"Il 2014 sarà l'anno della svolta. La ripresa si consoliderà e famiglie e imprese pagheranno meno tasse. Ma la precondizione è la stabilità politica, senza la quale l'Italia è a rischio. Questo deve costringerci tutti, governo, Parlamento e parti sociali, a una forte e condivisa assunzione di responsabilità". Il nuovo anno è appena iniziato, purtroppo all'insegna delle solite turbolenze della politica e delle ben note criticità dell'economia. Fabrizio Saccomanni traccia la rotta che dovrebbe condurre il Paese "fuori dal tunnel". Il ministro del Tesoro si dice ancora una volta "ottimista"...
Ministro Saccomanni, la vicenda delle dimissioni di Stefano Fassina non contribuisce a rasserenare il quadro. "Me ne rendo conto. Ma le ragioni del suo gesto sono tutte politiche e non sono riconducibili al rapporto tra di noi, che è sempre stato ottimo. Stefano è stato leale e collaborativo, abbiamo lavorato bene insieme, pur nella diversità di idee su alcuni aspetti specifici della politica economica. Per questo mi dispiace molto che si sia dimesso, anche se spero che questo non abbia ripercussioni sulla vita e sull'azione di governo".
Almeno una buona notizia in questi giorni c'è stata. Il calo record dello spread sotto quota 200. Qual è la sua chiave di lettura? "Sono molto soddisfatto, perché è un riconoscimento oggettivo dei progressi del Paese. Quella sullo spread è una mia battaglia personale, fin dai tempi della Banca d'Italia, anche durante il governo Monti. Oggi sono mutate le variabili di fondo, i nostri tassi sono sotto il 4% e questo è indubbiamente un grande risultato. Dobbiamo consolidarlo. Sarei contento se i rendimenti dei nostri bond arrivassero al 3%"...
Eppure la Spagna, non migliore dell'Italia nei fondamentali, ha un differenziale inferiore al nostro. Perché? "Qui veniamo al cuore del problema. La Spagna può contare su un quadro politico più stabile, e su un governo che lavora su un orizzonte temporale più lungo. Questo spiega il differenziale tra il nostro e il loro spread. Gli analisti finanziari legano l'incertezza politica, che da noi permane, alle prospettive dell'economia. L'abbiamo visto all'inizio del 2013: subito dopo le elezioni, che non avevano fatto emergere una prospettiva di governo, l'incertezza ha punito i nostri titoli. Ora dobbiamo evitare che quelle dinamiche si ripetano. La stabilità politica è decisiva: questo devono capirlo tutti, classi dirigenti, corpi intermedi e società civile".
"L'Italia riparte", ha detto Letta. Ma la crescita non si sente. Non coglie una contraddizione tra le rappresentazioni mediatiche del Palazzo e le condizioni reali del Paese? "L'Italia è arrivata in ospedale con fratture multiple, una commozione cerebrale e un febbrone. Per ora abbiamo debellato il febbrone e la terapia sta funzionando. Rimangono gli altri problemi, per i quali servono tempi più lunghi. I segnali positivi ci sono, su questo non c'è dubbio: ordinativi, domanda interna, esportazioni. Lo dice l'Istat, lo confermano i dati dell'indice europeo Pmi. Purtroppo questi focolai di ripresa non producono ancora effetti sul fronte che ci sta più a cuore, cioè la creazione di nuovi posti di lavoro e la disoccupazione giovanile. Ma questa asimmetria è tipica delle fasi di inversione del ciclo: quando una recessione finisce, i benefici sull'economia reale non sono immediati. Ma io sono fiducioso: in questo 2014 gli italiani cominceranno a sentire concretamente che l'economia si è rimessa in moto"...
L'ipoteca politica dell'Imu ha pesato sulle strategie del governo. Per esentare la prima casa avete aumentato altre tasse, e comunque da quest'anno con la Tasi si profila comunque un'altra stangata. Non era possibile trovare un'altra soluzione? "... Abbiamo ridotto le tasse sulla casa quest'anno, e le coperture le abbiamo trovate non con nuove tasse, ma con anticipi d'imposta, con qualche ritocco sui bolli e sulle transazioni finanziarie, e con qualche primo taglio alle spese".
D'accordo. Ma resta il caos sulle scadenze, e poi anche il nodo delle detrazioni per chi già prima non pagava l'Imu. Servono 1,3 miliardi, dove li troverete? "Il governo nei prossimi giorni interverrà sulla materia. Penso che una valida opzione potrebbe consentire ai sindaci di aumentare l'aliquota massima, e trovare così le risorse per garantire le detrazioni a vantaggio delle fasce più deboli".
La pressione fiscale e diminuita di uno 0,1%. Eppure sia lei che il premier avete sostenuto che il 2014 sarà l'anno del calo delle tasse. Ha senso continuare con queste promesse? "Si, perché noi abbiamo promesso cose che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo. Lo dico senza alcuna esitazione: le famiglie, i lavoratori e le imprese pagheranno meno tasse. Capisco che la gente si aspettava di più. Ma quest'anno la riduzione dell'Irpef non sarà insignificante. E nel prossimo triennio le tasse si ridurranno di ben 9 miliardi, con un calo graduale anno per anno. È un impegno che ho preso, con l'Europa e con gli italiani, e oggi lo rilancio".
Dove troverete i soldi? "Dalla spending review e dal provvedimento sul rientro dei capitali, che vareremo all'inizio di febbraio. E anche dal recupero dell'evasione fiscale, che anche nel 2013 ci ha consentito di far emergere 12 miliardi, e che nel 2014 intensificheremo. Certo, anche su questo serve consenso politico: non si può invocare sempre la lotta all'evasione, e poi scandalizzarsi quando la Guardia di Finanza fa un certo tipo di interventi, gridando allo stato di polizia"...
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