lunedì 6 maggio 2013
... e gli regalano le lauree
L'occasione è il conferimento di una laurea honoris causa alla Luiss di Roma. E l'evento si tramuta in un lungo discorso con il quale il presidente della Bce, Mario Draghi - destinatario del riconoscimento - parla a tutto tondo e punta il dito contro la disoccupazione in crescita in gran parte dell'Eurozona, escludendo la Germania che si avvia, invece, al traguardo della piena occupazione. Il problema è soprattutto la disoccupazione «giovanile» che ha raggiunto «livelli» che «rischiano di innescare forme di protesta estreme e distruttive». Per Draghi occorre «una crescita duratura» per ridurre il numero dei senza lavoro.
LE DISUGUAGLIANZE - Altro tema, quasi contiguo, è quello relativo alle disuguaglianze sociali cresciute enormemente negli ultimi anni: da quasi «vent'anni è in atto una tendenza alla concentrazione dei redditi delle famiglie che penalizza i più deboli», ha detto il numero uno dell'Eurotower. Per Draghi - infatti - occorrerebbe «una più equa partecipazione ai frutti della ricchezza nazionale» che aumenta «la coesione sociale» e conduce «al successo economico». Draghi ha così chiesto (al governo appena insediato) di «mitigare» gli effetti recessivi del risanamento dei conti privilegiando «le riduzioni di spesa pubblica corrente e quella delle tasse». Perché «la tassazione è già elevata, in qualunque confronto internazionale».
IL CREDITO - Dal lavoro al credit crunch delle banche nei confronti delle imprese il passo è breve. Per favorire l'accesso al credito in alcuni Paesi europei - ha suggerito Draghi - potrebbero essere «efficaci anche interventi nazionali, peraltro già collaudati in alcuni paesi, con la partecipazione di governi, banche pubbliche e agenzie di sviluppo».
LE RIFORME - Eppure se la crescita è oggi più debole in alcuni Paesi che in altri, questo dipende non solo dal credito scarso, ma perché «non si sono volute affrontare fragilità strutturali, di cui oggi, dopo la crisi, sentiamo tutto il peso». Per Draghi, quindi, «un'efficace promozione e tutela della concorrenza, un adeguato grado di flessibilità del mercato del lavoro che sia ben distribuito tra generazioni, una burocrazia pubblica che non sia di ostacolo alla crescita, un capitale umano adatto alle sfide poste dalla competizione globale, un ambiente migliore sono fronti su cui, malgrado progressi recenti, non poco resta ancora da fare, sia pure in misura diversa nei singoli Paesi».
LE CAUSE DELLA CRISI - «Nell'area dell'euro, la straordinaria affermazione della moneta unica ha nascosto per anni i rischi che venivano accumulandosi. I governi dei paesi membri - ha aggiunto Draghi - si sono sentiti liberati dai vincoli preesistenti: con l'eccezione della Germania e di pochi altri Paesi, hanno procrastinato le riforme strutturali che avrebbero potuto adeguare la competitività di strutture economiche obsolete alle sfide di una globalizzazione incalzante; hanno scardinato i limiti introdotti dal Patto di Stabilità e Crescita, minando la loro stessa credibilità quali partner di un'Unione monetaria».
LA POLITICA MONETARIA - Al netto delle riforme urgenti di cui ha bisogno il nostro Paese Draghi ha anche fornito le linee guida del futuro prossimo della Banca centrale europea. L'ipotesi - lasciata presagire dal numero uno dell'Eurotower - è di un ulteriore riduzione del costo del denaro («Se necessario siamo pronti ad agire», ha detto) con la possibilità di tassi di deposito negativi per le banche, ma «la misura va studiata con attenzione». Così - se sarà necessario - la banca centrale taglierà di un ulteriore quarto di punto il costo del denaro, nonostante ora i tassi siano al minimo storico dello 0,50%.
Fabio Savelli
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