«L’Italia corre un rischio irrimediabile e fatale. Sventarlo dipende da noi e dalle scelte che assumeremo in aula, dipende da un si o da un no». Ha esordito così il presidente del Consiglio Enrico Letta, indirizzando all’aula del Senato le comunicazioni che si concluderanno con la richiesta del voto di fiducia. Il premier parla accanto al ministro per Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Il vicepremier Angelino Alfano è arrivato a discorso iniziato. Assenti i ministri Lupi e De Girolamo. Poco prima dell’inizio della seduta, Mario Monti si è avvicinato a Letta per un breve saluto. Tra i ministri, scambi di sorrisi e pacche sulle spalle.
«SPALLE LARGHE» - «Gli italiani ci urlano che non ne possono più di “sangue e arena”, di politici che si scannano e poi non cambia niente», ha detto il premier, chiarendo da principio lo spirito che anima la sua «comunicazione»: «Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo». La linea è chiara: «Il governo che guido - ha detto Letta - è nato in Parlamento e se deve morire lo deve fare qui, in Parlamento, alla luce del sole».
SEPARARE QUESTIONI GIUDIZIARIE -Netta anche la volontà di prendere le distanze dalle vicende personali di Berlusconi, la cui decadenza da senatore è vicina dopo la condanna definitiva per frode fiscale, evento che ha segnato il precipitare della situazione fino alla decisione dell’ex premier di rompere. separare le sorti del governo dalle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. «Si deve tracciare la separazione tra le questione giudiziarie di Berlusconi e le attività dell’Esecutivo, i due piani non possono essere sovrapposti, in uno Stato democratico le sentenze si rispettano e si applicano, senza dimenticare il diritto intangibile ad una difesa efficace senza trattamenti ad personam o contro personam». Niente «trattamenti né ad ad né contram personam», ha detto il premier. Che ha indicato la linea: «Questo governo può continuare a vivere solo se è convincente nel suo programma, con un nuovo patto per il futuro, con la prospettiva focalizzata sui problemi veri delle persone». «Tutto il resto, come le minacce, genera solo caos», ha aggiunto.
RISCHIO INGOVERNABILITÀ - E caos verrebbe dall’apertura di una crisi, dall’ingovernabilità, da elezioni anticipate, dal rinvio di riforme ineludibili: uno scenario che tra l’altro significherebbe «sedere sul banco degli imputati in Europa, e rinunciare alla riforma della politica e delle istituzioni».
LA FIDUCIA - La decisione di arrivare al voto di fiducia è arrivata dopo la convulsa giornata di martedì, culminata con la rottura da parte di Angelino Alfano dalla linea dura del suo leader Silvio Berlusconi. L’intervento alle Camere a sostegno dell’esecutivo di larghe intese si concluderà dunque con la richiesta di un voto di fiducia: prima a Palazzo Madama, poi (alle 16), a Montecitorio.
IL DISCORSO - Un discorso deciso, nel quale Letta ha ricordato le azioni dei primi cinque mesi di governo e chiesto tempi sufficientemente lunghi per affrontare i temi della crisi economica e sociale .
L’INTESA COL CAPO DELLO STATO - Forte dell’intesa con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - che vuole un governo fino a tutto il 2014 - e dell’appoggio di quei parlamentari del Pdl che hanno deciso di non seguire più Berlusconi, Letta ha dunque parlato al Senato, poi nel pomeriggio alla Camera. I deputati e senatori che voteranno la fiducia al governo Letta sono circa 40 «basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche», ha affermato Carlo Giovanardi entrando in Senato mercoledì mattina. A Montecitorio il Pd, grazie al premio di maggioranza, è comunque autosufficiente. Berlusconi e i parlamentari che gli resteranno fedeli, i cosiddetti “falchi”, salvo colpi di scena dell’ultima ora, dovrebbero votare contro la fiducia al governo, mentre i cinque ministri Pdl le cui dimissioni sono state respinte da Letta, saranno a fianco del premier.
LO STRAPPO - In mattinata è stato cancellato l’incontro a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, ultimo tentativo di mediazione prima delle comunicazioni del premier in Senato, previste alle 9,30. E ultima prova di dialogo dopo il faccia a faccia nella notte. Il colpo di scena di martedì è stato lo strappo dell’ala moderata del Pdl, guidata dal “delfino” Angelino Alfano e dei 4 ministri. Anche l’incontro nella notte a Palazzo Grazioli non ha fatto arretrare quello che è ancora il segretario politico del Pdl: le posizioni dei due sono rimaste invariate con il segretario del Pdl pronto a votare la fiducia al governo Letta e il Cavaliere intenzionato a sfiduciarlo.
1 commenti:
A me la Letta's family e gli Alfetta boys non fanno assolutamente ridere..
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