mercoledì 16 maggio 2012
Equità montiana
Un'altra stangata dopo l'Imu per gli anziani e la stangata sui ciechi. Cgil e Cisl si oppongono: "Cercate soldi altrove". Dopo l’Imu per i nonni disabili ricoverati o assistiti da un parente, dopo il ticket sanitario per diabetici, incontinenti, e intolleranti al glutine, dopo il taglio dell’assistenza per i ciechi, arriva anche la mazzata sui trattamenti economici per gli invalidi. Vale a dire la decurtazione della pensione sociale e dell’assegno di accompagnamento.
Il governo Monti, alla disperata ricerca di nuove entrate o di possibili tagli, ha pensato bene di affidare al ministero del Welfare la delicatissima pratica di rinfrescare i parametri dell’Isee, vale a dire l’Indicatore della situazione economica equivalente. Una ristrutturazione contenuta nel decreto Salva Italia (art. 5). L’altro ieri c’è già stata una riunione con i sindacati per avviare la discussione (che andrà conclusa entro il 31 maggio), e quello che è emerso dalla bozza di decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm), ha messo in allarme associazioni dei disabili e degli invalidi e sindacati. L’intenzione dell’esecutivo è di rivedere i parametri e le soglie di esenzione (e la concessione di benefici e assegni) che scatterebbero solo sotto i 15mila euro. Non basta viene anche “pompata” la ricchezza degli assistiti. Come? Lo spiega fumosamente una nota di via Flavia diffusa in tutta fretta ieri quando si è venuto a sapere - dopo le anticipazioni pubblicate da Repubblica - dell’incontro con il sottosegretario al Welfare, Maria Cecilia Guerra. In sostanza il nuovo «indicatore dovrà adottare una definizione di reddito più vicina a quella di reddito disponibile, mediante la considerazione sia dei redditi esenti che di quelli assoggettati a imposta a titolo definitivo, dare inoltre maggior peso alle componenti patrimoniali e prevedere una definizione di nucleo familiare differenziata in ragione della sua applicazione alle diverse prestazioni». La revisione in atto intende «prestare particolare attenzione alle famiglie con almeno tre figli e a quelle in cui sono presenti persone con disabilità».
Tralasciando il fatto che in Italia siamo ben lontani dai 3 figli per nucleo familiare (secondo l’Istat le donne residenti in Italia hanno in media 1,41 figli, con valori pari a 1,31 figli per le cittadine italiane e a 2,23 per quelle straniere), resta da vedere come e quanto peso darà il ministro Elsa Fornero (la professoressa torinese che ha partorito un esercito di esodati), alla componente patrimoniale. Detto in altri termini: il disabile che oggi gode di una pensione sociale e di un assegno di accompagnamento (meno di 900 euro al mese), ma possiede la casa dove vive e magari una vecchia stamberga nel paesino natio, potrebbe - computando il patrimonio con le nuove rendite catastali - non rientrare più nei parametri Isee e quindi vedersi cancellato l’assegno e le esenzioni sanitarie (visite mediche, farmaci, prestazioni assistenziali).
Evidente il fuoco di sbarramento dei sindacati ma anche degli stessi partiti che sostengono la maggioranza. A cominciare da Udc e Partito democratico. Per Margherita Miotto, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali di Montecitorio, proprio «non esistono più margini sociali in questo senso, anche perché i fondi statali e regionali che finanziavano i servizi sono stati azzerati. I trasferimenti monetari non sono equiparabili ad un reddito», mette le mani avanti la Miotto, «ma rappresentano un contributo sulle spese conseguenti alla condizione di invalidità totale». Di aver toccato un tasto delicato Fornero è consapevole e ieri ha gettato acqua sul fuoco: «Stiamo lavorando su tanti versanti, vedremo...», ha glissato. I sindacati - bruciati dalla riforma delle pensioni - fanno fronte compatto: per la Cgil «è bene che i tagli vadano in un’altra direzione», mentre l’Ugl commenta con un drastico: «Non supera le iniquità del modello precedente». Per la Cisl, infine, bisognerebbe «non tagliare, ma spostare risorse verso le famiglie». Monti sembra aver preso in parola Pier Luigi Bersani che nell’intervento per la fiducia al governo del 18 novembre Monti chiese: «Presidente se le rimanesse un solo euro in cassa lo spenda per un servizio per i disabili». Monti deve essersene ricordato: un euro e niente più. Ma forse in cassa non c’è neppure un euro...
di Antonio Castro
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