martedì 10 luglio 2012
Parole, parole, parole...
Contro le scelte del premier s'è creata un'alleanza che va dal Pdl a Rifondazione. Azzurri gelosi: l'esecutivo cambia soltanto se si lamenta Bersani. Quanto porterà nelle casse dello stato il taglio delle province? Zero euro. E quanti ne porterà il taglio delle auto blu? Zero euro. E quanto la scure sui consigli di amministrazione delle società pubbliche? Zero euro. E la famosa falciatrice dei dipendenti pubblici? Quanto risparmierà l’Italia grazie alla cacciata dei fannulloni che Mario Monti aveva già dato per fatta ad Angela Merkel e Francois Hollande? Zero euro. Anzi, in questo caso si spenderà perfino un po’ di più: una trentina di milioni di euro da qui alla fine del 2015. Filtrata attraverso le nude cifre della Ragioneria generale dello Stato che ha validato la relazione tecnica del decreto legge, la spending review di Monti sembra assai diversa dagli annunci trionfali delle prime ore. Densa per altro di sorprese, perché poi le cifre per evitare l’aumento dell’Iva da qualche è parte saltano effettivamente fuori. Ma su quei punti c’è stato grande silenzio.
Cominciamo dalla vicenda più clamorosa: quella del taglio dei dipendenti pubblici. Ad essere tagliate sono in parte le piante organiche (cioè il numero di dipendenti che ministeri, enti pubblici ed enti locali possono avere teoricamente), in parte i costi di struttura che sono più reali. Su quasi tutta la stampa nel weekend abbiamo letto titoloni di prima pagina che annunciavano la cacciata di 24 mila dipendenti pubblici. Il dato in effetti è vero: 11 mila sono dipendenti dello stato centrale, e 13 mila dipendenti degli enti locali. Sarebbero in sovrannumero rispetto alle dotazioni organiche ridotte. Perché in moltissimi casi le piante organiche sono superiori del 15-20% ai dipendenti effettivi, quindi il taglio del 10% previsto dal decreto non comporta nessuna riduzione reale dei dipendenti. In altri casi invece si trovano dipendenti pubblici in sovrannumero. La loro condizione però è assai particolare. Perché di questi 24 mila ben 8 mila (6 mila nei ministeri, 2 mila negli enti locali) avrebbero dovuto essere già in pensione, solo che hanno utilizzato la facoltà di chiedere il trattenimento in servizio oltre i limiti di vecchiaia. In tempo di crisi, basta semplicemente mandarli in pensione come sarebbe dovuto avvenire, e non ci sarà alcun dramma. Gli altri 16 mila avrebbero comunque raggiunto nel giro di pochi mesi l’età della pensione (qualcuno già entro il 31 dicembre 2011) con le regole antecedenti alla riforma di Elsa Fornero. La scelta quindi è stata - come per gli esodati - non tenere conto delle nuove regole, mandando in pensione i 16 mila da qui al 2014. Per questo non ci sono risparmi: la pensione è quasi equivalente allo stipendio pubblico, e ai travet che ci vanno lo Stato deve pagare pure il Tfr, rimettendoci finanziariamente. La vera mazzata arriva da un’applicazione rigida del turn over in alcuni comparti che ne erano esenti. Il settore più colpito - con le conseguenze che si possono facilmente immaginare - è quello delle forze di polizia. Fino ad oggi per loro non valeva il blocco del turn over: andava in pensione un poliziotto o un carabiniere, e si poteva sostituire con un giovane da assumere. Monti ha messo una nuova regola (che tanto non potrà resistere davanti alla prima emergenza di ordine pubblico): ogni 5 poliziotti, carabinieri o finanzieri che se ne vanno in pensione, si può assumere al massimo un giovane. Ed è qui che il premier prende grandi risparmi per la sua spending review: 94,7 milioni di euro già nel 2012, 283, 1 milioni di euro nel 2013; 469 milioni di euro nel 2014; 619 milioni di euro nel 2015 e 676 milioni di euro nel 2016. La stessa regola viene introdotta per i vigili del fuoco e per le università: a regime il taglio supera il miliardo di euro, e costituisce insieme alla stangata sulla sanità e alla solita riduzione dei trasferimenti per gli enti locali, la parte più consistente della manovra.
Valgono poco invece i tagli ai tribunali che tante proteste hanno suscitato: 70 milioni a regime, a cui si aggiungono i risparmi da 40 milioni di euro previsti riducendo le intercettazioni telefoniche delle procure. Non sono stati invece contabilizzati nemmeno per un euro i tagli ai costi della politica previsti nella manovra (riduzione province, cda pubblici e auto blu). La relazione tecnica dice che certo i costi non aumenteranno, ma che solo alla fine si potranno fare i conti e quindi è meglio non contabilizzare risparmi. Per altro per alcune di queste norme non sono nemmeno indicate date certe.
di Fosca Bincher
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