domenica 30 dicembre 2012

Conflitto d'interesse...


Roma - Chiesa, mondo cattolico, grande industria, banche. Sono gli azionisti del marchio «Monti in politica», molto più strategici degli alleati di facciata Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, costretti a sposare il Professore per mancanza di alternative. No, qui si parla di pezzi fondamentali del sistema-Italia il cui endorsement il presidente del Consiglio uscente si è garantito con l'opera di una serie di efficienti «pontieri» ma anche con qualche provvedimento ad alleatum approvato nella sua opera di governo. Siamo insomma in zona conflitto di interessi. L'appoggio più entusiastico negli ultimi giorni è stato quello delle gerarchie ecclestiastiche, con tanto di benedizione dell'Osservatore romano, mai così esplicito nell'appoggiare un leader politico di quello strano Paese straniero che è l'Italia. Forse un ringraziamento per alcuni favorucci resi dal governo dei professori negli ultimi tredici mesi. Prendete l'Imu: Monti ha fatto passare il concetto che il suo è stato il primo governo a far pagare l'imposta sugli immobili alla Chiesa. In realtà la rivoluzione è stata abilmente annacquata da una serie di scappatoie previste dal regolamento. Ad esempio le attività commerciali e alberghiere della Chiesa possono continuare a non pagare l'Imu se le loro prestazioni sono svolte dietro il pagamento di cifre non superiori alla metà «dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale». Un principio simile salva di fatto buona parte delle scuole paritarie cattoliche. E che dire delle mancette da 12,5 milioni al Bambin Gesù di Roma e da 5 milioni al Gaslini di Genova erogate nelle pieghe di uno dei tanti emendamenti al decreto sviluppo che è stato il congedo del Monti-1? Trattasi di due istituti cattolici molto cari alla Cei, che avrà certamente gradito il cadeau natalizio. E poi c'è uno dei provvedimenti più controversi del governo tecnico, quella sanatoria utilizzata da oltre 100mila lavoratori stranieri in nero per regolarizzarsi molto invocata dalla Comunità di Sant'Egidio, del quale guarda caso Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione internazionale, è fondatore ed ex presidente. Proprio quel Riccardi che, dopo esser stato uno dei più attivi portatori d'acqua del governo Monti, svolge lo stesso ruolo nel partito-Monti.

Tifa a gran voce per un Monti legittimato dall'elettorato a Palazzo Chigi quel blocco di potere che si raggruma attorno alle grandi imprese e alle banche e che vuole avere un piede se non tutti e due nelle stanze dei bottoni. Quelle che si beano di provvedimenti del governo come il decreto legge del 24 gennaio 2012 che, all'articolo 32 comma 1, prevede a proposito dell'assicurazione obbligatoria per i veicoli sconti e agevolazioni per gli automobilisti che acconsentano a installare sul proprio veicolo la cosiddetta «scatola nera». Si prevedono tempi gloriosi per le aziende leader in questa tecnologia tra le quali c'è, toh, la Octo Telematics partecipata dal fondo Charme che fa capo a Luca di Montezemolo. Magicamonti il valore della Octo è volato a cifre siderali: secondo Goldman Sachs addrittura un miliardo. Capito come? E poi c'è stato un altro regalino in extremis: lo sblocco da parte del ministero del Tesoro del ritocco delle tariffe aeroportuali a Fiumicino. Ogni passeggero pagherà 10,50 euro in più a tratta e grazie a questo super-obolo Adr, la società che gestisce gli scali romani, avrà una bella boccata di ossigeno e potrà sbloccare investimenti per 12,5 miliardi entro il 2044. Un futuro luminoso per la società controllata dalla Gemina e quindi dai Benetton, e presieduta da Fabrizio Palenzona, che è anche numero due di Unicredit e membro di alcuni strategici cda. Gente importante, che si spenderà con entusiasmo per un Monti premier. È il minimo, no?

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