È una vicenda dai contorni ancora poco chiari che rischia di innescare una spirale di paura e diffidenza in un'isola che ha fatto dell'accoglienza il suo punto di forza. Un tunisino minorenne avrebbe tentato di abusare di una ragazzina di 13 anni di Milano e attualmente in vacanza a Lampedusa. A sostenerlo sono i famigliari della ragazzina che hanno presentato denuncia alla stazione dei carabinieri dell'isola. Il giovane è stato rapidamente individuato e fermato, in attesa dell'esito delle indagini coordinate dalla procura della repubblica di Agrigento. Si tratta di un minore non accompagnato sbarcato recentemente a Lampedusa ed ospite del centro di accoglienza di contrada Imbriacola.
LA DENUNCIA - I fatti risalirebbero a domenica sera. Stando alla denuncia l'immigrato tunisino avrebbe tentato di abusare della tredicenne mentre era in barca. La ragazza era in compagnia di un amico minorenne, anch'egli di Milano. A quanto pare mentre i due ragazzini attendevano sulla barca ormeggiata al molo l'arrivo di alcuni parenti, l'immigrato sarebbe salito a bordo. Ci sarebbe stata una colluttazione e subito dopo il giovane tunisino avrebbe chiuso in bagno la tredicenne tentando di violentarla. A mettere in fuga l'immigrato sarebbe stato l'amico della ragazzina. Scattate le prime indagini dei carabinieri il tunisino è stato identificato e successivamente riconosciuto dalla vittima, facendo scattare il fermo.
4 commenti:
Apprezzo l’attenzione per i fenomeni migratori in atto nel mondo, che investono in pieno l’Italia, e vorrei porgere un piccolo contributo con una mia dissertazione in materia.
Le migrazioni sono iniziate non appena l’homo sapiens (sapiens) ha fatto la sua comparsa sulla terra (per la prima volta in Africa, secondo una teoria che io approvo, o in più punti del globo nello stesso periodo). Le ragioni delle migrazioni dei nostri più remoti antenati erano legate essenzialmente alla disponibilità di cibo e ai fattori climatici. Per decine di migliaia di anni, non essendoci tecnologie sofisticate, inquinamento, impronta antropica sempre più insostenibile, agricoltura industriale e intensiva, eccetera, è andata avanti così. La migrazione per cause legate al macrocosmo naturale (cibo e clima) è, per così dire, “originaria”, caratterizzando la specie umana fin dai suoi albori.
Con la diffusione e il prevalere del capitalismo, la situazione è cambiata. Il modo di produzione capitalistico (vedi Karl Marx) ha determinato flussi migratori crescenti dal sud al nord del modo, dall’est all’ovest, non direttamente legati al macrocosmo naturale, ma indotti dalle dinamiche che connotano la produzione del capitale, imposti dalla necessità di mantenere alto il saggio di profitto (sempre Marx, profitto e teoria del valore, riproduzione semplice e allargata). In Francia, ad esempio, paese di più antica immigrazione rispetto all’Italia, flussi migratori significativi sono riscontrabili già negli anni trenta del novecento, per le ragioni (sovrane) dell’industria e della produzione capitalistica, come ci avverte Alain de Benoist.
Il fatto è che il capitalismo, ma soprattutto il neocapitalismo del terzo millennio, produce povertà materiale (e culturale!) di massa, eserciti di disoccupati e sotto-occupati, decine di milioni di reietti, di esclusi dai (supposti) “benefici del mercato” e della democrazia liberale – disgustosamente propagandati come la quintessenza del bene. Mentre nel mondo antico e nel Medioevo i poveri hanno sempre rappresentato una percentuale, piuttosto stabile nei secoli, e un gruppo minoritario, valutabile intorno al 10-15% della popolazione complessiva, con il capitalismo, ma soprattutto con il neocapitalismo, il fenomeno della povertà di massa è esploso, in contemporanea del gonfiarsi dei flussi migratori. Povero è chi non riesce a provvedere, da sé, con il proprio lavoro e i propri mezzi, al suo mantenimento in vita e a quello della famiglia. Molti immigrati sono poveri, nel vero senso della parola, ma ormai lo sono molti italiani, colpiti dall’affermazione delle dinamiche neoliberiste e mercatiste e, talora, dalla concorrenza a ribasso del lavoro immigrato.
Alla luce di queste brevi (e ancora insufficienti) considerazioni, gli immigrati, in particolare se extra comunitari, sono colpevoli o vittime? Noi stessi, che se anche non sosteniamo questo sistema non osiamo concretamente ribellarci, siamo colpevoli o vittime? Per quanto mi riguarda, ritengo che collettivamente siamo tutti vittime del neocapitalismo e delle sue logiche aberranti, noi e gli immigrati, pur con qualche colpa soggettiva che può riguardare sia noi, impoveriti e ri-plebeizzati, sia gli immigrati, che cercano “un futuro migliore”, o semplicemente di sopravvivere in un modo meno disumano …
Quello che è certo è che povertà, esclusione e disperazione – sparse a piene mani dal neocapitalismo finanziarizzato – spesso si trasformano in elementi scatenanti della violenza, alimentando il crimine e l’insicurezza.
Saluti
Eugenio Orso
http://pauperclass.myblog.it/
Vedrai che lo lasceranno andare: la colpa era della ragazzina, che stava in costume. Se avesse messo un più castigato burqini (o come cavolo si chiama) non avrebbe attratto le brame dell'immigrato. Nella loro cultura funziona così
Che i fenomeni migratori ci siano sempre stati, è un dato di fatto. E lo spieghi tu stesso in questo commento. Ma l'invasione guidata atta a cancellare l'identità di interi stati, è tutt'altra cosa. E si, noi siamo vittime di questo aberrante neocapitalismo. Ma lo siamo noi che perdiamo l'identità e siamo in parte colpevoli perchè non possiamo fare niente per fermare tutto ciò.
O magari, avrebbe dovuto stare vestita. Con tanto di jeans e maglietta a maniche lunghe. No, ma forse i jeans svelano troppo le curve. E lui, poraccio, dopo la traversata, che doveva fare? Starsene con le mani in mano?
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