sostegno del regime ultra-nazionalista di Ukraina. In caso di emergenza i partiti ci guadagnano sempre, già solo grazie all’esonero da ogni responsabilità politica per gli eventuali disastri che riescono a provocare.


Cosa dire invece del Green pass – lo strumento principale di guerra civile, una scatola cinese senza fondo. Dopo essere nato con una falsa giustificazione sanitaria (in realtà come mezzo di discriminazione ed estorsione del consenso vaccinale), il Green pass, che è rimasto vigente solo in Italia, dovrebbe tornare utile come strumento di razionamento energetico, una specie di tessera annonaria per controllare i consumi di gas ed elettricità (alcuni Vip hanno già iniziato a dare esempio e a suscitare adesione). Visto che l’emergenza sarà non solo energetica ma anche alimentare, prima o poi il Green pass si renderà utile al razionamento di pane, pasta e altri beni di prima necessità. Senz’altro il governo Draghi riuscirà a rendere razionabile anche l’aria che si respira, come è riuscito con il gas, eppure il gas è una delle risorse più abbondanti in natura, e non solo sul territorio russo, ma la strategia dei governi italiani è stata abile a creare austerità anche in questo settore. 


Tra l’altro non siamo neppure sicuri che le forniture di gas russo siano cessate davvero. Ma l’enfasi dell’emergenza, recitata da media e politici, ancora una volta segnala che il vero bersaglio è la popolazione, da sottoporre ad ogni sorta di vessazione, oltre che alla costante guerra psicologica del terrore. In realtà gli assurdi prezzi dei carburanti di oggi sono spinti da strategie atlantiche più che dagli eventi in Ukraina. Alla fine ci si accorgerà che anche il razionamento sarà diventato fonte di business, e che dopo i tamponi perfino l’imminente pericolo atomico potrà fare la fortuna delle farmacie, visto la domanda crescente di certe sostanze. Parlando seriamente, l’Italia è l’unico paese in cui il governo ha posto il segreto di massimo livello sul Decreto per la fornitura di armi all’Ukraina, segno che c’è qualche grosso interesse affaristico da celare. Pur non essendo parte diretta del conflitto e pur potendosi dichiarare neutra, Italia è il paese che ha dimostrato più degli altri un’incosciente frenesia di interventismo militare, ma oltre tutto è il paese la cui propaganda anti-russa è stata di gran lunga la più accanita e la più spettacolarizzata, con abbondante uso di disinformazione e fake news, da far invidia perfino al presidente ucraino e il suo entourage.


Un giorno bisognerà spiegare ai russi come funziona l’Italia, che i politici nostrani non odiano veramente Putin, visto che quasi tutti lo adoravano fino a poco tempo fa, e che nemmeno l’imbranatissimo ministro degli esteri ce l’ha con lui, ma che l’anti-putinismo viene usato come l’ennesima scatola cinese, per dare la caccia agli “amici di Putin” di casa nostra, cioè depotenziare certe correnti di esperti e intellettuali (nello stesso modo in cui sono stati “deselezionati” medici e scienziati durante la pandemia) e impoverire la numerosa schiera di imprenditori che esportava il “made in Italy” principalmente in Russia, e non per ultimo per americanizzare definitivamente l’ENI. In Italia la politica estera è tutta in funzione della guerra civile interna, espressione del famoso auto-odio che pochi altri paesi possono vantare. La ludica superficialità con cui il governo Draghi sta affrontando una delle crisi internazionali più gravi di tutti i tempi si spiega proprio con quel voler esagerare da parte di politici e oligarchi di chi abbia più a cuore l’Euro-atlantismo: una gara grottesca di servilismo e di fedeltà agli USA, NATO e Bruxelles. Solo che nella colonia perfetta ciò potrebbe non bastare, per cui non è escluso che, pur di mantenere un clima emergenziale, i servizi segreti italiani non ricorrano a veri e propri atti terroristici, come negli anni ’60 e ’70. Nella guerra fredda che si sta prospettando, Italia è pronta a dare il peggior spettacolo di sé.


