Roma - Nessuno osa pronunciare la parola Bot, perché i titoli di Stato restano un tabù e solo evocare una tassa che intacchi il risparmio più antico e meno speculativo rischia di provocare reazioni difficili da controllare. Ma la sostanza c'è e non da oggi. La legge di Stabilità approvata la settimana scorsa dal governo e che oggi inizia il percorso parlamentare, incrementa la «imposta di bollo su comunicazioni relative a prodotti finanziari». La tassa c'era già e con il decreto montiano «Salva Italia» era stata incrementata dallo 0,1 per mille allo 0,15. La versione definitiva della legge che approda oggi al Senato la porta allo 0,2 per mille a partire dal 2014. Il governo ha preferito inasprire il bollo sugli investimenti all'aumento delle imposte sulle rendite finanziarie di due punti percentuali, inizialmente inserito nelle legge. Paradossalmente, una misura che avrebbe risparmiato i titoli del debito pubblico italiano. Il balzello sulle comunicazioni, invece, include quasi tutte le forme di risparmio. Le azioni, le obbligazioni. Non c'è una esclusione esplicita per Bot, Cct, Ctz. Era stata proposta nei giorni scorsi, ma è stata esclusa per ragioni di copertura. Restano i limiti della legge già in vigore, come l'esclusione dei fondi pensione e sanitari. Sono compresi anche i buoni fruttiferi postali, per i quali vale però una franchigia di 5mila euro. In generale, sono esclusi gli investimenti complessivi sotto i 17.100 euro, che continueranno a pagare l'imposta minima annuale di 34,2 euro. L'aggravio del dossier titoli è una delle voci più importanti delle coperture. Vale, secondo il comunicato del governo che risale al giorno del Consiglio dei ministri, 900 milioni di euro. Nella relazione tecnica la cifra è calata a 527 milioni di euro. Possibile che questo sia uno dei capitoli della legge che il Parlamento modificherà. Ieri il presidente della Repubblica ha dato il via libera al testo, fresco di bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato. Oggi approda a Palazzo Madama, con le comunicazioni del presidente Pietro Grasso. Il centrodestra si appresta a dare battaglia sul fisco, in particolare quello che grava sulla casa. Ma anche sull'imposta sul risparmio potrebbero emergere proposte di maggioranza. Ufficialmente, tutti sono contrari a tassare i titoli di Stato, nessuno parla di questo inasprimento che, anche se non tocca direttamente i Bot, colpisce il «contenitore» nel quale il risparmiatore è obbligato a tenerli. Così com'è, la misura rischia di accontentare solo Susanna Camusso. Solo il segretario generale della Cgil si è schierata ufficialmente per tassare i titoli di Stato.
martedì 22 ottobre 2013
Non aumenteranno le tasse...
L'esproprio di Letta sui piccoli risparmi: salasso pure per i Bot. La legge di Stabilità arriva oggi in Senato. Ennesimo ritocco dell'imposta sul dossier titoli: così il governo vuole fare cassa ai danni delle famiglie. Esenti gli investimenti sotto i 17mila euro: pagano ancora il minimo. È contenta solo la Cgil di Antonio Signorini
Roma - Nessuno osa pronunciare la parola Bot, perché i titoli di Stato restano un tabù e solo evocare una tassa che intacchi il risparmio più antico e meno speculativo rischia di provocare reazioni difficili da controllare. Ma la sostanza c'è e non da oggi. La legge di Stabilità approvata la settimana scorsa dal governo e che oggi inizia il percorso parlamentare, incrementa la «imposta di bollo su comunicazioni relative a prodotti finanziari». La tassa c'era già e con il decreto montiano «Salva Italia» era stata incrementata dallo 0,1 per mille allo 0,15. La versione definitiva della legge che approda oggi al Senato la porta allo 0,2 per mille a partire dal 2014. Il governo ha preferito inasprire il bollo sugli investimenti all'aumento delle imposte sulle rendite finanziarie di due punti percentuali, inizialmente inserito nelle legge. Paradossalmente, una misura che avrebbe risparmiato i titoli del debito pubblico italiano. Il balzello sulle comunicazioni, invece, include quasi tutte le forme di risparmio. Le azioni, le obbligazioni. Non c'è una esclusione esplicita per Bot, Cct, Ctz. Era stata proposta nei giorni scorsi, ma è stata esclusa