martedì 2 aprile 2013
Concorrenza sleale
È un andamento dell’occupazione a due velocità quello registrato dalla Camera di commercio di Monza e Brianza: in crescita per gli stranieri (+3,7%) e in discesa per gli italiani (-0,7%). I numeri elaborati dall’Ufficio studi della Camera di commercio su dati dell’Istat e del Registro imprese dimostrano che nel 2012, con la crisi che non accenna a passare, gli stranieri sono riusciti a trovare più facilmente un lavoro. In un anno gli occupati di cittadinanza non italiana sono aumentati appunto del 3,7 per cento, vale a dire in termini assoluti di 83mila nuovi “impiegati”. Mentre gli occupati italiani nello stesso periodo sono calati dello 0,7 per cento, cioè 151mila persone. Gli occupati stranieri crescono soprattutto nell’agricoltura (+11,1%) e nei servizi (+6,5%), in particolare nel commercio e nel settore alberghiero. Scendono invece nell’industria, nel dettaglio nel manifatturiero (-2,6%) e nell’edilizia (-1,5%). È nelle regioni del Centro e del Sud, quelle tradizionalmente più in difficoltà per l’occupazione, che gli immigrati con un lavoro aumentano maggiormente: rispettivamente +5,1% e +6,6% in un anno. Ma non solo l’occupazione va meglio per gli stranieri che per gli italiani. Tra il 2011 e il 2012 sono aumentate anche le imprese attive con un titolare non italiano. Il dato è del 4,6 per cento in più (+5,5% in Lombardia), contro una variazione media di -0,7%. Complessivamente sono 438.360 le imprese straniere attive in Italia, con la massima concentrazione in Lombardia (81.694). Nel 2012 le aziende guidate da immigrati sono cresciute in tutte le regioni tranne la Basilicata (-0,1%). Tra i dati migliori ci sono quelli di Calabria (+6,4%), Campania (+8,7%) e Lazio (+9,3%).
Come abbiamo già avuto modo di dire, quando una componente della società si avvantaggia in una situazione di crisi drammatica come quella attuale, significa che di quella crisi ne è una delle cause. Non c’è altra spiegazione. Come in natura i parassiti si avvantaggiano mentre l’individuo ospite si indebolisce, così accade con gli immigrati, che sono i parassiti che stanno distruggendo il nostro tessuto economico. Se così non fosse, se veramente fosse vera la panzana degli “immigrati come risorsa per la nostra economia”, questa componente della società si comporterebbe come la società in generale: crescerebbe in tempi di crescita economica, e scenderebbe in tempi di crisi. Così non è, per il motivo descritto sopra. E a conferma di quanto detto, le due regioni dove crescono maggiormente le loro sedicenti “imprese”: Campania e Calabria. Vogliamo scherzare? Le due regioni con la disoccupazione più alta, sono quelle che vedono le “imprese” di immigrati crescere. La spiegazione è che sono ditte fasulle, partite Iva create ad hoc e poi chiuse. Quando si parla di “imprese”, qualcuno immagina sempre l’imprenditore, ma oggi il muratore romeno ha la partita Iva; ce l’ha il venditore abusivo senegalese e la badante filippina. Resta il fatto che gli Italiani vengono espulsi dal mondo del lavoro dagli immigrati disposti a stipendi da fame e condizioni lavorative deprecabili. Possiamo dirlo con cognizione di causa: gli immigrati rubano il lavoro agli Italiani. Tutto il resto è noia. Ma questo i sedicenti sindacati non lo dicono.
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