domenica 17 febbraio 2013
Punti di vista
Autodistruzione indiana di Davide Giacalone
Guardate quel che succede in India e avrete idea di come l’Italia si stia autodistruggendo, riuscendo a perdere contratti già operativi. Il presidente francese, François Hollande, sbarca capitanando una delegazione di cui fanno parte 5 ministri e 60 imprese. Va a fare affari e contratta usando anche contropartite politiche, fra le quali l’appoggio per un seggio permanente indiano, nel Consiglio di sicurezza Onu. I francesi muovono alla grande la diplomazia degli affari, mentre noi facciamo galoppare la diplomazia delle manette, il cui successo consiste nell’arrestare chi dovrebbe fare concorrenza ai francesi. Qui da noi si discetta su quale sia la parte politica cui fa riferimento Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica e detenuto, con una gran voglia di annetterlo alla Lega e facendo finta di non conoscere i suoi rapporti con il mondo cattolico e con l’Udc. A noi basta sapere chi è il destinatario politico della fregatura, nel mentre i francesi ne confezionano una gigantesca all’Italia.
Il governo sarebbe dovuto intervenire subito, rimuovendo Orsi. Aveva il potere di farlo. Lo aveva già fatto, del resto, perché il precedente capo azienda, Pier Francesco Guarguaglini (lui sì potente e potentemente demolito), era stato rimosso in ragione di un avviso di garanzia. Poi rivelatosi privo di fondamento. Non solo in governo, invece, non ha mosso un dito, ma è riuscito a disertare il Salone Aereo indiano, tenutosi la settimana scorsa, cui non ha partecipato non dico un ministro, ma neanche un misero sottosegretario. E l’India è, per chi volesse dimenticarlo, il principale importatore mondiale di prodotti e tecnologie militari. Ora cancella il contratto per la fornitura di elicotteri, assestando un colpo duro alla nostra credibilità, a una nostra azienda e alla nostra bilancia commerciale. Lo stesso governo, del resto, che ha accettato di farsi menare per il naso relativamente alla sorte di due nostri militari, detenuti e sotto processo in India. Un governo che ha fallito, esponendo il ministro degli esteri a figure miserande, proprio perché non è stato capace di aggredire la fonte dei problemi fra l’India e l’Italia, ovvero quel contratto per la fornitura di elicotteri. Si tratta di un errore gravissimo, che ci fa perdere peso politico e spazio commerciale. Da ora in poi la sorte dei due marò mi pare più promettente. Come quella degli ostaggi una volta terminata la rapina. Potranno tornare a casa, perché divenuti inutili.
Da noi si fa finta di credere che sia la giustizia a dovere appurare come si conducono gli affari, in questi mercati e in questi settori. In Francia si muove direttamente l’inquilino dell’Eliseo. E fa bene. Così si deve fare. Gli scambi economici sono parte stessa della politica estera, e noi abbiamo fallito su tutta la linea, per giunta nel mentre erano in questione gli interessi di un’azienda controllata dallo Stato. E invece di spiegare che questo modo di procedere non ci porta al declino, ma direttamente all’autodistruzione, qui si perde tempo lanciando al popolo bue le notizie inquisitorie e concentrando la discussione politica sugli eventuali padrinaggi. I sistemi Paese che funzionano aiutano le proprie aziende. I contratti che derivano dagli accordi raggiunti si firmano alla presenza dei rispettivi governi. Se sono composti da persone serie. Da noi vale la regola contraria. E parlo per esperienza diretta: con Italia degli Innovatori abbiamo portato aziende italiane in Cina, nel quadro di accordi bilaterali e ponendo al fianco dei nostri imprenditori, anche piccoli o piccolissimi, l’autorevolezza e la forza di un Paese e del suo governo. Quando siamo giunti alla firma dei contratti un ministro italiano, presente in quel momento in Cina, non volle presenziare. In compenso firmò due accordi: uno per lo studio dei raggi cosmici e l’altro per la descrizione, a cura degli studenti delle scuole medie superiori, dell’altra faccia della luna. Non è una barzelletta. E’ l’orrida, benché ridicola, realtà. Un’ultima cosa: il presidente francese va in India e porta l’orgoglio e la forza del suo sistema produttivo, cercando ricchezza; il presidente italiano va negli Stati Uniti, per sentirsi dire che l’Italia sta facendo bene, ma deve dare garanzie che continuerà a pagare e indebolirsi. La nostra classe dirigente (ammesso che esista) assiste e tace. Non chiedetevi perché le cose vanno male, giacché questo è quel che l’Italia riesce a fare contro sé stessa.
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