"OMICIDIO, FEMMINICIDIO - Quanto sessismo nei sostantivi. Non basterebbe ASSASSINIO?"
"Femminicidio, termine inesistente e quantomai idiota. La PERSONA è l'entità giuridica, senza discriminazione di sesso. Non sarà l'inasprimento delle pene a fermare il "femminicida", caso mai la CERTEZZA della pena, da scontare fino in fondo. Infatti basterà che l'avvocato gli consigli di dire che è stato il diavolo a ordinare di uccidere e che il reo sente voci dall'aldilà. In questo modo, seminfermità mentale e il gioco è fatto. ALTRO CHE "femminicidio"."
"Il termine "Femminicidio" (mi piacerebbe conoscere il nome dell'imbecille che l'ha introdotto), coniato per analogia con "Omicidio", denota un'ignoranza crassa e supina. "Omicidio" ha come radice "Homo", che è un appartenente al genere umano, senza specifica di sesso, per cui si può tranquillamente dire che "la signora tal dei tali è stata vittima di omicidio". Può darsi che l'equivoco sia nato perché in qualche modo si è collegata l'etimologia di "omicidio" alla radice "Omo" (=uguale), e si sia perciò inteso attribuire al termine omicidio l'uccisione di un uomo da parte di un altro uomo, cosa che dimostra, appunto, un'abissale ignoranza."
"Perché fare leggi quando basta un solo farabutto togato ad ignorarle e calpestarle a suo piacimento? Strappiamo tutti i codici e tutte le leggi, in Italia con queste toghe criminali sono inutili!"
""misure sempre più urlate". Ecco è proprio come le famose "Grida" manzoniane. Si aumentano le pene a fronte di reati o si inventano altri reati, quando già ci sono le leggi, ma non le sia applicano e soprattutto non se ne viene a capo nel trovare i colpevoli. Poche regole e pene ma certe. Tanto più i governi sono deboli e la giustizia debole e farraginosa tanto più si ricorrono a trovate pseudo giustizialiste. Ora come allora al tempo del governo spagnolo in Lombardia. E poi come sostiene Giovanna Maglie questa nuova legge può diventare una sanatoria mascherata per donne clandestine."
Un decreto perfetto per fare titolo sui giornali: «Lotta senza quartiere al femminicidio». La realtà, però, non procede per slogan. E non per voler essere cavillatori a tutti i costi. Si inaspriscono le pene, si introducono le aggravanti come quella della violenza sulle donne in gravidanza in un' orgia di proclami che ricorda purtroppo le grida manzoniane. Prima è stato varato lo stalking, ma botte e umiliazioni non sono diminuite. Anzi. E allora via con un altro giro di vite politically correct e si dà il via anche all'arresto obbligatorio in flagranza per i maltrattamenti in famiglia e lo stalking. A parte il fatto che si tratta di due situazioni diverse, ci si chiede: come si farà a beccare sul fatto questi turpi soggetti? Si metteranno telecamere, pure quelle obbligatorie, in casa? O forse, chissà, si pasticcerà sulla flagranza e magari si farà ricorso alla flagranza differita, già sperimentata per i facinorosi da stadio. Il punto è, che comunque la si tiri, la coperta è sempre troppo corta. E questo per un'altra ragione su cui il tanto apprezzato decreto sorvola: il nodo fondamentale non è l'entità della pena, ma la sua certezza. Che dipende, in buona sostanza, dalla lentezza esasperante delle nostre indagini e dei nostri procedimenti. I Pm, che non ne vogliono sapere di toccare quel tabù chiamato obbligatorietà dell' azione penale, sono ingolfati di denunce. Le denunce vengono impilate nei cassetti delle procure, i carabinieri e la polizia fanno quello che possono, le professionalità poi non possono essere improvvisate. Risultato: molti femminicidi, come vengono chiamati oggi gli omicidi di donne, sono preceduti e annunciati da numerosi esposti e querele che prendono la polvere per troppo tempo. E che vengono trattati burocraticamente con la stessa macchinosità riservata a storie molto, molto meno gravi. La soluzione adottata dal governo è furba, ma sul piano dell’efficacia dovrà essere valutata con attenzione.
E questo non per alimentare il solito benaltrismo all'italiana, ma perché si è deciso di colpire con la scure di misure draconiane tutti quei comportamenti che potrebbero, il condizionale è d'obbligo, suonare come sinistri avvertimenti di un futuro luttuoso. In questo modo lo Stato di diritto viene compresso, ma mettere in cella per un po' di tempo per quanto poi? un ex fidanzato o marito che ha minacciato l'ex partner o l'ha insultata pesantemente al telefono non può essere la soluzione dei guai. L'idea è quella di prevenire, ma la prevenzione dovrebbe abitare altrove. Nelle scuole. Negli studi di psichiatria. Nei consultori. Non nel codice penale. Certo, il reato satellite, il reato spia può offrire indizi, ma il rischio è quello di entrare in una terra di nessuno, popolata da misure cautelari e sentenze contraddittorie. Non solo: l'idea delle audizioni protette dei testimoni sembra cozzare col buonsenso. Tutti i testimoni a rischio, per qualunque reato, dovrebbero essere protetti. Altrimenti si va avanti per via ordinaria, come è oggi anche per l'omicidio. Invece, in questo modo si creeranno cittadini di serie A, le vittime di stalking, e di serie B, tutti gli altri. Esattamente come avverrà per il monitoraggio sull’andamento dei processi. Nel caso migliore si stabilirà una corsia preferenziale per questi dibattimenti, a scapito di quelli per rapina, scippo, furto e via elencando; oppure, lo screening finirà all'italiana con la certificazione di un fallimento: i processi incolonnati in fila indiana, a distanza di anni e anni dai fatti. E così al prossimo governo toccherà inventare un altro pacchetto di misure sempre più urlate per placare la frustrazione dell'opinione pubblica.
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