Bruxelles ce lo dice da tempo. L'economia italiana per ripartire ha bisogno di una scossa. Una scossa che solo le riforme possono dare. Serve la riforma del lavoro, una riduzione del carico fiscale sul lavoro, una drastica accellerata sui tempi della giustizia. E serve anche una revisione delle aliquote Iva. Roma non ne parla molto volentieri visto il doppio aumento dal 20 al 22% dei governi Monti e Letta. Eppure secondo una fonte del ministero dell'Economia interpellata dal Messaggero "in questo momento di deflazione un ritocco dell'Iva potrebbe far bene anche per ripartire i prezzi e il gettito potrebbe essere usato per abbassare le tasse sul lavoro".
Questa volta l'aumento non sarebbe rivolto verso le categorie già tassate con l'aliquota del 22%. Il vice ministro del Tesoro Luigi Casero e l'ex responsabile del dipartimento fiscale della Banca d'Italia stanno lavorando a un dossier per decidere come muoversi. Quello che andrebbe riconsiderato è il sistema di esenzioni e agevolazioni che ogni anno sottrae all'erario un gettito stimato di 256 miliardi di euro. Si deve rivedere per esempio l'esenzione dall'Iva per le pompe funebri o le agevolazioni sui prodotti agricoli. Inoltre si valuta un aumento della percentuale Iva per cinema e alberghi che attualmente è fissata al 10%. Non si esclude un aumento anche per i prodotti che si trovano nella fascia del 4% oppure la creazione di una nuova aliquota la 7-8 per cento.
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