E alla domanda se questo comporti vendere pacchetti azionari di Eni, Enel e Finmeccanica, ha aggiunto: "Queste società sono profittevoli e danno dividendi al Tesoro, quindi dobbiamo considerare anche la possibilità di utilizzarle come collaterale per gli schemi di riduzione del debito pubblico su cui stiamo ragionando. Ci sono - ha concluso il ministro - una serie di ipotesi che stiamo prendendo in considerazione". In effetti, per gli addetti ai lavori una operazione di vendita diretta della quota di controllo sembra molto complicata. Intanto, per il peso politico della scelta: il Tesoro ora ha circa il 30 per cento delle società in questione (cui si potrebbe aggiungere anche Terna). Quota di possesso che ne assicura il controllo delle operazioni straordinarie. Scendere al di sotto, sulla carta, vorrebbe dire rendere le società contendibili. Ma le società in questione sono anche protette dalla golden share, una sorta di blocco che il Tesoro può esercitare nel caso dell'ingresso di azionisti non graditi. Ecco perché l'annuncio del ministro Saccomanni non ha scaldato la Borsa. Come ha subito spiegato in un suo report un analista di Equita: "Dopo l'annuncio di Saccomanni si potrebbe creare pressione sui titoli, mentre l'upside speculativo derivante dalla discesa sotto il 30% del governo rimarrebbe limitato dalla presenza della golden share".
L'intervista, come prevedibile, ha fatto il giro del mondo. E proprio perché si tratta di titoli quotati tra i principali di Piazza Affari (Eni ed Enel sono le prime due società per capitalizzazione della Borsa), un portavoce del Tesoro ha poi precisato le parole del ministro: "Come già ampiamente annunciato il governo intende valorizzare tutti i propri asset per contribuire alla riduzione dello stock del debito. Tra le ipotesi note la cessione di immobili del demanio. Non si esclude per il futuro un piano di valorizzazione delle partecipazioni societarie delle quali lo stato è in possesso. Ipotesi questa che andrebbe valutata con molta cautela perchè si tratta di società quotate profittevoli che forniscono dividendi. Tra le idee da valutare in futuro anche l'ipotesi di utilizzare le partecipazioni come collaterale per operazioni finanziarie". Inevitabili anche le reazioni del mondo politico, economico e sindacale. Come quella di Raffaele Bonanni, leader della Cisl, che in una nota ha definito il sindacato "del tutto contrario" alla cessione di quote delle aziende "già da anni nel mirino degli appetiti famelici e speculativi degli investitori stranieri".
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