Roma – 28 agosto 2013 – L’assegno per le famiglie numerose concesso dai Comuni spetta anche ai cittadini stranieri, purchè abbiano in tasca il permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, cioè la cosiddetta carta di soggiorno. I tribunali italiani lo sostengono da anni, ma l’Inps, che versa l’assegno, continuava a negarlo, tanto che all’inizio di quest’anno l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani aveva chiesto al governo di fare chiarezza. Ora a dire una parola definitiva in favore degli immigrati è la legge europea 2013, la stessa che ha aperto agli stranieri l’accesso ai posti della pubblica amministrazione. L’articolo 13 della nuova legge, che entrerà in vigore il 4 settembre, è chiaro. Stabilisce che l’”assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori”, spetta, oltre che ai cittadini italiani e comunitari, anche ai “cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo”. Per questo scopo, vengono stanziati 15,71 milioni di euro fino alla fine del 2013, e 31,41 milioni di euro a decorrere dal 2014. L’importo dell’assegno varia in base al numero di componenti e al reddito delle famiglie e viene rivalutato ogni anno in base al costo della vita. Quest’anno è al massimo di 139,49 euro al mese per tredici mensilità. La domanda va presentata al Comune di residenza. Prevedibili le sparate anti immigrati che questa novità si porterà dietro. Se serve a qualcosa, leghisti & co. sappiano che anche stavolta la legislazione italiana si è dovuto adeguare a una direttiva europea (2003/109/CE) che assicura agli stranieri che hanno la carta di soggiorno parità di trattamento rispetto ai cittadini nazionali per quanto riguarda le prestazioni sociali. A Bruxelles era stata già avviata una procedura di infrazione.
LEGGE 6 agosto 2013, n. 97: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2013. (13G00138) (GU Serie Generale n.194 del 20-8-2013) note: Entrata in vigore del provvedimento: 04/09/2013
Art. 13
Disposizioni volte al corretto recepimento della direttiva 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo. Procedura di infrazione 2013/4009.
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Inoltre, pare che qualcuno si lamenti del fatto che per accedere alla stabilizzazione dei precari delle pa, bisogna fare il concorso... come se i precari italiani non debbano fare (e subire) esattamente la stessa cosa...
I precari dell’immigrazione: "Perché un altro concorso?". Le misure di stabilizzazione varate lunedì dal Consiglio dei Ministri toccheranno anche i seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato di questure e prefetture. “Bene l'attenzione del governo, ma non è giusto che alcuni ce la facciano e altri no”
Roma – 28 agosto 2013 - Sono una goccia nel mare del precariato nella Pubblica Amministrazione, appena seicentocinquanta su oltre centocinquantamila. Però i lavoratori a tempo determinato impiegati presso gli uffici stranieri delle Questure e negli sportelli Unici per l’Immigrazione mandano avanti tutta la burocrazia dell’immigrazione. Se siete arrivati in Italia con i flussi d’ingresso, se avete chiesto un ricongiungimento familiare, se avete regolarizzato la vostra colf straniera, la vostra pratica è passata per le loro mani. Chiamati a dare una mano sin dai tempi della maxi sanatoria del 2002, hanno mini contratti che, tra ansie e incertezze, vengono di volta in volta rinnovati. Anche perché, senza di loro, si bloccherebbe tutto. Mentre continua l’iter delle cause che buona parte di questi lavoratori ha intentato contro il Viminale per essere assunti a tempo indeterminato, lunedì scorso il governo ha varato nuove misure contro il precariato. La nota diffusa da palazzo Chigi promette: “procedure selettive per assumere, fino al 31 dicembre 2015, attraverso concorso, il personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato che abbia maturato, negli ultimi cinque anni, almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione”.
Come l’hanno presa i 650? Per ora soppesano le parole e attendono i fatti. Anche perché è tutt’altro che chiaro come andrà a finire. “Certo è positivo che si parli finalmente del problema del precariato e che ci sia la volontà di stabilizzare persone che svolgono funzioni indispensabili. Ma come si risolverà concretamente il problema?” chiede Cristiano Ceccotti, impiegato da otto anni allo sportello unico per l’immigrazione di Terni e copresidente del comitato in cui si sono auto costituiti i 650. “Le prime indiscrezioni – spiega - parlano di concorsi da superare con posti riservati per il 50% ai precari. Noi un concorso lo abbiamo già sostenuto per avere il primo contratto a tempo determinato, cosa dobbiamo dimostrare: che siamo adatti a un lavoro che facciamo già da tanti anni? Preoccupa poi la prospettiva che qualcuno sia stabilizzato e qualcuno no, non ci sembra giusto”. Caso piuttosto raro tra le pubbliche amministrazioni, il ministero dell’Interno ha un organico sottodimensionato, quindi il posto per i 650 ci sarebbe. Ma i soldi per pagare i loro stipendi? “Ci sono anche quelli, –assicura Ceccotti – parte del contributo versato dagli immigrati per il rinnovo dei permessi di soggiorno serve proprio a questo”.
Elvio Pasca
2 commenti:
è uno schifo, l'INPS sta andando a rotoli e già pensano di ricalcolare le pensioni con il contributivo rendendolo retroattivo, e questi regalano soldi agli invasori.
Non so se sono più demoralizzata che arrabbiata
Io sono più incazzata.
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