Dunque in Italia si può dire, e riderci sopra, che un politico è un caimano, una pitonessa, un piccione, non - come ha detto ieri Calderoli riferito al ministro Kyenge - un orango. In effetti siamo di fronte a un caso di razzismo, ma non nei confronti di un uomo (o donna), bensì del genere animale. Povero orango, che cosa avrà di diverso dal caimano o dal pitone da suscitare una rivolta del mondo politico tale da diventare un caso istituzionale? Calderoli, che di mestiere fa il vicepresidente del Senato, non è nuovo a uscite ardite, ma stiamo calmi. Una battuta è per definizione stupida altrimenti sarebbe altro. E allora perché dovremmo ridere delle cavolate che ogni giorno Grillo spara a ruota libera? E come mai nessuno ha chiesto l'espulsione dal magico mondo della politica di D'Alema prima e del sobrio Monti poi quando i due ironizzarono sulla statura non alta del ministro Brunetta?
La verità è che anche per le battute vale la doppia morale. Libere, e più volgari e offensive sono meglio è, nei confronti degli uomini e delle donne del centrodestra, vietate se nel mirino finiscono esponenti del centrosinistra. Che se poi sono di colore apriti cielo. Certo, se la Carfagna fosse stata di sinistra e magari di pelle scura, le minacce di morte ricevute nelle ultime ore avrebbero suscitato reazioni e solidarietà ben maggiori di quelle, tiepide e di maniera, ricevute. Ma che vuoi farci, lei è bianca, carina e soprattutto berlusconiana, per cui crepi pure e non la metta giù dura. La Repubblica, organo ufficiale dei moralisti, ieri ci ha offerto una nuova perla dell'ipocrisia al potere. Scrive Piero Colaprico che la macchina del fango del Giornale si è rimessa in moto. Si riferisce a due recenti articoli. Il primo svelava che la giudice del processo Mediaset-Berlusconi si è dimenticata di scrivere le motivazioni di una sentenza, cosa che ha provocato la non carcerazione di uno stupratore seriale. Nel secondo si raccontava come la categoria dei magistrati che piange sempre miseria sia quella che gode del maggior numero di ferie pagate, ben 51 giorni l'anno.
Che i magistrati siano protetti da Repubblica non è una novità. Per loro meglio uno stupratore libero che un giudice in prima pagina, soprattutto se ha condannato Berlusconi. Dei privilegi della casta delle toghe poi non parliamone. Sono tutti santi, a prescindere. Povero Colaprico, ex cronista di razza che ha fatto la fine non del nobile orango ma dello stupido struzzo, quello che mette la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che accade. Dai Piero, che oggi ti puoi esibire su quel criminale di Calderoli. Il Paese aspetta con ansia la tua predica.
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