"Il Pd aveva una figuraccia da farsi perdonare. Io mi prendo una parte della responsabilità, anche se io non c’ero ancora. Ma questa volta il Pd è stato bravissimo e ha dato una dimostrazione di compattezza straordinaria". Ai microfoni di Radio Rtl, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ostenta sicurezza e prende di petto i malumori che ormai da mesi attraversano la maggioranza.Dopo che i 101 voti dei franchi tiratori impedirono l’elezione di Romano Prodi alQuirinale nel 2013, una frattura insanabile ha messo in ginocchio il Pd. Tanto che l'elezione di Sergio Mattarella si è trasformata nell'occasione buona per saldare i debiti con la minoranza dem e con la sinistra. Una pace che mai come oggi è appesa a un filo. Anche perché, oltre ai malpancisti piddini, il premier dovrà far fronte pure al malessere di Ncd. "Chi ha da leccarsi le ferite lo faccia ma non c’è bisogno di discussioni polemiche - tuona Renzi rivolgendosi al ministro dell'Interno Angelino Alfano - non sprecherò tempo coi partitini".
La legge elettorale può essere approvata alla Camera ad aprile e la riforma costituzionale essere pronta, come previsto, per il 2016. All'indomani del voto per il Quirinale Renzi prova a tirare dritto, almeno a parole. Una ferita si è aperta con Forza Italia, gli alleati del Nuovo centrodestra vivono un momento di tensione e la minoranza piddì ha rialzato la cresta e si prepara a passare all'incasso. "Il partito si è unito per Mattarella - avverte Pippo Civati al Giornale - ma adesso Renzi andrà avanti come prima". Altro che ferita sanata. Il presidente del Consiglio, che con l’elezione di Sergio Mattarella è convinto di aver dimostrato di non subire alcun "ricatto" di Silvio Berlusconi, tira dritto per la sua strada: "Alla Camera Forza Italia non è importante dal punto di vista numerico ma come idea di riforme condivise. Credo che Forza Italia abbia interesse a starci ma non ha senso rimettere in discussione tutto, noi si va avanti comunque, se non vogliono andiamo avanti anche senza". In realtà, i numeri Renzi non li ha. E lo sa bene. Tanto che ai suoi non resta che far quadrato nel tentativo di fare quadrato. "Sarebbe sbagliato pensare che il successo dell’elezione di Mattarella serva ad altre cose - avverte il sottosegretario Graziano Delrio in una intervista a Repubblica - sarebbe improprio trasportare il 'metodo Quirinale' su altri piani. Per intenderci, non sono state le prove generali per altre operazioni politiche".
Chiusa la partita del Colle, riparte a pieno ritmo l’agenda del governo. I temi sul tavolo sono tanti, a partire da pubblica amministrazione e giustizia. Ma bisogna anche chiudere sulle riforme istituzionali. "L'obiettivo - spiegano dal governo - è finire in fretta la seconda lettura della riforma del Senato e poi varare in via definitiva la legge elettorale alla Camera entro aprile". Ma, dopo quella che tutti riconoscono come una sua vittoria, Renzi deve fare i conti con gli smottamenti causati dal voto per Mattarella. A vacillare è il patto del Nazareno, ma non solo. Dopo le dimissioni di Maurizio Sacconi, Alfano deve fare i conti con un malcontento senza precedenti che mina la sua leadership in Ncd. Il premier lo mette in guardia ("Non spreco tempo coi partitini"), ma non fa altro che agitare ulteriormente le acque. "Non siamo abituati a fare né siamo nati per fare i cespugli - commenta ribadito Maurizio Lupi - non siamo attaccati alle poltrone ma neanche abituati a fare i tappettini. I 'cespugli' hanno permesso con responsablità la nascita dei governi Letta e Renzi". La maggioranza, insomma, è sempre più appesa a un filo.
1 commenti:
Ah! Ah, patetico Lupi e Alfano! I cespugli sono fatti proprio per essere decespugliati. E Renzi che ha già inchiappettato tutti, figurarsi se non lo farà anche con loro!
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