giovedì 15 luglio 2021

Sul ddl Zan

I duri e puri e lo splendore della sconfitta di Niram Ferretti 


L'uomo che venne da Parigi, il duro e puro Enrico Letta non molla, "boia chi molla", non proprio una esortazione di sinistra. "Nessuna trattativa" dice perentorio, mascella volitiva, sguardo freddo e implacabile dietro le lenti degli occhiali. Letta va avanti sulla legge Zan, da vero mensch. Non importa se si andrà a sbattere contro un muro, se i numeri molto probabilmente non ci saranno, perchè quello che conta è mostrare che si lotta per la civiltà contro la barbarie, per il progresso contro la reazione di cui Matteo Salvini è qui in Italia l'incarnazione maggiore, saranno i posteri poi a emettere la sentenza. Letta ha dalla sua Monica Cirinnà, la martire, Dolores Ibárruri.


Cirinnà, la quale ha dichirato perentoria,  «Sì, voglio morire in battaglia, insieme a gay, trans, bambini libellula. Ha ragione Piero Ignazi, la qualità del combattente si vede nella sconfitta. Del resto, in questo contesto politico non abbiamo altre possibilità». I bambini libellula... Avere a fianco Monica Cirinnà per Letta è corroborante e commovente. Nobili nella sconfitta per difendere la civiltà: nerboruti maschi che gareggiano con donne perchè affermano di esserlo, bambini che si percepiscono bambine e devono essere amorevolmente accompagnati verso un percorso che possibilimente gli farà cambiare sesso, cessazione dei pronomi personali maschile e femminile per intestarsi iniziali o numeri. Bisogna difendere il diritto di essere diversi, di declinarsi come più ci piace. Letta e Cirinnà sono i più indicati per dare corpo al magnifico verso di Taliesin Ben Beirdd, il più antico poeta di lingua gallese: "Sempre entrarono in battaglia, e sempre soccombettero".

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