Zory Petzova

sabato 12 marzo 2022

Le guerre di sinistra

La sinistra italiana ha appoggiato, sia direttamente, sia nella forma più ipocrita della mancata opposizione, tutte le guerre americane degli ultimi trenta anni. Tutte. La prima guerra del golfo, quando l’allora “comunista” Giorgio Napolitano diede il suo sostegno all’attacco all’Iraq, manifestandosi in tal modo come uno degli esponenti di punta dell’atlantismo ( l’unica cosa che rimane incerta è se queste posizioni risalgano agli anni Settanta, Sessanta, Cinquanta o Quaranta). La guerra contro la Yugoslavia, quando Massimo D’Alema, in qualità di presidente del Consiglio, fece partecipare l’Italia all’intervento cosiddetto umanitario che portò al vergognoso bombardamento di Belgrado. Le guerre contro l’Afghanistan e contro l'Iraq, quando Piero Fassino fece propria la retorica post 11 settembre legittimando il diritto all’aggressione degli Stati Uniti. La bieca guerra contro la Libia, quando lo specialista di figurine di calcio Panini Valter Veltroni e l’immancabile Napolitano reclamarono l’intervento della NATO per fermare il feroce dittatore Gheddafi. A tutto questo si aggiungono le guerre fatte per via di mercenari prezzolati, come quella contro la Siria, e decine di rivoluzioni colorate (In Georgia, in Ucraina, in Moldavia, in vari paesi africani ed asiatici). Queste iniziative, motivate sulla base di bugie grossolane ( armi di distruzione di massa inesistenti, genocidi inventati, repressioni mai avvenute), hanno provocato milioni di morti e tutte, senza eccezione alcuna, sono state, ribadisco, appoggiate dalla sinistra italiana. La quale sinistra oggi si ritrova unita sotto le bandiere dell'isteria antirussa. Dopo che da sette anni viene ignorato lo stillicidio di morti civili del Donbass, alcuni riscoprono il pacifismo, altri invocano​ una lotta di liberazione, richiamandosi ai valori della resistenza. Le responsabilità del conflitto, del resto, sono già state attribuite. E’ colpa di Putin. Poco importa che l’entrata dell’Ucrina nella NATO, con l'inevitabile installazione di missili nucleari capaci di raggiungere Mosca in un minuto e mezzo, sarebbe stata l’equivalente di una dichiarazione di guerra; che la Russia, diversamente dagli Stati Uniti,​ intervenga in un paese che si trova ai suoi confini e non a migliaia di chilometri da essi; che l’Ucraina sia popolata,  per più della metà, da russi e russofoni; che nel paese siano presenti laboratori per la guerra biologica controllati dalla CIA: questi dati di fatto non contano nulla per​ il tipico intellettuale semicolto della sinistra italiana. Di fronte a questo spettacolo io non me la prendo nè con i dirigenti, che sono sul libro paga della segreteria di stato americana, nè con la base dei militanti, le cui strutture mentali sono state forgiate da anni di bombardamento televisivo. Me la prendo con me stesso, per aver potuto, per troppo tempo, dar credito a questa gente.


Silvio dalla Torre

lunedì 7 marzo 2022

Il credito sociale

Era prevedibile: il governo Draghi-Speranza approfitta della guerra russo-ucraina per far dimenticare il dibattito sulle restrizioni delle libertà ancora in corso, prolungarle indefinitamente e aggiungerne di nuove, consolidando sempre più la svolta autoritaria. Il Dpcm del 2 marzo - l'ennesimo della serie - è stato fatto passare nel silenzio più totale, ma introduce misure inquietanti che giustificano il timore di un'emergenza infinita dissimulata sotto un presunto ritorno alla normalità. La validità del green pass dopo "il richiamo" (che può essere la terza dose o anche quante successive, la dizione è intenzionalmente ambigua) viene prolungata a 450 giorni rinnovabili per altri 450. Ciò vuol dire che l'esecutivo non ha nessuna intenzione di eliminarlo (come del resto apertamente dichiarato da Speranza, Sileri o Ricciardi), e vuole invece tenerlo in vita come una spada di Damocle eternamente sospesa sulle teste dei cittadini, un lucchetto alla porta delle loro celle da far scattare ogni volta che lo riterrà opportuno per ricattarli su qualsiasi tema. Intanto, coerentemente, il Dpcm stabilisce anche che le apparecchiature per la lettura del pass sui luoghi di lavoro vengono ulteriormente perfezionate in modo da "leggere" istantaneamente tutta la situazione vaccinale (e domani fiscale, giudiziaria, bancaria, o altro) dei dipendenti, coordinandosi organicamente con le banche dati delle agenzie governative. Zitto zitto, dissimulato sotto abbondante fumo gettato nei nostri occhi, il sistema dei crediti sociali alla cinese fa un altro passo avanti in Italia. Nella distrazione e nel silenzio di quelli che dovrebbero difendere i diritti costituzionali, e si illudono che con la fine dello stato di emergenza (mentre ne è stato proclamato un altro se possibile ancora più assurdo e unico al mondo) tutte le restrizioni cadranno come negli altri paesi. Invece qui non si elimina proprio niente, ma si predispone il regime della sorveglianza perenne e capillare. Dov'è il blocco politico, culturale, sociale pronto a dare battaglia per la restaurazione della Costituzione?


