Nel 2000 dichiaravo che l’Euro avrebbe portato troppe abitazioni in Spagna, troppi funzionari in Francia, e troppe fabbriche in Germania. Ebbene, avrei preferito avere torto. Il disastro è di una tale ampiezza che ero persuaso che l’Euro stava, e avrebbe dovuto, scomparire democraticamente. La classe (nel senso marxista del termine) dei tecnocrati che lo ha creato si rende ora conto pienamente che la sua sopravvivenza dipende dall’Euro e fa di tutto perché l’Euro sopravviva, anche se questo dovesse comportare la rovina dei popoli europei. Propongo al lettore considerare il grafico che segue. Dal 1975 al 2000, la crescita dell’Europa, misurabile utilizzando gli indici della produzione industriale, era in media del 2,5% annuo. In più la dispersione di questa media era molto debole, ognuno cresceva allegramente del 2,5% annuo con qualche battuta di arresto di volta in volta, di solito corretta in velocità, questo permetteva ad ogni paese di ritornare nei ranghi senza troppi problemi. A partire Dal 2000, un vera catastrofe sembra aver colpito duramente le economie del vecchio continente. La crescita si arresta nettamente.
martedì 12 marzo 2013
... e non li chiamereste criminali?
Quando i tecnocrati uccidono la crescita europea di Charles Gave
Nel 2000 dichiaravo che l’Euro avrebbe portato troppe abitazioni in Spagna, troppi funzionari in Francia, e troppe fabbriche in Germania. Ebbene, avrei preferito avere torto. Il disastro è di una tale ampiezza che ero persuaso che l’Euro stava, e avrebbe dovuto, scomparire democraticamente. La classe (nel senso marxista del termine) dei tecnocrati che lo ha creato si rende ora conto pienamente che la sua sopravvivenza dipende dall’Euro e fa di tutto perché l’Euro sopravviva, anche se questo dovesse comportare la rovina dei popoli europei. Propongo al lettore considerare il grafico che segue. Dal 1975 al 2000, la crescita dell’Europa, misurabile utilizzando gli indici della produzione industriale, era in media del 2,5% annuo. In più la dispersione di questa media era molto debole, ognuno cresceva allegramente del 2,5% annuo con qualche battuta di arresto di volta in volta, di solito corretta in velocità, questo permetteva ad ogni paese di ritornare nei ranghi senza troppi problemi. A partire Dal 2000, un vera catastrofe sembra aver colpito duramente le economie del vecchio continente. La crescita si arresta nettamente.
La media (la linea arancio nel grafico) passa da un incremento forte e regolare del 2,5% all’anno a un incremento dello 0%. Gli ultimi 12 anni sono di gran lunga i peggiori dopo gli anni trenta, sicuramente per i paesi dell’Europa del Sud. In più, la dispersione attorno a questa media “esplode” per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale e l’Europa si divide in due. Da una parte la Germania (accompagnata da alcuni paesi del Nord), che continua la sua crescita, e dall’altra la Francia, la Spagna, il Portogallo e l’Italia, che perdono tra il 10% e il 20% della loro capacità industriale (in 12 anni), cosa mai successa prima. Ma cos’è dunque questa catastrofe, questo tsunami che è riuscito ad uccidere in così poco tempo tutte queste economie europee la cui crescita equilibrata era ammirata in tutto il mondo? La risposta è semplice. Un intervento tecnocratico su un uno dei valori più importanti inerenti l’allocazione del capitale, il tasso di cambio.
Facciamo un passo indietro: nel 1990, la Germania si riunifica, cosa che ha creato un immenso panico in Francia. Dotata di una banca centrale credibile, la Bundesbank, e della più grande ed efficace economia in Europa, la Germania inizia a dominare sui suoi vicini e il DM inizia a diventare la moneta di riserva e di risparmio di ogni europeo, questo impedirà alla elite dei tecnocrati di continuare a vivere al di sopra del propri mezzi e di registrare budget deficitari su budget deficitari. Ai posti di combattimento Delors, Trichet e Co, e l’Euro è in cantiere con il fine unico di straziare la Bundesbank e di poter continuare ad avere dei deficit. Tuttavia il prezzo da pagare era di avere un tasso di cambio fisso con la moneta tedesca. In definitiva erano le variazioni dei tassi di cambio tra il DM e le altre monete europee che permettevano ai differenti sistemi di adattarsi nel corso del tempo. Prendiamo ad esempio l’Italia che deve “sorreggere” una Italia del Sud in qualche modo scorretta, inefficace e criminale. L’Italia del Nord, straordinariamente efficace, aveva l’abitudine di guadagnare in DM e trasferire il corrispettivo in Lire verso l’Italia del Sud. Quando il peso dell’Italia del Sud diventava così gravoso da mettere in pericolo la competitività dell’Italia del Nord, una svalutazione della Lira era sufficiente per rimettere in pari la situazione e l’Italia ricominciava a crescere al 2% o 3% annuo, senza problemi.
