Inoltre, un paio di commenti: "Fatevi un giro sui siti delle varie ambasciate di “paesi in via di sviluppo” e vi renderete conto che senza investimenti notevoli o rendite sicure (da 2000 euro al mese in su, a seconda del paese) col fischio che vi fanno entrare. Senza parlare di paesi come l’India dove, per un italiano, avere il visto lungo è praticamente impossibile. E quanti di questi paesi pretendono che se tu ci apri un business il 51% sia intestato ad un locale! Senza dire che se ci vuoi andare a lavorare devi essere assunto all’interno delle quote di stranieri previste per legge… ecc. ecc. ecc."
"In Congo e per lavoro, per ottenere il visto dovete avere un “atto di chiamata” e presentare
– Passaporto valido
– 24 fotessere
– Certificato penale pulito
– carichi pendenti in ordine
– Certificato di studio o specializzazione
– curriculum Vitae tradotto almeno in inglese
– Patente guida internazionale (se doveste guidare mezzi o vi capitasse di farlo)
– Certificato medico di buona salute
– Analisi sangue attestanti assenza HIV e malattie veneree
– Vaccinazione anticolera ed antitifo
– Vaccinazione febbre gialla
– Biglietto valido di andata e ritorno, open
– Denuncia dei contanti che si hanno e divise rispettive
– infine, a carico di ci vi ha chiamato a lavorare, c’è l’obbligo di garantire il vitto e l’alloggio ed il pagamento delle tasse d’ingresso e residenza temporanea per il periodo richiesto, che può essere trimestrale, semestrale od annuale; al termine del permesso di soggiorno, l’uscita dal Paese E’ OBBLIGATORIA."
Nevvero, signora Kyenge? Tutti dovrebbero entrare liberamente in italia ma non tutti entrano liberamente ovunque nel mondo. Compreso il congo sua patria natia.
Ditelo alla Kyenge, i clandestini in Congo vengono espulsi subito! di Carlo Cagliani
In Italia, la neo-ministra congolese Cécile Kyenge lo ha messo tra i punti inderogabili del suo programma: “Il reato di clandestinità va abolito”. In Congo – il paese d’origine della militante piddina – se non hai il visto regolare viene cacciato immediatamente. Non vi stiamo raccontando una barzelletta, nella quale il principio di reciprocità diventa una chimera bella e buona, ma il risultato di un’informazione ottenuta da Lucio Chiavegato – il pirotecnico presidente della L.I.F.E. Veneto -, che ha telefonato all’ambasciata congolese che ha sede a Roma. Fingendosi un ricercatore dell’Università di Verona ha chiesto all’impiegata che si occupa di immigrazione, quale fosse il trattamento per coloro che entrano senza un regolare visto a Brazzaville e dintorni. La risposta (ascoltate l’audio sotto) non lascia adito ad alcun dubbio: il trattamento per chi entra irregolarmente in Congo è l’espulsione immediata. “Non si può entrare senza visto – spiega la solerte impiegata – chi entra senza visto viene rispedito al suo paese subito”.
La telefonata all'ambasciata del Congo
2 commenti:
Articolo interessantissimo,che non andrebbe confinato ai soli lettori del tuo ottimo blog.Perché non lo giri con il tuo nome ad altri blog similari,in modo di allargare,questo principio di reciprocità,che dovrebbe essere la base minima di ogni concetto di integrazione....che ne sò Nessie,Jhonny Doe ,altri?.ciao Hep
Ciao Hep, grazie. Si, guarda, con molti altri ci re-linkiamo spesso. :)
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