mercoledì 2 ottobre 2013

Dicevamo?

Le ingerenze dell’Europa: giro di telefonate per convincere a votare fiducia

BRUXELLES
Le istituzioni europee hanno accolto con entusiasmo, e non poteva essere diversamente, il voto di fiducia del Parlamento italiano al governo Letta. “Posso reiterare la posizione della Commissione – ha affermato questo pomeriggio il presidente della Commissione europea  José Manuel Barroso – La stabilità politica per l’Italia è essenziale”. Bisogna “evitare qualsiasi crisi politica artificiale che possa nuocere alla fiducia che l’Italia sta recuperando agli occhi degli investitori”. Quella che sta perdendo agli occhi degli italiani non conta evidentemente. Comandano gli “investitori”, non il popolo.  Ancora meno la democrazia degli Stati, viste le continue ingerenze europee nelle vicende politiche interne. E’ inoltre evidente la paura dell’Europa rispetto all’ipotesi di nuove elezioni che potrebbero portare all’affermazione di movimenti euroscettici, e alla caduta del castello di carta che si sono costruiti. Cercano di rinviare la fine, ma non potranno farlo all’infinito. Barroso ha poi aggiunto: “Non posso che ripetere il mio appello a uno sforzo di stabilità perché ciò che è sul tavolo è essenziale, non solo per l’Italia ma anche per l’euro e per l’Unione Europea, a causa naturalmente del peso economico dell’Italia”. La salvezza dell’Euro la vuole solo l’UE, non certo i popoli europei che con l’avvento della moneta unica hanno ottenuto solo fame e miseria. Sui contatti avuti nelle ultime ore con esponenti dell’establishment italiano ha poi ammesso le ingerenze europee nella vicenda politica italiana, confermando l’idea dell’Italia come provincia europea priva di sovranità: “Posso dirvi e confermarvi che ho effettivamente parlato con Silvio Berlusconi, dicendogli naturalmente la nostra preoccupazione sulla stabilità. Ho parlato anche con il presidente Giorgio Napolitano, il primo ministro Enrico Letta. Credo sia il mio dovere in quanto presidente della Commissione di attirare l’attenzione degli uomini politici a livello nazionale sulle conseguenze per l’Europa delle decisioni che prendono sul versante nazionale”.

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