lunedì 27 agosto 2012
Falliti mai falliti sul serio...
Falliti e servi allo sbaraglio di Eugenio Orso
Non sono affatto sicuro che Beppe Grillo dice bene, cogliendo la sostanza delle cose, quando si rivolge alla mignatta neoliberale Bersani – apostata del comunismo e capofila politico dei servitori delle Aristocrazie finanziarie nella penisola – in questi esatti termini: «Si rassicuri, lei non è un fascista. E’ solo un fallito. Lo è lei insieme a tutti i politici incompetenti e talvolta ladri che hanno fatto carne da porco dell’Italia e che ora pretendono di darci anche lezioni di democrazia. Per rimanere a galla farete qualunque cosa. A Reggio Emilia si celebra Pio La Torre mentre si tratta con l’Udc di Cuffaro. Amen.»
Non credo che Bersani, con molte altre marionette al servizio del neocapitalismo finanziario, nell’agone politico nazionale, sia da considerarsi soltanto un fallito, e quindi un incapace e un incompetente, frutto di una “selezione inversa” e del depotenziamento della politica in uno stato sempre meno sovrano, perché i padroni globali della classe dominante, che lo tengono saldamente al guinzaglio, non sono disposti a tollerare troppo a lungo, oltre un certo limite, l’incompetenza, l’incapacità, il fallimento, che potrebbero improvvisamente ritorcersi contro di loro e i loro interessi.
Un fallito incapace non è certo il miglior servo, tenendo conto che per le sue “caratteristiche” potrebbe fare dei danni rilevanti anche al padrone, e per giunta, come ben sappiamo, la classe dominate globale è in grado di sostituire i suoi servitori, e fra questi i politici nazionali liberaldemocratici nei paesi sottomessi, senza eccessive difficoltà, quando arriva il momento buono, come è accaduto nel novembre dello scorso anno con Silvio Berlusconi, alla guida del governo. Senza dubbio il capoccia pidiino Bersani, assieme a molti altri esponenti della sua camarilla politica (e delle camarille apparentemente avverse), ha contribuito a fare “carne di porco” del paese e degli italiani, come afferma Grillo, ma non per mera incapacità, per sconcertante approssimazione, per pressappochismo innato, per pura necessità di sopravvivenza della burocrazia politica (e della sinistra degenerata) che il suddetto rappresenta. Venendo al dunque, per quanto mi riguarda Bersani potrà essere tutto – un apostata, un imbroglione, un mentitore, un servo dei grandi poteri, addirittura un “ommemmerda”, in compagnia di tanti altri capi e capetti della sinistra neoliberista postcomunista – ma non proprio e non esattamente un fallito incapace, come sembra sostenere con forza l’arrabbiato Beppe Grillo, il quale probabilmente si illude di “sparare sulla Croce Rossa”, o sugli zombie caracollanti, come nei noti filmetti americani del genere. Considerando che il destino dell’Italia è interamente nelle mani delle Aristocrazie finanziarie occidentali, e che la politica minore liberaldemocratica non ha più alcun potere decisionale effettivo sulle materie che contano (dalla moneta all’istruzione pubblica e alla sanità), Bersani, da bravo e fedele lacchè, sta soltanto eseguendo gli ordini esterni che gli piovono dall’altrove e dall’alto, assumendo comportamenti politici conformi al ruolo che d’autorità è stato assegnato ai leader di partito, a lui e naturalmente agli altri compari nella sua stessa condizione “servile”, senza distinzione alcuna di schieramento parlamentare: dagli Alfano in Berlusconi ai Casini in Caltagirone.