per ragioni di copertura. Restano i limiti della legge già in vigore, come l'esclusione dei fondi pensione e sanitari. Sono compresi anche i buoni fruttiferi postali, per i quali vale però una franchigia di 5mila euro. In generale, sono esclusi gli investimenti complessivi sotto i 17.100 euro, che continueranno a pagare l'imposta minima annuale di 34,2 euro. L'aggravio del dossier titoli è una delle voci più importanti delle coperture. Vale, secondo il comunicato del governo che risale al giorno del Consiglio dei ministri, 900 milioni di euro. Nella relazione tecnica la cifra è calata a 527 milioni di euro. Possibile che questo sia uno dei capitoli della legge che il Parlamento modificherà. Ieri il presidente della Repubblica ha dato il via libera al testo, fresco di bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato. Oggi approda a Palazzo Madama, con le comunicazioni del presidente Pietro Grasso. Il centrodestra si appresta a dare battaglia sul fisco, in particolare quello che grava sulla casa. Ma anche sull'imposta sul risparmio potrebbero emergere proposte di maggioranza. Ufficialmente, tutti sono contrari a tassare i titoli di Stato, nessuno parla di questo inasprimento che, anche se non tocca direttamente i Bot, colpisce il «contenitore» nel quale il risparmiatore è obbligato a tenerli. Così com'è, la misura rischia di accontentare solo Susanna Camusso. Solo il segretario generale della Cgil si è schierata ufficialmente per tassare i titoli di Stato.
Roma - Nessuno osa pronunciare la parola Bot, perché i titoli di Stato restano un tabù e solo evocare una tassa che intacchi il risparmio più antico e meno speculativo rischia di provocare reazioni difficili da controllare. Ma la sostanza c'è e non da oggi. La legge di Stabilità approvata la settimana scorsa dal governo e che oggi inizia il percorso parlamentare, incrementa la «imposta di bollo su comunicazioni relative a prodotti finanziari». La tassa c'era già e con il decreto montiano «Salva Italia» era stata incrementata dallo 0,1 per mille allo 0,15. La versione definitiva della legge che approda oggi al Senato la porta allo 0,2 per mille a partire dal 2014. Il governo ha preferito inasprire il bollo sugli investimenti all'aumento delle imposte sulle rendite finanziarie di due punti percentuali, inizialmente inserito nelle legge. Paradossalmente, una misura che avrebbe risparmiato i titoli del debito pubblico italiano. Il balzello sulle comunicazioni, invece, include quasi tutte le forme di risparmio. Le azioni, le obbligazioni. Non c'è una esclusione esplicita per Bot, Cct, Ctz. Era stata proposta nei giorni scorsi, ma è stata esclusa per ragioni di copertura. Restano i limiti della legge già in vigore, come l'esclusione dei fondi pensione e sanitari. Sono compresi anche i buoni fruttiferi postali, per i quali vale però una franchigia di 5mila euro. In generale, sono esclusi gli investimenti complessivi sotto i 17.100 euro, che continueranno a pagare l'imposta minima annuale di 34,2 euro. L'aggravio del dossier titoli è una delle voci più importanti delle coperture. Vale, secondo il comunicato del governo che risale al giorno del Consiglio dei ministri, 900 milioni di euro. Nella relazione tecnica la cifra è calata a 527 milioni di euro. Possibile che questo sia uno dei capitoli della legge che il Parlamento modificherà. Ieri il presidente della Repubblica ha dato il via libera al testo, fresco di bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato. Oggi approda a Palazzo Madama, con le comunicazioni del presidente Pietro Grasso. Il centrodestra si appresta a dare battaglia sul fisco, in particolare quello che grava sulla casa. Ma anche sull'imposta sul risparmio potrebbero emergere proposte di maggioranza. Ufficialmente, tutti sono contrari a tassare i titoli di Stato, nessuno parla di questo inasprimento che, anche se non tocca direttamente i Bot, colpisce il «contenitore» nel quale il risparmiatore è obbligato a tenerli. Così com'è, la misura rischia di accontentare solo Susanna Camusso. Solo il segretario generale della Cgil si è schierata ufficialmente per tassare i titoli di Stato.
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