mercoledì 24 luglio 2013

Le specie protette, i gay e le lesbiche

 Prima questa notizia e poi il post di Nessie.

La legge pro gay è illiberale. Perché ci serve una norma speciale a tutela dei gay, degli islamici o dei neri e non degli anziani o degli indigenti? di Marcello Veneziani

Ci sono due precise ragioni contro la legge sull'omofobia e non c'entrano affatto né l'omofobia né l'omolatria, ossia il culto dei gay, che è oggi tendenza assai più pervasiva dell'altra. La prima ragione è che quando si introduce un reato d'opinione, come è il caso di questa legge, si restringe la sfera della libertà, della democrazia e del diritto, e si introduce un pericoloso germe ideologico nella giurisprudenza. La stessa cosa vale per i reati contro il razzismo, contro le altre religioni o contro le apologie di alcuni regimi passati; anche le opinioni peggiori vanno combattute con le opinioni e non a colpi di galera. Se si colpiscono penalmente i reati d'opinione, e poi solo alcuni, si entra in una brutta spirale che è l'anticamera del dispotismo. Già è infame la legge Mancino, che punisce col carcere l'apologia di alcune ideologie totalitarie e sanguinarie e non di altre. Ora si vuole proseguire in questo passaggio dal canone ideologico al codice penale, dal linciaggio mediatico al carcere. La seconda ragione è che quando si introduce per lo stesso reato una pena più grave per alcune categorie protette anziché per altre, si ferisce l'universalità delle norme e il principio della legge uguale per tutti. Perché ci dev'essere una norma speciale a tutela degli omosessuali, degli islamici o dei neri e non degli anziani, dei malati, dei credenti in Cristo o degli indigenti? Non è ripugnante prendersela con un vecchio, un malato o un poveraccio o lo è solo se si tratta di omosex, neri, rom, ebrei o islamici? Perché non è più un reato bestemmiare, irridere, essere blasfemi verso Dio, Gesù Cristo, la Madonna, i santi, i simboli e i princìpi della religione cristiana e invece lo diventa se si compiono le stesse profanazioni verso altre religioni? Anche il femminicidio è un abominio giuridico e una violazione elementare della parità dei diritti della persona; ci sono persone che contano il doppio e persone che contano la metà?

Se omicidio è parola di sesso maschile, chiamatela uccisione, e si taglia la testa al toro e il sesso al crimine. Ma se vogliamo restare, almeno sulla carta, una civiltà del diritto, il principio di fondo su cui regge la giustizia è l'universalità della norma, senza eccezioni. Poi sarà facoltà del magistrato applicare la legge nel caso specifico e considerare eventuali aggravanti e contesti di luogo e di tempo. Ma stabilirlo a priori con una legge ideologica e ruffiana che sancisce corsie preferenziali e classi tutelate, significa violare la giustizia e la sua equità. A ben vedere, dunque, la norma sull'omofobia viola in un colpo solo i due principi tanto conclamati di giustizia e libertà. Mica male per una norma che viene venduta come necessaria, non più rinviabile, che ci verrebbe richiesta dall'Europa, dalla modernità e probabilmente anche dall'hi-tech e dal digitale. Che vi sia una fetta del centrodestra incline ad accogliere questa legge è uno schiaffo a tanti propri elettori, una resa al conformismo radical o un furbo accomodamento. Capisco che «s'ha da fa' pe' campà», e per far campare il cagionevole governo; ma questo mi sembra il modo peggiore per sopravvivere inserendo cellule cancerogene nella coalizione che lo sorregge. Chi si oppone a questa legge ha il coraggio del non conformismo. Ma è inutile farsi illusioni: tutto cospira in senso opposto, la battaglia è solo per tamponare e tardare. L'istinto del gregge e lo spirito del tempo uniti vinceranno. Per forza di gravità.

2 commenti:

Nessie ha detto...

Veneziani in questo articolo è insuperabile. Grazie per il link anche per la sottoscritta :-)

Anonimo ha detto...

Prescindo dall’antipatia che provo per Veneziani, da me considerato un po’ opportunista e furbetto. Marcello Veneziani è quello che al più voleva “adottare a distanza” Berlusconi, senza avvicinarsi troppo al cav, ma poi se n’è andato direttamente “a lavorare” per lui.

E’ certo che è scandalosa la tutela prioritaria di gay e lesbiche, non tanto in sé, ma per l’assenza di una forte e contemporanea tutela nei confronti di molti milioni di poveri, dei pensionati al minimo, di “incapienti” e in generale di tutti i soggetti socialmente più deboli. Ma ciò rientra a pieno titolo, si potrebbe dire, nell’ordine delle cose neocapitalistico. E’ un riflesso della completa svalutazione della questione sociale. Per porre in ombra la questione sociale, drammaticamente esaltata dalle dinamiche neocapitalistiche ed euroglobaliste, si “spinge” sulla tutela delle minoranze, che costa meno, non mette in discussione la stabilità e l’integrità del sistema, non intacca i suoi presupposti neoliberisti. Oltretutto la cosa presenta il vantaggio, data l’amplificazione mediatica che la accompagna puntualmente, di sviare l’attenzione delle masse dai problemi principali, rendendole inoffensive per il sistema. In una sola espressione, si tratta di un potente “strumento di dominazione neocapitalistico”, di natura non economica, non finanziaria e non commerciale, che contribuisce alla trasformazione antropologico-culturale dei dominati e alla modifica della strutturazione sociale. In questo senso, ha un’importanza almeno pari alle attività predatorie della “finanza creativa” o ai trattati internazionali capestro, in materia economica, commerciale e monetaria, che l’Italia, nel corso di questi anni, è stata costretta a firmare.

Cari saluti, pur nella relativa diversità di vedute …

Eugenio Orso
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