Si illude forse il buon Beppe che questi avversari visibili sul tormentato terreno politico nazionale, “hot line” e livello più basso della catena di comando globalista, crolleranno di schianto quando e se ci saranno le politiche, e si apriranno le porte per un cambiamento “democratico” che rispetti la (sempre più fantomatica) volontà popolare, ma probabilmente così non sarà, perché la regia è esterna e sapiente, la legge elettorale si lascia scrivere, per togliere seggi alle liste di Grillo e darli ai servitori delle Aristocrazie globali, per predeterminare gli eletti e le maggioranze future fedeli alla “linea Monti”, e cioè quelle preconizzate, non a caso, anche dal tristo Napolitano. In poche parole, se si resta all’interno del sistema, come ha fatto il buon Beppe, accettando le sue regole e partecipando ai suoi riti (in tal caso elettorali), si è già sconfitti in partenza e ci si può pure illudere, illudendo nel contempo milioni di italiani in supposta buona fede, di aver a che fare con ridicoli zombi della politica, con cadaveri che attendono sepoltura, con falliti congeniti, con meri incapaci, facili da sconfiggere e da mettere da parte. A Bersani è stato assegnato il compito di ingannare gli italiani – assolto finora abbastanza bene dalla sinistra di sistema e da lui stesso – di votare le controriforme del lavoro e del pubblico impiego senza creare problemi a Monti (manomissione dell’articolo 18 e Spending review di tagli a tutto al settore pubblico), riuscendo, però, attraverso funambolismi e menzogne, a trattenere il grosso del consenso dei lavoratori dipendenti e degli statali, e di costruire alleanze politiche, con annessi cartelli elettorali, aderenti ai diktat programmatici euroglobalisti, in continuità con l’attuale governo del Quisling Monti, questo perché è il merdosissimo Pd (e mi si perdoni, una volta tanto, per l’elegante espressione) che dovrà vincere le prossime politiche, con o senza i pur utili compari centristi dell’Udc di Casini/ Cuffaro.
Bersani, esattamente come fanno i suoi pari grado Alfano e Casini, ascolta la “Voce del Padrone”, interpreta i desideri e la volontà della potente Aristocrazia finanziaria, e agisce di conseguenza, commettendo certo qualche errore (errare è umano anche per lacchè e servitori), fino ad ora, però, mai irreparabile, ma, in non pochi casi, raggiungendo comunque gli obiettivi assegnati e salvando così il suo posteriore di servo. Infatti, finora sono passate senza scossoni sociali rilevanti tutte le misure di Monti, anche quelle che incideranno nella carne viva dei lavoratori pubblici e privati, grazie all’opera del Pd di Bersani, integrata dall’azione della CGIL della Camusso. A ben vedere, quello che il Padrone ha assegnato a Bersani, e a tutto il suo “pool” di rinnegati sinistroidi, non è un compito facile, e non è certo un compito che può essere assolto da un fallito-incapace, da un totale incompetente nelle (raffinate) arti dell’imbroglio delle masse e della menzogna politica, per le quali Bersani e la nomenklatura burocratico-partitica pidiina sono molti versati. Si tratta di simulare un blocco sociale rappresentato ed uno straccio di programma politico puntualmente disatteso, in occasione delle prossime elezioni per il parlamento, di trattenere il voto di coloro che sono i più colpiti dalle controriforme montiane – lavoratori dipendenti pubblici e privati, pensionati, precari, eccetera – che, fra l’altro, dovrebbero costituire il grosso della base elettorale di Bersani e del Pd, continuando, però, fino all’ultimo a sostenere con il voto parlamentare il massacro sociale operato da Monti, ben sapendo che una volta al governo si continuerà sulla stessa linea, e le politiche adottate non potranno che essere quelle euroglobaliste imposte dall’esterno.
