sabato 5 gennaio 2013
L'importanza di chiamarsi Mario (e la macchina del servilismo)
La prima domanda è quella di Claudia Vago: «Caro senatore Monti, sicuro che quello che hai fatto (e farai) è ridurre gli sprechi?». La risposta: «In soli 13 mesi abbiamo dimostrato quanto si potrà fare nei prossimi cinque anni». Poi la promessa di cambiare la legge elettorale come primo atto di governo se fosse rieletto: «Questa non è degna di un Paese come l'Italia». E mette come priorità «valorizzare il ruolo delle donne. Senza questo, l'Italia non crescerà». Il tutto in 140 caratteri. Il premier e gli utenti. Mario Monti e Twitter. E la politica diventa 2.0.
SU INTERNET - Il presidente del Consiglio sabato mattina decide di rispondere degli utenti. Migliaia i quesiti. Tanto che #montilive in pochi minuti diventa tra le tendenze più popolari in Italia. Come da programma il senatore Monti si collega alla piattaforma: «Sono qui!». E a dimostrare che è lui, twitta anche una foto.
I QUESITI - Due ore e tre quarti. Per rispondere ai quesiti. Tanti, tantissimi. «Più delle risposte», attacca qualcuno. Ma se ci sono i delusi Dal rilancio del Mezzogiorno al Fiscal Compact. Passando per i beni di prima necessità e la politica. Sulle nuove tecnologie: «Se guiderà nuovo governo cosa farà (di più) per rendere il digitale chiave di sviluppo economico e sociale per nostro Paese?». Quindici minuti dopo: «Cominceremo a pensarlo e utilizzarlo come lo strumento principale per trasparenza ed efficienza della PA». E sul fatto se si sente più italiano o europeo risponde: «Orgogliosamente italiano, decisamente europeo». Poi assicura che se vincerà le elezioni dialogherà con tutti, ma non sosterrà governi non riformisti (né Bersani né Berlusconi). Il tweet gli parte senza aver completato la risposta: «È il bello della diretta». E a chi gli chiede un sorriso, lui non esita: « :)... :) basta così?»
Benedetta Argentieri
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento