martedì 28 agosto 2012
Crescitalia...
Roma - Inutile, dispendioso, ingiusto. Il ministro della Pubblica Istruzione, Francesco Profumo, scivola sul concorsone. Non è ancora uscito il bando, atteso per il 24 settembre, ma il vaso di Pandora si è già dischiuso e sono tutti sul piede di guerra. Sindacati, precari, tirocinanti. Certamente ciascuno tira acqua al suo mulino ma ci sono ragioni obiettive per bocciare questo concorso che costerà milioni di euro e non servirà a niente. Il concorso infatti è aperto ai docenti già abilitati. Sono circa 230.000, anche se le cifre quando si parla di insegnanti e di scuola sono sempre fluttuanti. Bene, la maggioranza di questi docenti è già inserita nella cosiddetta graduatoria ad esaurimento. Perché aprire una procedura concorsuale che, tanto per fare qualche calcolo, impegnerà migliaia di persone nel ruolo di commissari che verranno distolte dalla scuola per formare le commissioni di esame e dunque dovranno essere sostituite da supplenti? Se davvero i candidati si presenteranno in 230.000 nonostante i posti disponibili siano soltanto 11.892 i costi supereranno facilmente i 150 milioni di euro. Come? Occorreranno migliaia, forse 3.000 o più, di insegnanti per coprire il ruolo di commissari nelle commissioni di esame. Verranno distolti dal lavoro e sostituiti in classe da supplenti: tutti costi in più ai quali si aggiungeranno i costi vivi per le procedure. A parte i costi ci sono poi le ragioni di principio. Fino a ieri e per oltre dieci anni quando una cattedra restava scoperta l'insegnante passava di ruolo e otteneva il contratto a tempo indeterminato. Ora invece è stato indetto un concorso per ottenere un contratto a tempo indeterminato nonostante siano chiamati a candidarsi docenti con le stesse caratteristiche di quelli che invece per essere immessi in ruolo non hanno dovuto fare un concorso. È giusto? Assolutamente no, dicono, proprio quei precari che già insegnano da anni e sono in graduatoria. Pronti tutti insieme ad impugnare il bando di concorso non appena uscirà in Gazzetta Ufficiale ritenendo inaccettabile dover superare una prova che fino a ieri non esisteva.
Il ministro Profumo però difende il concorso perché, ha spiegato, così in classe arriveranno «docenti più giovani vicini ai nuovi insegnamenti alle tecnologie avanzate». Ma i già abilitati, dunque la maggioranza hanno un'età media intorno ai 40 anni. I giovani devono ancora cominciare i loro corsi abilitanti, i Tirocini Formativi Attivi (Tfa), e quindi non faranno il concorso. Oltretutto, accusano sempre i precari, proprio i disastrosi test pieni di errori somministrati per l'accesso ai Tfa dimostrano che il ministero non è in grado di elaborare test, esami o concorsi che davvero misurino la preparazione degli insegnanti. A criticare il ministro su questo punto anche il senatore della Lega, Mario Pittoni. «Ma quale occasione per i giovani - sbotta Pittoni -. Dal concorso per insegnanti i giovani sono praticamente esclusi. In base al Dpr 460 del 1998, salvo casi particolari, può partecipare ai concorsi a cattedre successivi al 1° maggio 2002 solo chi è già abilitato, e tra questi i giovani sono davvero pochini. Senza abilitazione può partecipare in via transitoria soltanto chi ha conseguito un diploma entro giugno 1999 oppure una laurea quadriennale entro l'anno accademico 2001/2002 o una laurea quinquennale entro il 2002/2003». Insomma il concetto di gioventù è molto relativo. Il primo punto da chiarire dunque è quello dell'accesso al concorso perché sembra che il ministro, probabilmente spinto anche dall'alzata di scudi, voglia introdurre delle eccezioni al requisito dell'abilitazione per aprire anche ai più giovani. Un nodo assai delicato perché a quel punto si potrebbero scatenare ricorsi a pioggia.
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