Eugenio Capozzi

Punti di vista

La cosa peggiore nell'affrontare un problema complesso, quale quello del conflitto in Ucraina, è osservarlo da un'unica prospettiva. Peggio ancora se la prospettiva è quella propagandata dal mainstream e che si sintetizza in formule vere ma sempliciotte del tipo: “tra l’aggredito e l’aggressore, io sto con l’aggredito – tra uno stato autarchico e uno democratico io sto con il secondo”. Formule abilmente condite da similitudini da soap opera pecoreccia del tipo: “la Russia è come chi violenta una donna solo perché va in giro in minigonna”….Mha! In tal modo, facendo proprio questo fumettistico punto di vista fiabesco, in molti adempiono all’ordine di schierarsi senza “se” e senza “ma”. Ed è inutile indurli a ricercare le origini del conflitto, senza conoscere le quali è impossibile, oggi, tentare una risoluzione e far cessare i massacri. E’ vano mostrargli lo scellerato espansionismo della Nato che, in violazione degli accordi pregressi (gli stessi che hanno garantito la pace mondiale), ha sempre più accerchiato la Russia. Loro candidamente ti rispondono: “Ma nessuno ha imposto agli Stati confinanti di aderire alla Nato. Lo hanno chiesto loro. Mica gli si poteva dire di no. Sarebbe stato brutto, da maleducati”. E’ sterile prospettargli cosa è accaduto in questi anni nel Donbass, gli eccidi ad opera di squadracce ucraine che sventolavano fieramente la svastica nazista e del barbaro omicidio di un nostro giornalista, Andrea Rocchelli, che tentava di documentarli. Loro sdegnosamente ti rispondono: “Ma che ce frega? Ma ‘ndo sta sto Donbass? Ma chi è sto Rocchelli? La TV non ne ha parlato, quindi non esiste! E’ solo bieca propaganda russa”.


E’ una guerra persa, simile a quella che oggi coraggiosamente sta conducendo il popolo ucraino. E’ lo stesso punto di vista che, indossando il manto da templari, incita a proclamare l’invasione russa come: “un’aggressione ai valori dell'Occidente! Alla libertà e alla democrazia!”  Può anche essere vero, ma pontificare da questa barricata oggi in Italia è un tantino paradossale. Verrebbe da chiedersi: quali valori e, soprattutto, quale democrazia? La stessa che da decenni impone presidenti del consiglio senza alcun consenso popolare? Quella che va avanti a botte di DPCM e relega il parlamento a mera carta da parati? Quella dove sono al potere coloro che hanno perso le elezioni? Quella dove la gente non va più a votare? Quella dove tutti i media, sia di destra che di sinistra, parlano uniformemente con la stessa lingua? No, ci sono ben altri punti vista. C’è quello dell’eroico presidente dell’ucraina che, con nonchalance, pretende che l’America e l’Europa attuino la “no fly zone” nei cieli ucraini. Eccerto! Non è una grande pretesa. Ci sta solo chiedendo di mandare due caccia a buttare giù i Mig russi. E che sarà mai? Mica ci sta chiedendo di entrare in guerra. Se, poi, per puro caso, si dovesse scatenare la devastazione del pianeta, sti cavoli! À la guerre comme à la guerre! Una mente pensante che ascolta tale richiesta dovrebbe porsi una domanda: “ma questo è scemo di suo, o qualcuno lo sta inzolfando facendogli credere di avere un appoggio bellico occidentale che in realtà è solo nei suoi sogni?” E qui arriviamo al punto di vista dei cervelloni del pentagono, gli stessi che stanno ancora cercando in qualche sordido scantinato le armi di distruzione di massa dell’Iraq. Qual è il loro vero scopo? Possono mai credere che inviando armi all’Ucraina questa possa mai vincere la guerra? 


