Roma - Prima la conferma della Consob: ci sono state «operazioni anomale» da parte di investitori che sapevano il come e il quando della riforma del governo e hanno speculato sui titoli delle banche popolari, lucrando circa dieci milioni di euro. Poi la notizia del commissariamento, per altri motivi, dell'istituto maggiormente interessato dagli acquisti sospetti: BancaEtruria, che ha come vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi. Non tira buona aria sul governo, almeno sul versante delle banche. A mercati chiusi è arrivata la notizia che Bankitalia ha commissariato la banca di Arezzo. Il motivo non sono gli strani movimenti nei mercati finanziari, ma vicende vecchie di qualche anno. La banca è da tempo sotto osservazione. Ieri via Nazionale, d'intesa con il ministero guidato da Pier Carlo Padoan, l'ha commissariata. Il problema è la capitalizzazione e crediti dubbi o deteriorati superiori al 25%. Il comunicato ufficiale parla di «gravi perdite del patrimonio» emersi da «accertamenti ispettivi» ancora in corso.
Vicenda di interesse esclusivo dei mercati se non fosse che al vertice c'è, o meglio c'era, il padre di un ministro del governo. Pier Luigi Boschi, vicepresidente di un consiglio di amministrazione che è, a questo punto, sciolto dal governatore Ignazio Visco e da un altro ministro, Pier Carlo Padoan. La guida della banca va a Riccardo Sora e ad Antonio Pironti. Ieri il governo non ha commentato. Le opposizioni sì. Renato Brunetta di Forza italia ha parlato di «una situazione davvero inquietante, uno scandalo che si sta delineando sempre più oscuro e inaccettabile» e ha paragonato, in generale, tutta la vicenda delle banche popolari allo scandalo della Banca Romana. Le Lega ha chiesto che il governo riferisca in Parlamento.
L'istituto di credito aretino era finito nelle cronache nazionali nei giorni scorsi per gli strani movimenti di azioni a ridosso della riforma delle popolari varata dal governo. Un decreto che punta a renderle, di fatto, delle normali società non cooperative, dove gli azionisti contano per le quote di capitale che detengono. Ieri mattina, dalle indiscrezioni si è passati alla conferma del presidente Giuseppe Vegas. Il faro della Consob è puntato sugli acquisti di azioni sospetti.
Poco prima del varo del decreto competitività, il cui piatto forte è appunto una riforma della governance delle banche popolari, la Commissione nazionale per le società e la Borsa, ha registrato degli andamenti «anomali» su vari titoli di banche popolari. Il timing lo ha ricostruito lo stesso Vegas. La data in cui «è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell'intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio del 2015». Le prime indiscrezioni risalgono al «3 gennaio del 2015». E proprio da quel giorno i titoli delle Popolari sono cresciuti dall'8%, è il caso dell'Ubi, fino al record di BancaEtruria, le cui azioni, che per la verità erano molto basse, sono salite del 57%. Sulla banca di Arezzo c'erano già stati movimenti anomali in agosto, quando passò di mano il 12% del capitale della Banca. In quel caso, ha spiegato Vegas, la Consob non riscontrò però «elementi sufficienti ad avviare un'indagine di abuso di mercato». L'organismo di vigilanza si sta concentrando su «soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività sono stimabili in 10 milioni di euro». Ma la posta in gioco è molto più consistente.
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