Prendiamo il caso della Francia che ha la bontà di contare ogni 10.000 abitanti il 40% dei funzionari in più della Germania (un’altra forma di corruzione). Lo scenario è lo stesso: le imprese venivano pagate in DM, i funzionari in Franchi francesi e tutto tornava in equilibrio a causa della intermediazione di un cambio che non faceva che assorbire le differenze che esistevano tra i patti sociali dei differenti paesi. Dopo la creazione dell’Euro, il Sud dell’Italia e i funzionari Francesi non ricevono più Lire o Franchi ma direttamente DM, alla fine dei conti questo porta le imprese italiane e francesi essere del tutto non competitive nei confronti dei loro concorrenti tedeschi. Il lettore dovrebbe immaginare che le imprese italiane debbano pagare una forma di protezione e le imprese francesi il costo di una sorta di super sede sociale, una superstruttura statale che le imprese tedesche non devono sostenere e questo nella medesima moneta… è come entrare nel ring contro i tedeschi con le mani legate dietro le schiena. E allora le imprese si fermano in Italia, in Spagna, in Francia e aprono in Germania. La logica ultima dell’Euro è che non ci saranno imprese in Europa se non in Germania… Ma siccome bisogna continuare a pagare la Mafia in Italia e i funzionari in Francia, e le entrate fiscali crollano, tenuto conto dell’emorragia delle imprese oltre il Reno, bisogna coprire con dei prestiti questa emorragia, così la spesa esplode… ecco cosa spinge i geni che ci governano (e che hanno inventato l’Euro) ad aumentare le imposte (per ridurre il deficit… che non si risolve) ma ciò rende l’Italia e la Francia ancora meno competitive, e porta altre imprese a trasferirsi in Germania, e così di seguito… In effetti l’Euro è di una stupidità economica inimmaginabile: bloccare i tassi di cambio tra paesi che hanno produttività differenti non ha mai funzionato mentre ha sempre portato a disastri economici politici e sociali. E noi ci andiamo di mezzo…
Quando nel 2000 è stato creato l’Euro, ho scritto un libro, “I leoni guidati dagli asini” in cui affermavo che l’Euro avrebbe portato troppe abitazioni in Spagna, troppi funzionari in Francia, e troppe imprese in Germania. Ebbene, avrei preferito avere torto. Il disastro è di una tale portata che ero persuaso che L’Euro dovesse scomparire democraticamente. La classe dei tecnocrati (nel senso marxista del termine) che lo ha creato si rende ora ben conto che il suo potere dipende dall’Euro e fa di tutto per tenerlo in vita anche se questo significa portare alla rovina le popolazioni europee. Loro continueranno a mantenersi e a partecipare a simposi e conferenze, da Davos ad Aspen. Questo vuol dire che l’esecuzione finale di questo mostro sarà senza dubbio rivoluzionaria e non democratica: uno dei paesi martirizzati si ribellerà e, in quanto stato sovrano, se ne uscirà senza il permesso di nessuno per quanto qualcuno possa imbestialirsi.
Charles Gave
Economista ed esperto di finanza, Charles Gave si è fatto conoscere dal grande pubblico nel 2001 con il suo saggio –pamphlet “I leoni guidati dagli asini” (Editions Robert Laffont) dove denunciava l’Euro e le sue implicazioni monetarie. La sua ultima opera “Lo Stato è morto, viva lo Stato” (Editions Francois Bourin – 2009) prevedeva la grave crisi della Grecia e della Spagna. E’ fondatore e presidente di Gavekal Research (www.gavekal.com) e Gavekal Securities ed è membro del consiglio di amministrazione di SCOR.SE.
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