venerdì 15 maggio 2020

Sul presunto odio

L’odio quale panacea di ogni minchiata 

La liberazione di Silvia Romano ci riporta tristemente alle solite litanie liturgiche: l'odio quale panacea di ogni minchiata. Dinanzi a sciocchezze che non si sa giustificare, ci si rifugia nell'odio e il gioco è fatto. Insomma, non sono loro a dire o fare cose insensate, la colpa è degli italiani che odiano.
Qualunque persona dotata di raziocinio avrebbe previsto che le immagini tripudianti della ragazza liberata, avvolta nella palandrana verde e impellentemente bisognosa di rendere omaggio ai propri rapitori, avrebbero creato sconcerto nella gente. Di cosa ci si meraviglia? Cosa c'entra l’odio? Il turbamento che quel video suscita non spegne la felicità per la vita di una connazionale tolta dalle grinfie di biechi tagliagole, ma inevitabilmente ci porta a riflettere (dato che fino a prova contraria siamo ancora liberi di farlo…o no?). Se poi, qualcuno, allo stato attuale, esprime risentimento nei confronti della vittima, sbaglia clamorosamente. Non sappiamo che incubo possa aver vissuto in 18 mesi di segregazione e a quali terrificanti forme di plagio possa esser stata sottoposta. E’ probabile che la giovane donna sia ancora sotto sequestro; se pur ha riacquistato la libertà fisica, la mente potrebbe essere ancora prigioniera dei suoi aguzzini. Mi pare irreale una conversione all’islamismo maturata con il corano tra le mani e una pistola alla tempia.  L'abito non fa il monaco…e neanche lo jihadista.

A me, sinceramente, ha fatto pena. Mi ha impressionato quel suo sorriso innaturale e ipotizzo un crudele e profondo stravolgimento psichico su una mente vulnerabile. Se, al contrario, si appurerà che il suo atteggiamento è frutto di una consapevole complicità subdola con i propri rapitori, allora il discorso cambierà. Ma mi pare presto per giungere a tali conclusioni. Non è invece troppo presto per giudicare negativamente chi ha allestito lo stomachevole teatrino della passerella, con l’intento di portarla in trofeo, senza neanche rendersi conto che la medaglia che si stava pomposamente esibendo era in realtà appuntata sul petto dei terroristi islamici. Se il premier ed il ministro degli esteri non fossero stati impegnati a sgomitare tra loro, avrebbero compreso che la cosa più giusta e umana da fare era quella di tenere la ragazza al riparo dal giudizio del paese. Ma, evidentemente, l’incontinenza di festeggiare una vittoria dello stato era predominante. Che poi… mi spiegate dove starebbe tale “vittoria”? Degli assassini sequestrano una giovane donna, lo stato paga il riscatto e la vittima, invece di ringraziare i suoi liberatori, tesse le lodi dei sequestratori. Ma dove lo vedete il successo? Certo, ci si rallegra perché la ragazza è tornata viva e fin troppo vegeta, ma confondere la vittoria con l’inconsapevole propaganda per l'estremismo islamico è deprimente. Per cui, è errato scagliare strali contro la vittima di questa vicenda. Il suo atteggiamento potrebbe essere causato da un lavaggio del cervello. Invece, nessun lavaggio del cervello giustifica il comportamento dei nostri governanti. I loro cervelli non devono essere lavati, sono già lindi, nitidi, trasparenti… così trasparenti da sembrare inesistenti, così trasparenti che lasciano tracce, come il volo degli uccelli in un cielo terso...

Dalla bacheca di Salvino Paternò

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