Ci vuole “mestiere” – oltre che una buona dose di cinismo, di malafede e un’assoluta assenza di Etica – per ottenere simili risultati, altro che “falliti”, cadaveri o zombie! Certo che per fare cose del genere ci vuole anche una certa dose di incoscienza, e naturalmente un robusta dose di fiducia nella tenuta sistemica complessiva, perché sono proprio i servi come Bersani che “ci mettono la faccia”, che si espongono in prima persona massacrando la popolazione – non le Aristocrazie globali, che li manovrano standosene comodamente nell’”empireo cielo” neocapitalistico! – e se qualcosa andrà male, veramente male (rivolte di massa, insurrezioni distruttive, paese fuori controllo sull’orlo della frantumazione) con buona probabilità saranno loro, per primi, a pagarne personalmente le conseguenze. Bersani questo lo sa, o almeno riesce ad intuirlo, e ne ha dato dimostrazione nelle sue passate dichiarazioni, riconoscendo il pericolo che corre assieme ai suoi pari-grado: con il solito linguaggio colorito e approssimativo, il pericolo dei “cazzotti” per tutti, politici (cioè lui stesso) e tecnici (ossia la squadra di Monti, venduta dai media come quintessenza “tecnica”). Ma Bersani sa anche che questo esito è abbastanza improbabile, almeno nel breve-medio periodo, perché gli strumenti di dominazione neocapitalistici hanno agito in profondità, nell’arco di oltre un ventennio, flessibilizzando e rendendo imbecille una buona parte della popolazione. Lo stesso berlusconismo è servito allo scopo, quale forma italica, peculiare, di idotizzazione della popolazione, della quale ha beneficiato – oltre che Berlusconi per un certo periodo – il sistema nel suo complesso (se ne vedranno ancora per un po’ i frutti venefici) e lo stesso Bersani, con tutto il Pd.
Per questo motivo, reazioni di massa, decise e violente, destabilizzanti, insurrezionali o addirittura rivoluzionarie, sono molto improbabili, e ciò mette relativamente al sicuro i servi politici delle Aristocrazie globali dominanti come Pier Luigi Bersani, il suo compagno di partito Napolitano e il “capo-tecnico” imposto al paese, Mario Monti. Tutto questo il buon Beppe Grillo dovrebbe capirlo, e quindi dovrebbe sapere che non ha a che fare con pittoreschi zombi, o poveri falliti, ma con professionisti dell’inganno, della menzogna, del nascondimento della realtà al servizio del Nuovo Capitalismo finanziarizzato. Ma mi viene il sospetto (fondato?) che Beppe Grillo, il quale scrive i suoi post e le sue dichiarazioni “ufficiali” in stretta collaborazione con l’inseparabile Gianroberto Casaleggio, facitore del celebre blog, queste cose le sa fin troppo bene (sia lui sia l’informatico-politico Casaleggio) e se le scrive lo fa unicamente per raggiungere obiettivi politici e di consenso. Per quanto riguarda l’accusa di “fascismo”, che rimpalla da una sponda all’altra nella polemica Grillo-Bersani, faccio presente che tale accusa ha delle finalità ben precise, simili alle accuse di “comunismo”, di “antisemitismo”, di “populismo”, e via elencando.
Si tratta di accuse infamanti che ovviamente, nella grandissima parte dei casi, non hanno fondamento, ma data la demonizzazione neoliberale e democratica di tutto ciò che non è sistema neocapitalistico e pensiero unico, servono per delegittimare l’interlocutore impedendogli di partecipare al dibattito, un dibattito che deve sempre essere, all’interno del sistema, “politicamente corretto” ed esclusivamente fra veri “democratici”. Quindi Bersani come del resto afferma lo stesso Grillo, non è certo fascista, così come non è (e ancor di meno, se possibile) comunista, o populista (leggi dalla parte del popolo), o addirittura antisemita (leggi critico nei confronti dello stato d’Israele). In conclusione, contraddicendo un po’ Beppe Grillo che attacca il segretario del Pd puntello di Monti, Pier Luigi Bersani, oltre a non essere fascista (né comunista, né populista, né antieuro) non è un fallito, perché altrimenti i globalisti lo avrebbero già eliminato dalla scena, e non è un incompetente, nel suo ruolo di servo della nuova classe dominante global-finanziaria, perché fino ad ora ha assolto in modo abbastanza accettabile (senza infamia e senza lode) i suoi compiti principali, che sono quelli di supportare le controriforme di Monti in parlamento, rendere applicabile il programma trasmesso l’altro anno dalla BCE e mentire al popolo italiano, imbrogliandolo. Il premio del Padrone per il fedele servitore politico Bersani? In futuro, forse, la presidenza del consiglio dei ministri, con buona pace per il buon Beppe Grillo.
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