L'Austria respinge i migranti in uscita dal territorio italiano e pensa a chiudere le frontiere, la Germania avverte: «Non possiamo accogliere profughi altrui». Dire che davanti alle ondate migratorie che da Africa ed Oriente s'abbattono sulle nostre spiagge l'Italia sia rimasta sola è un eufemismo. «Grazie all'operazione Frontex plus - gongolava qualche giorno fa il ministro dell'Interno Angelino Alfano - si potrà ottenere il primo concreto risultato del semestre di presidenza italiano: aver portato l'Europa a 30 chilometri dalle coste, sulla frontiera di Schengen». Di sicuro, al momento, c'è che l'Europa s'è fermata al Brennero. Ricapitolando: Malta i migranti non li fa neppure avvicinare alle sue coste. In Spagna s'aiutano con filo spinato e recinti. La Grecia a corto di soldi ha piazzato uomini e mezzi a guardia del suo perimetro. Per entrare nel Vecchio Continente non resta che il Belpaese. Fino a ieri approdo, oggi prigione senza carcerieri perché i Paesi confinanti hanno cominciato a respingere i profughi, oltre a coltivare l'idea di sigillare i confini.
Se la Francia, come rivelato da Le Figaro ad agosto, ha rimandato indietro nei primi sei mesi del 2014 3.411 migranti appena giunti dall'Italia, l'Austria ha stoppato dall'inizio dell'anno 4.700 stranieri ai varchi austriaci: in 300 hanno chiesto asilo politico. Il resto - 1.400 soltanto tra luglio ed agosto, 700 nella prima quindicina di settembre - è stato rispedito al mittente: noi. Siriani, iracheni, eritrei. Tra loro molti bambini. In Questura, a Bolzano, si racconta che una volta rifocillati abbiano seguito il destino di tanti altri prima di loro: svaniti nel nulla. Perché i profughi, già a poche ore dal respingimento, sarebbero ormai soliti spostarsi a Milano, da dove tenterebbero di entrare in Svizzera per poi ripartire alla volta di Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Pronti, in alternativa, a ritentare la sorte da Tarvisio o dal Brennero, indispettendo però i rigidi austriaci.
I quali, per tutta risposta, hanno tirato fuori dal cassetto il Piano B: congelare il trattato di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci. Un'ipotesi sostenuta in prima persona dal ministro dell'Interno Johanna Mikl-Leitner e dai governatori di Salisburgo, Burgeland, Bassa e Alta Austria, forse anche come reazione alle accuse lanciate sul fronte tedesco da Andreas Scheuer, segretario generale della Csu (l'Unione cristiano-sociale, il partito principale alleato della Cdu di Angela Merkel), che puntando il dito contro il lassismo (!) transfrontaliero dei cugini viennesi ha lasciato balenare la possibilità di una chiusura delle frontiere sul versante bavarese, aggiungendo: «Lampedusa non deve diventare un sobborgo di Kiefersfelden» (il principale valico tra Austria e Bavaria, ndr ). Più o meno il concetto espresso ieri dal ministro dell'Interno Thomas De Maiziere, che ha ipotizzato di spargere gli immigrati qua e là per l'Europa salvo poi far precisare dal suo portavoce che «la Germania non potrebbe accogliere profughi da altri Paesi Ue, perché è fra quelli che ne conta di più». «È un inaccettabile scaricabarile alle spalle dei profughi», protesta la Caritas altoatesina. «L'Italia prenda esempio dall'Austria», ribatte la Lega Nord, mettendo nel mirino il governo «per aver abbandonato al proprio destino le forze dell'ordine». Che come lamentano i sindacati di polizia, «non ce la fanno più ad affrontare da sole un'emergenza che ha ormai superato il livello di gestibilità». Il mondo brucia e l'Europa fa scudo alzando i muri alle frontiere. Quelle con l'Italia.
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