lunedì 24 dicembre 2012
Imbrogli sottaciuti...
Nei bilanci sul governo Monti passa in secondo piano una voce pur presente nell'almanacco 2012 dell'esecutivo: gli scandali. In dodici mesi i membri del governo non se li sono fatti mancare affatto, cinque indagati, ma soltanto due si sono dimessi: il sottosegretario Carlo Malinconico, dopo tre mesi (vacanze luxury pagate a sua insaputa) e l'altro sottosegretario, alla Giustizia, Andrea Zoppini, indagato per concorso in frode fiscale e dichiarazione fraudolenta. Gli altri, solo sfiorati dalle polemiche. Lo status di tecnici appoggiati da una strana maggioranza li ha forse messi al riparo dal tiro a segno che avrebbe investito ministri politici. Ma spesso più che tecnici sembrano degli intoccabili. Chiamati per salvare il Paese, pare quasi sconveniente chiedergli conto di stranezze che li riguardino. «Vedo che siamo nell'alta politica» ha risposto ironicamente il premier, in conferenza stampa, alla domanda sulla casa ai Parioli comprata a metà del valore di mercato e ad un prezzo più basso del mutuo richiesto dal ministro dell'Economia Vittorio Grilli (ieri assente). L'ombra di un pagamento in nero per un ministro dell'Economia, da cui dipende la Guardia di finanza, è un sospetto che nessun predecessore avrebbe potuto liquidare con un semplice «sono soltanto pettegolezzi, non si interferisca sulla mia causa di divorzio». Tranne Grilli, già finito nel mirino per le consulenze a Finmeccanica della prima moglie. Nemmeno un graffio, intoccabile.
Quando crollò un pezzo di Domus dei gladiatori a Pompei, l'allora ministro Bondi fu costretto alle dimissioni da un centrosinistra caricato a molla contro di lui, quasi colpevole materiale del crollo. Nel 2012, con il professor Ornaghi ministro, si sono staccati pezzi di intonaco nella Domus della Venere in Conchiglia, poi nel Tempio di Giove, ed è caduta una trave di quattro metri nella Villa dei Misteri, sempre all'interno degli scavi archeologici di Pompei. Ma nessuno si è sognato di accusare Ornaghi, che se l'è cavata con una riflessione filosofica: «Pompei è la metafora del Paese: basta un niente e viene giù qualcosa». Niente di più, anche lui intoccabile. In Procura è finita invece la casa del ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi. Un altro appartamento vista Colosseo, come quello più noto di Scajola che però si dimise, comprato a prezzo stracciato (180 mila euro per 109mq), grazie a una sentenza del Consiglio di Stato, di cui all'epoca il ministro era presidente di sezione. Patroni Griffi, nei giorni della polemica, confessò di «non dormire più», ma anche di non aver mai pensato alle dimissioni. In effetti lo scandalo si richiuse subito, dimenticato in tempi record.
Su Passera, superministro di Monti, è passato lieve come una piuma l'avviso di inizio indagini partito dalla Procura di Biella («un atto dovuto») per presunti reati fiscali commessi da amministratore di Banca Intesa. «Non c'era sentore di nulla, perché se ci fosse stata avrei preso provvedimenti» è stata invece la difesa del ministro delle Politiche agricole Mario Catania, quando è esploso lo scandalo nel suo ministero: 11 arrestati tra funzionari e dirigenti che truccavano gli appalti per avere in cambio soldi, vacanze, cibo. Anche in quel caso nessun accanimento sul ministro ignaro di tutto. Un po' di polvere ha fatto la vicenda di Silvia Deaglio, figlia del ministro Elsa Fornero. La dottoressa, ricercatrice dell'Hugef finanziato dalla Compagnia di San Paolo (dove la madre era consigliere di sorveglianza), ha vinto un concorso per professore associato con una commissione presieduta dal presidente dello stesso Hugef, che la premiò anche per «l'ottima capacità di attrarre fondi di finanziamento per la ricerca». Poi è stata chiamata dall'Università di Torino. Dove sono professori ordinari sia la madre che il padre. Anche il viceministro Michel Martone (quello dei giovani «sfigati») è finito sotto tiro per un concorso vinto all'Università. Ma per poco. Il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, è finito tra gli indagati della procura di Bari su presunti concorsi truccati, mentre Roberto Cecchi, sottosegretario ai Beni culturali, è sotto indagine della Corte dei conti per un presunto danno erariale. Tutti però al loro posto. Sfiorati, ma intoccabili.
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