Una recente indagine condotta dalla Cgil e dal Cer (Centro Europa ricerche) denuncia, senza usare mezzi termini, il sistema fiscale italiano che, numeri alla mano, risulta essere "sempre più iniquo" tanto da aggravare, di giorno in giorno, il fenomeno dell’incapienza. Il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge a Che tempo che faNel Belpaese ci sono, infatti, persone troppo povere anche per avere "sconti" fiscali: gli incapienti sono 9,3 milioni. Di questi l’80% circa sono lavoratori dipendenti e pensionati che popolano la classe dei redditi "fino a 15mila euro" l’anno. Di manovra in manovra, di governo in governo, il sistema prevideziale è rimasto (quasi) sempre lo stesso. Adesso, però, sembrerebbe che il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge abbia preso in mano la partita per cambiare l'Inps. Non per alzare le pensioni minime, non per garantire agli anziani che oggi vivono con poche centinaia di euro di riuscire a tirare a fine mese, ma per assicurare a tutti gli immigrati che lasciano l'Italia di percepire una pensione (pagata dal nostro ente di previdenza sociale) nel loro Paese. "Oggi una persona che lascia il nostro Paese per tornare nel suo Paese di origine non può usufruire della pensione nè accedere ai contributi versati in Italia". Lavorando a stretto gomito con la Farnesina, il ministero del Lavoro e l’Inps, la Kyenge si è quindi messa sotto per cambiare gli accordi di reciprocità in modo che chi torna al proprio paese d’origine dopo aver lavorato in Italia possa percepire la pensione e recuperare i contributi. Intervenendo a Torino alla presentazione di un rapporto sull’immigrazione promosso dalla Compagnia di Sanpaolo, la titolare dell’Integrazione ha assicurato che questi accordi porterebbero vantaggi anche per l’Italia: "Consentirebbero vantaggi non al solo al migrante, di uscire dall’invisibilità, ma anche allo Stato italiano che beneficerebbe dei contributi versati dai lavoratori stranieri". Una strada questa che secondo la Kyenge potrebbe contrastare anche il lavoro nero. "Se un migrante - ha concluso il ministro - quando torna nel suo Paese sa che può usufruire della pensione, non ha interesse a lavorare in nero, quindi è anche un modo per combattere l’illegalità". Una misura che avrebbe sicuramente effetti dannosi sui conti del nostro sistema pensionistico.
martedì 15 ottobre 2013
Kyenge e inps
Le mani della Kyenge sull'Inps: "Pensione agli immigrati che tornano a casa". Il ministro all'Integrazione vuole cambiare gli accordi di reciprocità. Una misura che avrebbe sicuramente effetti dannosi sui conti dell'Inps di Sergio Rame
Una recente indagine condotta dalla Cgil e dal Cer (Centro Europa ricerche) denuncia, senza usare mezzi termini, il sistema fiscale italiano che, numeri alla mano, risulta essere "sempre più iniquo" tanto da aggravare, di giorno in giorno, il fenomeno dell’incapienza. Il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge a Che tempo che faNel Belpaese ci sono, infatti, persone troppo povere anche per avere "sconti" fiscali: gli incapienti sono 9,3 milioni. Di questi l’80% circa sono lavoratori dipendenti e pensionati che popolano la classe dei redditi "fino a 15mila euro" l’anno. Di manovra in manovra, di governo in governo, il sistema prevideziale è rimasto (quasi) sempre lo stesso. Adesso, però, sembrerebbe che il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge abbia preso in mano la partita per cambiare l'Inps. Non per alzare le pensioni minime, non per garantire agli anziani che oggi vivono con poche centinaia di euro di riuscire a tirare a fine mese, ma per assicurare a tutti gli immigrati che lasciano l'Italia di percepire una pensione (pagata dal nostro ente di previdenza sociale) nel loro Paese. "Oggi una persona che lascia il nostro Paese per tornare nel suo Paese di origine non può usufruire della pensione nè accedere ai contributi versati in Italia". Lavorando a stretto gomito con la Farnesina, il ministero del Lavoro e l’Inps, la Kyenge si è quindi messa sotto per cambiare gli accordi di reciprocità in modo che chi torna al proprio paese d’origine dopo aver lavorato in Italia possa percepire la pensione e recuperare i contributi. Intervenendo a Torino alla presentazione di un rapporto sull’immigrazione promosso dalla Compagnia di Sanpaolo, la titolare dell’Integrazione ha assicurato che questi accordi porterebbero vantaggi anche per l’Italia: "Consentirebbero vantaggi non al solo al migrante, di uscire dall’invisibilità, ma anche allo Stato italiano che beneficerebbe dei contributi versati dai lavoratori stranieri". Una strada questa che secondo la Kyenge potrebbe contrastare anche il lavoro nero. "Se un migrante - ha concluso il ministro - quando torna nel suo Paese sa che può usufruire della pensione, non ha interesse a lavorare in nero, quindi è anche un modo per combattere l’illegalità". Una misura che avrebbe sicuramente effetti dannosi sui conti del nostro sistema pensionistico.
Una recente indagine condotta dalla Cgil e dal Cer (Centro Europa ricerche) denuncia, senza usare mezzi termini, il sistema fiscale italiano che, numeri alla mano, risulta essere "sempre più iniquo" tanto da aggravare, di giorno in giorno, il fenomeno dell’incapienza. Il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge a Che tempo che faNel Belpaese ci sono, infatti, persone troppo povere anche per avere "sconti" fiscali: gli incapienti sono 9,3 milioni. Di questi l’80% circa sono lavoratori dipendenti e pensionati che popolano la classe dei redditi "fino a 15mila euro" l’anno. Di manovra in manovra, di governo in governo, il sistema prevideziale è rimasto (quasi) sempre lo stesso. Adesso, però, sembrerebbe che il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge abbia preso in mano la partita per cambiare l'Inps. Non per alzare le pensioni minime, non per garantire agli anziani che oggi vivono con poche centinaia di euro di riuscire a tirare a fine mese, ma per assicurare a tutti gli immigrati che lasciano l'Italia di percepire una pensione (pagata dal nostro ente di previdenza sociale) nel loro Paese. "Oggi una persona che lascia il nostro Paese per tornare nel suo Paese di origine non può usufruire della pensione nè accedere ai contributi versati in Italia". Lavorando a stretto gomito con la Farnesina, il ministero del Lavoro e l’Inps, la Kyenge si è quindi messa sotto per cambiare gli accordi di reciprocità in modo che chi torna al proprio paese d’origine dopo aver lavorato in Italia possa percepire la pensione e recuperare i contributi. Intervenendo a Torino alla presentazione di un rapporto sull’immigrazione promosso dalla Compagnia di Sanpaolo, la titolare dell’Integrazione ha assicurato che questi accordi porterebbero vantaggi anche per l’Italia: "Consentirebbero vantaggi non al solo al migrante, di uscire dall’invisibilità, ma anche allo Stato italiano che beneficerebbe dei contributi versati dai lavoratori stranieri". Una strada questa che secondo la Kyenge potrebbe contrastare anche il lavoro nero. "Se un migrante - ha concluso il ministro - quando torna nel suo Paese sa che può usufruire della pensione, non ha interesse a lavorare in nero, quindi è anche un modo per combattere l’illegalità". Una misura che avrebbe sicuramente effetti dannosi sui conti del nostro sistema pensionistico.
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