domenica 29 gennaio 2012

L'incompatibilità e il silenzio


Dunque per dimettersi eventualmente dalla presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche che dipende dal suo ministero, il ministro Francesco Profumo aspetta «la decisione dell'Antitrust». Anche il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, per lasciare la poltrona da presidente dell'Area Science park di Trieste, ente pubblico di ricerca la cui nomina dipende dal governo, è in attesa della «decisione dell'Antitrust». Il verdetto riguardante entrambi sarà tuttavia emanato soltanto entro il 16 febbraio, perché l'Autorità garante della concorrenza, fanno sapere i due ministri, «ha bisogno di documentazione aggiuntiva».

Con tutta franchezza: questa storia è semplicemente patetica, e fa il paio, purtroppo, con lo sconcertante annuncio del governo che si riserva di fare trasparenza sugli interessi dei suoi componenti rigorosamente entro i termini formali di legge. Cioè i 90 giorni dall'insediamento, che scadono appunto il 16 febbraio. È patetico che due ministri in una situazione conclamata di conflitto d'interessi si aggrappino a insensati formalismi per conservare le poltrone supplementari. Ben sapendo (non vogliamo far torto alla loro intelligenza) che qualunque cosa l'Antitrust possa dire c'è innanzitutto una ragione di opportunità grande come una casa per cui avrebbero dovuto lasciarle del tutto quelle cariche, anziché rifugiarsi in una poco dignitosa autosospensione: non un minuto dopo, bensì un minuto prima di giurare da ministro. E viene da pensare che forse Mario Monti avrebbe potuto affrontare la faccenda in prima persona, imponendo lui ai suoi ministri le dimissioni dagli incarichi precedenti per sollevare il governo dal sia pur minimo imbarazzo. Ma è ancor più patetica, va detto con altrettanta franchezza, la figura che sta facendo l'Antitrust al cui vertice è stato appena insediato l'avvocato Giovanni Pitruzzella. La legge che attribuisce all'Autorità garante della concorrenza il compito di vigilare sul conflitto d'interessi è una finzione assoluta, non prevedendo alcuna sanzione per chi la viola. Però almeno non si presta a equivoci.

Dice che un ministro non può «ricoprire cariche o uffici pubblici diversi dal mandato parlamentare e di amministratore di enti locali», prevedendo particolari deroghe soltanto per le cariche «in enti culturali, assistenziali, di culto e in enti fiera, nonché conferite nelle università o negli istituti di istruzione superiore a seguito di designazione elettiva dei corpi accademici». Cosa c'è da «interpretare»? A meno che non ci si voglia arrampicare sugli specchi per sostenere che il Consiglio nazionale delle ricerche e l'Area Science park di Trieste appartengono a questa categorie (sono forse enti culturali, fiere, centri religiosi?), la questione è molto semplice: Profumo e Clini devono comunque dimettersi. Ed è sinceramente incomprensibile perché all'Antitrust debbano occorrere tre mesi (tre mesi!) e l'esame di non si sa quale altra «documentazione aggiuntiva» visto che il governo si è insediato a metà novembre, per decretare l'incompatibilità dei due.

Sergio Rizzo

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