Siamo seri, il loro vero obiettivo è far cadere Putin. Sperano che più si prolunga il conflitto, più sangue viene versato, e più le sanzioni economiche possano mettere in crisi il regime. E lo fanno cinicamente sulla pelle degli ucraini senza pensare che, semmai il loro piano andasse in porto, quello che verrà dopo Putin possa essere cento volte peggiore di lui (come già successo in passato in altri scenari). Più nascosto ma non meno determinante è poi il punto di vista degli illuminati signori del mondialismo, quelli per i quali la globalizzazione non è solo economica ma culturale. Mi riferisco a quelli per in quali “nulla sarà più come prima”, che immaginano un nuovo mondo irradiato dal “sol dell’avvenire”, che ci inducono a rinnegare i nostri avi, rottamare storia e tradizioni, gettare all’ammasso la nostra individualità e specificità per risorgere quali esseri evoluti ed ecocompatibili, senza genere, etnia, religione, proprietà. Insomma, i cosmopoliti del “Nuovo Ordine Mondiale”. Detta così pare una tesi complottista, ma almeno qualche perplessità dovrebbe suscitare quanto detto a Fox News da Kira Rudik, membro del parlamento ucraino: «Non solo combattiamo per l’Ucraina, ma combattiamo per il Nuovo Ordine Mondiale dei paesi democratici». Alla faccia del complotto segreto! Beh, se così fosse, si spiegherebbe l’odio viscerale per Putin, ostacolo da abbattere per il dominio culturale, demone del quale, più che l’autocrazia, si detesta la mancanza di… “fluidità”. Infine c’è il punto di vista dei “migliori”, dei volponi, del nostro magnifico governo. Siamo sull’orlo del baratro economico, e lo eravamo ben prima dell’invasione Russa. Quale migliore occasione per giustificare le lacrime e sangue che ci aspettano se non quella della “giusta causa”. Andremo a scatafascio, ma lo faremo per sostenere le vittime della guerra. La nostra sarà una decrescita resistente, un’inflazione partigiana, un default guerrigliero. Perderemo tutto ma non la nostra dignità. Ora, a coloro che si sentono in guerra e gli prudono le mani voglio dare un consiglio. Volete combattere? Allora, dato che quello che togliamo a Putin con le sanzioni glielo ridiamo con il pagamento dell’energia, fate una cosa: disattivate i termosifoni e la luce. Non date soldi al dittatore! Se poi, girando per casa al buio e infreddoliti doveste sbattere la testa su qualche spigolo, potrete anche vantarvi di esser stati feriti in guerra. Date sfogo al vostro spirito guerriero chiudendo il gas e spegnendo la luce… che tanto già avete chiuso i condotti delle sinapsi e spento il cervello.


Salvino Paternò 



Salvino Paternò

domenica 6 marzo 2022

Open Society e Russia

Sarà stato un caso, non saprei, ma pochi mesi dopo questa conferenza, la Russia bollò le fondazioni gestite dal finanziere George Soros come una minaccia all'ordine costituzionale del paese, e vietò loro di erogare sovvenzioni ai partner russi. La Open Society Foundation e la Fondazione Assistenza dell'Open Society Institute, entrambe finanziate da Soros, sono le ultime aggiunte a una lista di "organizzazioni indesiderabili", una lista che il governo dice essere necessaria per impedire ai governi stranieri di interferire negli affari interni della Russia. I due sono accusati di rappresentare una minaccia all'ordine costituzionale della Russia e alla sicurezza nazionale. I sostenitori dicono che tali organizzazioni forniscono finanziamenti cruciali per i diritti umani e le organizzazioni della società civile che i donatori russi non rischierebbero di sostenere, e fanno esplodere le leggi su cui si basa il divieto come un segno di una crescente repressione e paranoia del governo.


Il parlamento russo ha approvato la legge sulle "organizzazioni indesiderabili" a maggio, e due mesi dopo la camera alta ha inviato all'ufficio del procuratore una lista di 12 organizzazioni internazionali che voleva vedere aggiunte alla lista, comprese le due fondazioni Soros. All'epoca, il parlamentare Konstantin Kosachev ha detto che le organizzazioni sulla lista "criticano la Russia ad ogni occasione e cercano di ottenere un controllo esterno sulla situazione nel nostro paese e sul nostro popolo". Soros è stato a lungo una figura controversa in Russia a causa del suo finanziamento di gruppi della società civile attivi nei movimenti di protesta. Viene spesso indicato come una sorta di burattinaio, che dirige le "rivoluzioni colorate" negli stati post-sovietici. Tuttavia, le organizzazioni che hanno ricevuto sovvenzioni da Soros hanno detto che questa caratterizzazione è imprecisa.


"Penso che questa sia una decisione profondamente ingiusta, anche se naturalmente era prevedibile nel clima attuale", ha detto Arseny Roginsky, di Memorial, un'organizzazione che lavora sulla conservazione della memoria storica, che ha ricevuto sovvenzioni da Soros per un certo numero di anni. "Soros ha fatto molto bene alla Russia fin dagli anni '90, sostenendo l'istruzione e la scienza, così come la società civile. L'organizzazione dovrebbe essere ringraziata, non bandita. Ma questi sono i tempi in cui viviamo". Le fondazioni hanno chiuso i loro uffici in Russia nel 2003, ma hanno continuato ad erogare sovvenzioni a diversi gruppi della società civile. 


https://www.theguardian.com/world/2015/nov/30/russia-bans-two-george-soros-foundations-from-giving-grants