mercoledì 5 dicembre 2012
Almeno ci diano l'eutanasia gratis...
Un paio di commenti: "Più tagli = meno ospedali; meno ospedali = meno cure; meno cure = più morti, soprattutto vecchietti; più vecchietti morti = meno pensioni; meno pensioni = più posti di lavoro per i giovani; più morti = più PIL pro capite; meno pensioni = meno spesa pubblica; meno spesa pubblica = più soldi per pagare gli interessi alle banche; Favoloso!! Voglio vedere chi ha il coraggio di obiettare."
"Tagli mirati -_-" ...lavoro in un reparto di chirurgia, in un ospedale dove sono stati chiusi molti posti letto proprio di chirurgia. Ogni giorno ci troviamo a dover ricoverare tantissimi pazienti senza avere i letti a disposizione, a dimettere pazienti in fretta e furia praticamente "buttandoli" giù dal letto, a sospendere interventi chirurgici programmati da mesi e le liste d'attesa continuano ad allungarsi. Lavoriamo in condizioni allucinanti e i pazienti sono i primi a risentirne. Purtroppo chi fa le leggi non ha idea di cosa succede davvero nelle corsie... come possono fare interventi mirati se NON FANNO QUESTO LAVORO?!?"
ROMA - Rispetto a quattro anni fa è cambiato molto poco. Non si è abbassata la percentuale degli italiani utilizzatori dei servizi sanitari che hanno sperimentato almeno una volta le code per visite o esami: 6 su 10. Secondo un'indagine della società Ermeneia, sono diminuite le attese tra 30 e 120 giorni, in compenso hanno avuto uno scatto quello che superano i quattro mesi. Il mancato alleggerimento di questo fenomeno, al quale tanti provvedimenti hanno cercato di mettere fine, sarebbe uno dei sintomi della pressione esercitata sui cittadini, la conseguenza dei tagli alla sanità.
TAGLI - Lo ha denunciato con profonda preoccupazione Gabriele Pelissero, presidente dell'Associazione italiana ospedalità privata nel presentare il decimo rapporto «Ospedali e Salute» (I NUMERI). I tagli previsti dagli ultimi interventi economici, a partire dalla manovra di Tremonti nel 2011 fino a spending review e legge di Stabilità, sottrarranno da qui al 2014 circa 14 miliardi. «Probabilmente secondo i nostri calcoli l'effetto complessivo sarà superiore - insiste Pelissero -. Se confrontiamo l'andamento della spesa con gli altri Paesi occidentali vediamo che l'Italia si colloca di ben 2 punti al di sotto di Francia e Germania. Siamo passati nell'ultimo biennio dal 7,2 al 7,1 del Pil». In pratica, «se non verrà cambiato qualcosa il sistema non sarà sostenibile. Finora siamo riusciti a fornire un buon servizio pubblico, ma sotto questa soglia non si può scendere. Non potranno essere garantiti i Lea, i livelli essenziali di assistenza». Cioè quelle prestazioni che tutte le Regioni devono dispensare ai cittadini gratuitamente. A fine anno è atteso il nuovo elenco aggiornato.
CLINICHE - In particolare, un pericolo si profila dietro l'angolo per gli imprenditori privati. L'eliminazione di cliniche convenzionate con un numero di posti letto inferiore a 80. Il paletto viene fissato dal documento sugli standard qualitativi all'esame della Conferenza Stato-Regioni. Tra l'altro, sono tracciati i percorsi di riorganizzazione per passare dagli attuali 4,2 posti letto per mille di abitanti a 3,7. Un piano che dovrebbe portare (il condizionale è d'obbligo) alla riconversione di reparti e delle strutture meno produttive e dalle performance meno brillanti. Il rapporto Aiop censisce le aziende ospedaliere private che non rispondono agli standard stabiliti dal ministero della Salute. Sono 250, danno lavoro a 12 mila persone e producono 300 mila ricoveri all'anno a un prezzo più basso rispetto il pubblico perché soggette a un diverso meccanismo tariffario (che i privati chiedono di equiparare a quello per il pubblico).
TICKET - L'associazione ha elaborato una dettagliata proposta. L'obiettivo è evitare la chiusura «delle attività sane, che garantiscono un buon servizio». Dunque non tagli lineari, ma mirati. Altra criticità sono i ticket: quelli su visite e prestazioni specialistiche sono cresciuti dell'11,3% nel periodo 2009-11, quelli sui farmaci del 13,3%. Pubblico o privato, la sanità attraversa la fase più difficile da quando nel 1978 è stato creato il Servizio sanitario pubblico, nato come universalistico e oggi diventato un sistema che zoppica per rincorrere questa caratteristica. «Siamo uno dei sistemi universalistici con la maggiore compartecipazione dei cittadini», fa notare Giovanni Bissoni, presidente di Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari. Ieri Giovanni Monchiero, presidente di Fiaso, l'associazione dei manager delle aziende sanitarie, ha lanciato un allarme che non sorprende. Molte Asl rischiano di non poter pagare la tredicesima ai dipendenti per problemi di cassa. I lavoratori dell'Idi di Roma sono già senza stipendio.
Margherita De Bac
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4 commenti:
è un disastro.L'ospedale di Cona, si vedrà tagliare 350 posti letto(dico Cona perchè a FErrara non c'è più un ospedale, nemmeno un Pronto Soccorso), l'Ospedale del Delta si è già visto togliere il Reparto di Pediatria, e ti assicuro che questo ospedale inaugurato nel 2001 funzionava bene,i ferraresi preferiscono passare il Po e rivolgersi a una clinica privata di S.Maria Maddalena, dove parecchi miei colleghi lavorano, medici che lavoravano nel vecchio ospedale.
Dalle mie parti, di piccoli (e comodissimi) ospedali ce n'erano un pò con annesso pronto soccorso. Da parecchi anni, sono stati chiusi. Alcuni vengono ancora usati per le analisi, per le lastre, per l'alzeimer e poco altro. Tutto il resto è dirottato o negli ospedali provinciali o addirittura a quello regionale. Con tutte le conseguenze delle code interminabili... e abnormi disagi per chi ne ha bisogno davvero.
è terribile
E' terribile, perchè facevano parecchio comodo.
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