Premiare i Paesi che si dimostrano seri in Europa e che sono in grado di implementare le riforme strutturali. Rimettere al centro dell’agenda europea crescita e occupazione. Trovare le soluzioni per rilanciare gli investimenti. A due giorni dall’arrivo delle raccomandazioni europee a Roma, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, torna ad insistere sulle priorità che l’Italia porterà in Europa nel corso del semestre di presidenza europeo. Ma, pur alle prese con problematiche di carattere sovranazionale, il ministro non può che guadare anche a casa nostra e alle questioni che quotidianamente impegnano cittadini e governo, a partire dalla Tasi. L’aumento della tassazione sulla casa sembra “apparentemente gigantesco”, ma era atteso, perché nel 2013 l’Imu sulla prima abitazione non è stata affatto pagata e perché comunque saranno i Comuni a decidere l’aliquota, ridimensiona dunque il ministro dopo l’allarme scaturito dai dati della Banca d’Italia che ha spinto anche il sottosegretario Zanetti a ipotizzare un ripensamento complessivo con un’unificazione della tassazione nel 2015. Le rassicurazioni di Padoan arrivano quindi anche sul bonus Irpef, per il quale grazie a misure strutturali e “tagli permanenti di spesa” si troveranno coperture sufficienti per garantire gli 80 euro in più in busta paga in modo altrettanto permanente.
Parlando a tutto campo al Festival dell’Economia di Trento, il ministro si imbatte suo malgrado, anche in una delle materie in Italia più delicate, soprattutto dopo la riforma Fornero, aprendo un “caso pensioni”. Parlando della staffetta generazionale, tema caldo della riforma della Pubblica amministrazione, il ministro ha sottolineato di non aver “mai creduto che gli anziani rubassero il lavoro ai giovani”. “Non sono a favore di una diminuzione dell’età, piuttosto di un graduale aumento“, dice con parole che però lui stesso si è affretta a precisare poco dopo, spiegando che in Italia è in realtà già previsto un adeguamento all’allungamento delle aspettative di vita e che il riferimento era piuttosto ai Paesi, come la Germania, che hanno deciso di abbassare l’età e con cui lui non si trova appunto d’accordo. Qualsiasi argomento riguardi l’Italia, compreso il “vero dramma” del calo della produttività, va però inserito, insiste ancora il ministro, nella prospettiva europea e nella necessità di riportare occupazione e crescita al centro dell’agenda Ue. La bacchetta magica per risolvere il problema del lavoro lui non ce l’ha e l’unico che potrebbe averla – scherza con la platea – è il suo “energico capo” Matteo Renzi. Ma certo un cambiamento di mentalità in Europa, con una maggiore fiducia reciproca tra partner, e l’adozione di una sorta di meccanismi di premialità per chi si dimostra in grado di fare le riforme potrebbero aiutare.
“Se un Paese realizza le riforme strutturali, dovrebbe essergli riconosciuto un differente profilo di bilancio”, ha spiegato il ministro al Wall Street Journal, ripetendo quasi come un mantra in ogni occasione le sue parole chiave: crescita e occupazione. “Se nuovi argomenti vengono messi sul tavolo non è per svicolare, ma per essere seri su crescita e occupazione e questo è l’intento del governo italiano”, ha aggiunto guardando già a lunedì, quando arriveranno anche a Roma le nuove raccomandazioni della Commissione europea. Il messaggio a Bruxelles è chiaro: l’Italia farà le riforme, ma “se si vogliono dare raccomandazioni devono essere complessive e esaustive“, devono cioè tenere conto degli sforzi fatti e degli impegni presi da ciascun Paese. L’unica domanda a cui il ministro non risponde è però quella sul rapporto tra governo e Fiat e su una sudditanza del primo rispetto alla seconda. “Da piccolo mi hanno insegnato che non si risponde a una provocazione e da grande ne sono ancora più convinto”. Parole cui hanno fatto seguito quelle di Sergio Marchionne, anche lui al Festival: “Con Padoan il governo ha un asso nella manica”.
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