"Sono stato contagiato dalla Tbc mentre partecipavo all'operazione Mare Nostrum". È la testimonianza raccolta da Francesca Parisella e andata in onda durante la prima puntata di Virus - il contagio delle idee condotta da Nicola Porro. "Con i migranti che giungono nel nostro Paese ho un contatto più che ravvicinato, ho un contatto diretto", racconta l'operatore di polizia, "Un giorno è stato accertato un caso di tubercolosi bacillica che è lo stadio nel quale la persona infetta può contagiare le persone vicine. A seguito di questo siamo stati sottoposti, io e alcuni miei colleghi, a un test Mantoux e nel mio caso è stato accertato il contagio". E questo nonostante, assicura, avesse usato mascherina, camice e guanti di lattice. Una testimonianza piena di rabbia e "angoscia" quella andata in onda su Rai2: "Era evitabile adottando dei sistemi di collocazione idonei, ma soprattutto qualora la persona ahimé malata, contagiosa non fosse giunta sul mio posto di lavoro a quasi mille chilometri di distanza", aggiunge l'agente, "La sua sorte non la conosco. Non possiamo impedire che un ammalato arrivi nel nostro Paese o che sbarchi sulle nostre coste, ma nel momento in cui è sulle nostre coste abbiamo il dovere di impedire che l'ammalato possa contagiare altre persone e il dovere di curarlo". Soprattutto perché la malattia in realtà è tutt'altro che semplice da curare: "La profilassi che sto facendo ha un periodo minimo di sei mesi. Terminata la chemioprofilassi, l'infezione tubercolare (nell'auspicata ipotesi che sia rimasta nella sua fase latente) è un'infezione permanente. Ovvero il batterio stanzierà nell'organismo per tutta la vita. Quindi io per tutta la vita posso ammalarmi di tubercolosi".
venerdì 12 settembre 2014
Non c'era alcun pericolo...
"Così ho preso la Tbc". A "Virus" un agente racconta come si è ammalato mentre partecipava all'operazione Mare Nostrum di Franco Grilli
"Sono stato contagiato dalla Tbc mentre partecipavo all'operazione Mare Nostrum". È la testimonianza raccolta da Francesca Parisella e andata in onda durante la prima puntata di Virus - il contagio delle idee condotta da Nicola Porro. "Con i migranti che giungono nel nostro Paese ho un contatto più che ravvicinato, ho un contatto diretto", racconta l'operatore di polizia, "Un giorno è stato accertato un caso di tubercolosi bacillica che è lo stadio nel quale la persona infetta può contagiare le persone vicine. A seguito di questo siamo stati sottoposti, io e alcuni miei colleghi, a un test Mantoux e nel mio caso è stato accertato il contagio". E questo nonostante, assicura, avesse usato mascherina, camice e guanti di lattice. Una testimonianza piena di rabbia e "angoscia" quella andata in onda su Rai2: "Era evitabile adottando dei sistemi di collocazione idonei, ma soprattutto qualora la persona ahimé malata, contagiosa non fosse giunta sul mio posto di lavoro a quasi mille chilometri di distanza", aggiunge l'agente, "La sua sorte non la conosco. Non possiamo impedire che un ammalato arrivi nel nostro Paese o che sbarchi sulle nostre coste, ma nel momento in cui è sulle nostre coste abbiamo il dovere di impedire che l'ammalato possa contagiare altre persone e il dovere di curarlo". Soprattutto perché la malattia in realtà è tutt'altro che semplice da curare: "La profilassi che sto facendo ha un periodo minimo di sei mesi. Terminata la chemioprofilassi, l'infezione tubercolare (nell'auspicata ipotesi che sia rimasta nella sua fase latente) è un'infezione permanente. Ovvero il batterio stanzierà nell'organismo per tutta la vita. Quindi io per tutta la vita posso ammalarmi di tubercolosi".
"Sono stato contagiato dalla Tbc mentre partecipavo all'operazione Mare Nostrum". È la testimonianza raccolta da Francesca Parisella e andata in onda durante la prima puntata di Virus - il contagio delle idee condotta da Nicola Porro. "Con i migranti che giungono nel nostro Paese ho un contatto più che ravvicinato, ho un contatto diretto", racconta l'operatore di polizia, "Un giorno è stato accertato un caso di tubercolosi bacillica che è lo stadio nel quale la persona infetta può contagiare le persone vicine. A seguito di questo siamo stati sottoposti, io e alcuni miei colleghi, a un test Mantoux e nel mio caso è stato accertato il contagio". E questo nonostante, assicura, avesse usato mascherina, camice e guanti di lattice. Una testimonianza piena di rabbia e "angoscia" quella andata in onda su Rai2: "Era evitabile adottando dei sistemi di collocazione idonei, ma soprattutto qualora la persona ahimé malata, contagiosa non fosse giunta sul mio posto di lavoro a quasi mille chilometri di distanza", aggiunge l'agente, "La sua sorte non la conosco. Non possiamo impedire che un ammalato arrivi nel nostro Paese o che sbarchi sulle nostre coste, ma nel momento in cui è sulle nostre coste abbiamo il dovere di impedire che l'ammalato possa contagiare altre persone e il dovere di curarlo". Soprattutto perché la malattia in realtà è tutt'altro che semplice da curare: "La profilassi che sto facendo ha un periodo minimo di sei mesi. Terminata la chemioprofilassi, l'infezione tubercolare (nell'auspicata ipotesi che sia rimasta nella sua fase latente) è un'infezione permanente. Ovvero il batterio stanzierà nell'organismo per tutta la vita. Quindi io per tutta la vita posso ammalarmi di tubercolosi".
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1 commenti:
Dopo la globalizzazione di merci; uomini e capitali, ora la globalizzazione dei germi. Mi pare giusto
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