"La scuola siamo noi". Lo striscione che porta la firma di Rete Studenti ha campeggiato per tutta la mattinata davanti al Ministero della pubblica istruzione. Il blitz è avvenuto all'alba, mentre Matteo Renzi e i suoi ministri si preparavano a "invadere" le scuole italiane per blandire l'opinione pubblica. È un assaggio dell'autunno caldo che verrà. Perché mentre il premier organizza passerelle e trovate pubblicitarie, i problemi restano e si fanno sentire.
"Cari ministri, andate nelle vostre scuole a parlare con gli studenti e gli insegnanti". L'idea a Renzi è balzata in mente qualche giorno fa. Sguinzagliare la squadra di governo qua e là per fare uno spottone all'esecutivo che si appresta a varare l'ennesima riforma dell'istruzione. Quale occasione migliore se non il primo giorno di scuola? E così Marianna Madia ha inaugurato l'anno scolastico al Plesso Pablo Neruda di Roma. Maria Elena Boschi si è fiondata alla "sua" scuola elementare di Laterina, in provincia di Arezzo. I bimbi l'hanno accolta con l'Inno d'Italia e lo striscione "Ministro Maria Elena.... Ben tornata nella tua scuola!". Lei, compiaciuta, ha sorriso e ringraziato: "Comincia un’avventura nuova, bella. Poi finirà. Ma di imparare non si finisce mai". Poi se ne è andata lasciando un consiglio: "Siate rompiscatole con gli insegnanti, facendo tante domande". Cambi città, e ministro, ma gli slogan suonano più o meno allo stesso modo. "I ragazzi sono la benzina sulla quale deve girare il motore del nostro Paese", ha commentato il Guardasigilli Andrea Orlando in visita a una scuola spezzina. Sempre a Roma, al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini è toccato l'Istituto Sereni di via Prenestina, mentre Giuliano Poletti è stato dirottato su Imola, all’Istituto Scarabelli, dove ha ricordato gli anni in cui arrivava in classe ben oltre lo scoccare della campanella. "Oggi - ha sentenziato la Pinotti al liceo Fermi di Genova - un pezzo della vostra vita prende una strada nuova". E ancora: Lupi a Milano, Galletti a Bologna, Martina a Bergamo e la Guidi a Modena. E così via. Una vera e propria passerella a uso e consumo dei media.
Renzi ha aspettato il suono della campanella in un’aula dell’istituto scolastico intitolato a don Peppino Puglisi, nel quartiere Brancaccio di Palermo. Fuori dalla scuola contestazioni, slogan e schiamazzi. Non c'erano solo i docenti precari a urlare "Lavoro, lavoro!". Un centinaio di disoccupati hanno sfondato le transenne a pochi passi dalla scuola. Daniele Midolo è uno degli insegnanti che da anni lavora con contratti a termine nella scuola, da 28 anni insegna educazione musicale a Catania, così come Antonio Geraci, che di anni ne ha 60 e da 35 è precario. "Chiediamo la stabilizzazione - hanno denunciato i due docenti - l’immediata immissione in ruolo". "Non siamo grasso che cola - ha fatto eco Claudia Platania, insegnante di musica - è inutile fare concorsi quando da anni nelle scuole insegnano docenti come noi". Le note dell'Inno di Mameli sono state coperte da una selva di "Buffone, buffone!".
0 commenti:
Posta un commento