E Tasi fu. Il governo Renzi parte dalla casa. E parte con una stangata, la solita a cui ci avevano abituati gli ex premier Mario Monti e Enrico Letta. Nel primo Consiglio dei ministri il premier Matteo Renzi traduce in un decreto legge l’accordo coi Comuni sulla tassa sui servizi indivisibili come l’illuminazione pubblica. I sindaci potranno alzare l’aliquota di un altro 0,8 per mille sulla prima casa, passando dal 2,5 al 3,3 per mille, oppure sulle seconde case, salendo dal 10,6 all’11,4 per mille. Una vera e propria mazzata che andrà a colpire privati cittadini e imprese indistintamente. Per queste ultime si profila una stangata di almeno un miliardo di euro. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, con l’aliquota base all’uno per mille, solo sui capannoni, è previsto un aumento di quasi 650 milioni di euro entrate fiscali. La Tasi costerà alle imprese italiane almeno un miliardo di euro.
"È deludente e preoccupante che il primo Consiglio dei ministri del governo Renzi cominci sulla linea sbagliata del governo Letta-Alfano", commenta Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera. Con un'allarmante soluzione di continuità, la stangata di Letta non viene interrotta nemmeno da Renzi. Altro che rinnovamento, si va avanti sulla strada delle tasse. E, a questo giro, a pagare saranno davvero tutti. A rimetterci maggiormente saranno le imprese, già stremate dall'eccessiva pressione fiscale e da una crisi economica che non accenna a diminuire. Le imprese italiane dovranno sborsare almeno un miliardo di euro. L’importo, che la Cgia ritiene addirittura sottostimato, è stato calcolato applicando l’aliquota base dell’1 per mille. Sulla base delle decisioni prese ieridal governo, però, l’aliquota massima Imu più Tasi sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobili strumentali potrà arrivare all’11,4 per mille. "Se teniamo conto che l’aliquota Imu media applicata a livello nazionale nel 2012 (il dato 2013 non è ancora disponibile) sugli immobili destinati ad uso produttivo è stata del 9,33 per mille, si deduce che l’aliquota Tasi del 2,07 per mille costituisce, nel nostro secondo caso, la soglia massima applicabile agli immobili strumentali - spiega il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - corrisponde alla differenza tra l’11,4 per mille e il 9,33 mille". In questa seconda simulazione l’aumento potrebbe superare addirittura i due miliardi di euro. È chiaro chesi tratta di un caso limite puramente teorico. Un dato, però, è certo: il prelievo della Tasi su negozi, uffici e capannoni supererà il miliardo di euro.
Anche gli immobili della Chiesa dovranno far fronte alla nuova tassa sui servizi. Faranno eccezione solo circa venticinque immobili capitolini "protetti" dai Patti lateranensi, dalla Basilica di Santa Maria Maggiore all’Università Gregoriana, dal Palazzo della Cancelleria, dove ci sono gli uffici della Rota, alla Basilica di San Paolo. Fuori da Roma, esentato dalla tassa anche il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi. Tutti gli altri pagheranno, secondo quanto si evince dal comunicato diramato da Palazzo Chigi, e questa sarebbe una novità assoluta. Perché si includerebbero per la prima volta nella tassazione degli immobili anche i luoghi strettamente dedicati al culto o alle attività no profit all’interno delle strutture ecclesiastiche. "Ma nel passato la tassa era sul patrimonio, non sui servizi, come invece è la Tasi", ha spiegato il sottosegretario al Tesoro Pier Paolo Baretta ai microfoni dell'Ansa. Nel caso di immobili della Chiesa che svolgano attività commerciale, secondo quanto si apprende, alla Tasi si dovrebbe sommare anche l’Imu. Per gli immobili "misti", in parte dedicati al culto e in parte dedicati alle attività commerciali, si dovrebbe pagare la Tasi più l’Imu per la quota di immobile che fa profitto.
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