La mail del capogruppo Nuti: “Un governo su cinque punti al primo posto legge elettorale”
Qual è l’interesse del Paese? Secondo il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che lui e i suoi ministri rimangano al loro posto. «Il lavoro dell’esecutivo dà frutti, fermarlo sarebbe ingiustificato. Uno stop al governo sarebbe un delitto». Secondo l’ex segretario del partito democratico, Pier Luigi Bersani, che i soci di maggioranza scarichino Silvio Berlusconi. «Vorrei che si chiedesse al Pdl se intende essere guidato da chi è stato condannato per evasione fiscale». (Posizione che scatena la rabbia dell’onorevole Cicchitto: «L’attacco di Bersani dimostra quanto è stretto il rapporto politico fra alcune procure e un pezzo del Pd»). Secondo Brunetta e Schifani, capigruppo del Popolo delle Libertà/Forza Italia a Montecitorio e Palazzo Madama, che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, conceda la grazia al loro Capo. «Diversamente difenderemo la democrazia». In nome di chi? Di che cosa? E in che modo? Secondo Silvio Berlusconi che «si faccia la riforma della giustizia e poi si vada a votare». Secondo Guglielmo Epifani che non si parli di voto. Secondo Beppe Grillo che «nessuno si azzardi a modificare la giustizia insieme a un partito guidato da un delinquente. Il M5S non starà a guardare, ma mobiliterà i suoi elettori». Dunque, pare di capire. O scendono in piazza i nove milioni di elettori del centrodestra o gli otto e mezzo del Movimento. Davvero i supposti capopopolo hanno questa forza trascinatrice? E davvero è questo l’unico orizzonte possibile? Forse. Magari non l’unico. Perché da ieri sera c’è una mail che manda in confusione i parlamentari Cinque Stelle. L’ha firmata il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, d’accordo con il gruppo comunicazione di Montecitorio. Non è chiaro se fosse d’accordo anche con i Referenti Supremi di Genova e Milano. Che cosa dice la posta interna? Testualmente: «Che cosa dovrebbe fare il Pd? Chiudere con il governo, fare una legge elettorale con noi e andare a votare. E se Napolitano non volesse sciogliere le Camere allora toccherebbe a noi, dopo questo fallimento. Un governo su cinque punti: legge elettorale, reddito di cittadinanza, misure PMI, abolizione finanziamento pubblico ai partiti, legge conflitto interessi. Le risorse vanno trovate nel taglio dei costi della politica, su F35, Tav ed Expo». Un manifesto programmatico. Confuso. Vagamente ambiguo. Ma a suo modo sorprendente. Va interpretato come una apertura al Pd?
Secondo il cittadino-parlamentare Nicola Morra, no. «la linea non cambia». Secondo il cittadino-parlamentare Tancredi Turco, moderato della prima ora, sì. «Io l’ho presa per un avvicinamento al partito democratico». Cosa buona e giusta? «Cosa che vorrei sottoporre al giudizio dei nostri elettori, chiedendo risposte sul blog». Sono in molti a pensarla come lui. Idea potrebbe piacere a Grillo. Ma farebbe infuriare Casaleggio («Se ci alleiamo col Pd lascio il Movimento»). E allora sono credibili le voci sempre più insistenti che corrono tra i parlamentari pentastellati relative a una (momentanea?) difficoltà di relazione tra il Caro Leader e il suo Guru? Si capirà meglio a settembre. Nel frattempo sembra di essere tornati ai giorni di Rodotà. Con una domanda, l’ennesima, che torna ossessivamente: c’è a qualcuno che vuole abbracciare il centrosinistra? Il dibattito rischia di mandare nuovamente in crisi il Movimento. Soprattutto al Senato. Là dove i numeri pesano. La pressione in queste ore atterrisce. È fatta di così tanta gente. Così tante aspettative. Così tante opinioni. E poi c’è questa mail che in fondo, per loro, i cittadini-parlamentari, è come se fosse scritto in sanscrito, la lingua magica dell’India. Ipnotica e incomprensibile. Da che parte si va, ragazzi?
0 commenti:
Posta un commento