Guardando alla Santa Famiglia di Nazareth "nel momento in cui è costretta a farsi profuga", papa Francesco ha invitato i fedeli a pensare al "dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schiavo". All’Angelus di oggi il Santo Padre ha definito "legittime" le loro aspettative degli immigrati, anche quando "si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili". "In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre - ha denunciato il Pontefice - i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori". Nell’Angelus per la festa della Santa Famiglia, davanti a una piazza San Pietro gremitissima di fedeli, Bergoglio è tornato a parlare dell'emergenza immigrazione e ha invitato i cristiani ad accogliere le migliaia di immigrati che ogni settimana sbarcano sulle nostre coste. "Sulla via dolorosa dell’esilio, in cerca di rifugio in Egitto, Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi", ha riaffermato il Papa paragonando il dramma dei clandestini che lasciano la propria terra alla famiglia di Gesù che ha lasciato la propria casa per sfuggire dalla persecuzione di Erode. "Purtroppo - ha detto il Pontefice durante l'Angelus - ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà". E, ha continuato, "quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sè e per le proprie famiglie". Secondo papa Francesco, la fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode mostra, appunto, che "Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono; ma è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari".
domenica 29 dicembre 2013
Accogliamo l'africa... ma in vaticano
Il Papa: "Anche Gesù fu un profugo, dovere accogliere i migranti". Bergoglio: "Migranti e profughi sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schiavo" di Sergio Rame
Guardando alla Santa Famiglia di Nazareth "nel momento in cui è costretta a farsi profuga", papa Francesco ha invitato i fedeli a pensare al "dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schiavo". All’Angelus di oggi il Santo Padre ha definito "legittime" le loro aspettative degli immigrati, anche quando "si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili". "In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre - ha denunciato il Pontefice - i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori". Nell’Angelus per la festa della Santa Famiglia, davanti a una piazza San Pietro gremitissima di fedeli, Bergoglio è tornato a parlare dell'emergenza immigrazione e ha invitato i cristiani ad accogliere le migliaia di immigrati che ogni settimana sbarcano sulle nostre coste. "Sulla via dolorosa dell’esilio, in cerca di rifugio in Egitto, Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi", ha riaffermato il Papa paragonando il dramma dei clandestini che lasciano la propria terra alla famiglia di Gesù che ha lasciato la propria casa per sfuggire dalla persecuzione di Erode. "Purtroppo - ha detto il Pontefice durante l'Angelus - ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà". E, ha continuato, "quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sè e per le proprie famiglie". Secondo papa Francesco, la fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode mostra, appunto, che "Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono; ma è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari".
Guardando alla Santa Famiglia di Nazareth "nel momento in cui è costretta a farsi profuga", papa Francesco ha invitato i fedeli a pensare al "dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento, della tratta delle persone e del lavoro schiavo". All’Angelus di oggi il Santo Padre ha definito "legittime" le loro aspettative degli immigrati, anche quando "si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili". "In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre - ha denunciato il Pontefice - i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori". Nell’Angelus per la festa della Santa Famiglia, davanti a una piazza San Pietro gremitissima di fedeli, Bergoglio è tornato a parlare dell'emergenza immigrazione e ha invitato i cristiani ad accogliere le migliaia di immigrati che ogni settimana sbarcano sulle nostre coste. "Sulla via dolorosa dell’esilio, in cerca di rifugio in Egitto, Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi", ha riaffermato il Papa paragonando il dramma dei clandestini che lasciano la propria terra alla famiglia di Gesù che ha lasciato la propria casa per sfuggire dalla persecuzione di Erode. "Purtroppo - ha detto il Pontefice durante l'Angelus - ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà". E, ha continuato, "quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sè e per le proprie famiglie". Secondo papa Francesco, la fuga in Egitto a causa delle minacce di Erode mostra, appunto, che "Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono; ma è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari".
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