L'ipotesi era che l'aumento Iva slittasse da ottobre a gennaio. Ora, con il passaggio del governo alle Camere tra lunedì e martedì per un nuovo voto di fiducia, del decreto che sanciva il passaggio dal 21% al 22% (e che doveva essere approvato in Consiglio dei ministri) si parlerà la settimana prossima. È stato il premier Enrico Letta a chiedere di non esaminare il rinvio. Il Cdm non ha approvato quindi alcun provvedimento prima del chiarimento in Parlamento. Sarebbe quindi «inevitabile», come ha detto il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio al termine del Consiglio dei ministri, l'aggravio che scatterà martedì - a meno che non arrivi prima di lunedì una schiarita al momento improbabile.
IRES E IRAP - Lo slittamento dell'aumento dell'Iva emergeva dalla bozza del decreto legge secondo cui le coperture per il mancato rialzo arriveranno dall’aumento dell’acconto dell’Ires e dell’Irap per il 2013, oltre che dall’incremento delle accise sui carburanti. Si tratterà di un aumento di 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 2,5 cent al litro.
CASSA INTEGRAZIONE - Rifinanziata, almeno secondo il testo della bozza, la Cassa integrazione in deroga per il 2013 con un’ulteriore somma di 330 milioni di euro «da ripartirsi tra le regioni». Le notizie sull’Iva hanno subito attirato le critiche dei consumatori. «Sono provvedimenti disastrosi - ha fatto sapere il Codacons - che, se varati, avranno effetti pesantissimi sulle famiglie. Solo queste due misure determinerebbero, a regime, una stangata pari a 275 euro a famiglia: 66 euro circa per i maggiori costi complessivi legati ai rifornimenti di carburante; 209 euro per l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Senza contare gli effetti indiretti sui prezzi al dettaglio, considerati arrotondamenti e aumento dei listini dei prodotti trasportati. Aumentare l’Iva e le accise sulla benzina - ha precisato il Codacons - vuol dire impoverire ulteriormente i cittadini, con conseguente calo dei consumi, una ondata di chiusure nel settore del commercio, incremento della disoccupazione e danni immensi per l’economia nazionale».
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