Renzi vuole dare subito un segnale al Paese con una una sforbiciata alle tasse: 10 miliardi di Irpef, quasi 80 euro in più in busta paga per chi guadagna fino a 25mila euro all'anno. Mercoledì sarà approvato il decreto. La copertura? Per metà dalla spending review e per l'altro 50% da entrate una tantum. Intanto da fonti governative trapela che l'idea di concentrare il taglio fiscale solo sull’Irpef allo stato attuale è "solo un’ipotesi". Il premier preferirebbe questa soluzione ad un eventuale taglio del carico fiscale che pesa sulle imprese. Ma pare sia per il momento accantonata l'idea di convogliare i 10 miliardi tutti sul taglio dell'Irap delle imprese. Il premier vorrebbe farlo ma i soldi (per fare entrambe le cose, riduzione dell'Irap e taglio del cuneo fiscale) per ora non ci sono. Vedremo più avanti. Quando si era sparsa la voce che il governo avrebbe voluto destinare i 10 miliardi al taglio dell'Irap (il cui gettito complessivo è di 35 miliardi), i sindacati si erano innervositi. Ora sul taglio dell'Irpef, deciso da Palazzo Chigi, si registra il plauso di Raffaele Bonanni (Cisl): "Sono molto contento. È la nostra proposta per sostenere i consumi delle famiglie più povere. Oltretutto per adesso dare soldi alle imprese che sono senza commesse sarebbe un buco nell’acqua". Stessa soddisfazione viene espressa da Luigi Angeletti (Uil): "Se fossero confermate le indiscrezioni sul taglio di 10 miliardi di Irpef, finalmente avremmo un presidente del consiglio che mantiene la sua parola. Gli consigliamo di metterli in busta paga tutti in un’unica soluzione".
Cos'è che ha spinto Renzi a cambiare idea? Fondamentalmente i dati sul crollo dei consumi degli ultimi mesi: alla recessione si è aggiunta la deflazione, una diminuzione del livello generale dei prezzi. E la spirale negativa porta l'economia del Paese sempre più giù. Occorre intervenire subito, quindi, prima che sia troppo tardi. Il governo ha in programma un provvedimento per sbloccare in modo definitivo il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione da parte dello Stato. Sarà possibile grazie ai soldi della Cassa depositi e prestiti. Ma Renzi e il ministro dell'Economia Padoan avranno fatto bene i conti? DI deci miliardi messi subito sul tavolo per far respirare le famiglie più bisognose non sono tantissimo ma comunque sono importanti. Ma da dove arrivano? Cinque-sei miliardi dalla spending review (ma 3 sono già stati utilizzati dalla legge di Stabilità). La parte restante dovrebbe arrivare dal rientro dei capitali (l'accordo con la Svizzera è vicino). Ma dall'Europa è arrivato subito lo stop: impossibile usare i fondi Ue per ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Si potrebbe raggirare in qualche modo, ma la Commissione Ue non vuole sentirne parlare.
La Ccgia fa i conti: In Italia il cuneo fiscale ammonta a 296,4 miliardi di euro: 161,47 miliardi gravano sulle spalle dei datori di lavoro (pari al 54,47% del totale), gli altri 134,97 (pari al 45,53% del totale) sono a carico dei lavoratori dipendenti. La stima è della Cgia di Mestre che sottolinea come di questi 296,4 miliardi, 280,67 sono riconducibili al peso dell’Irpef, delle addizionali comunali/regionali Irpef e dei contributi previdenziali; gli altri 15,77 miliardi all’Irap.
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