venerdì 3 novembre 2017

I terremotati devono pagare le tasse


Questa è un’azienda terremotata. O meglio quello che ne rimane. Non è importante il nome, né il luogo. Perché è una storia che si ripete in tutto il cratere. Lì, dove c’era un capannone crollato ora non c’è quasi niente. Rimane una base vuota che attende la ricostruzione. Questa è un’azienda terremotata. Danneggiata pesantemente ma, per fortuna, non completamente. E per questo ancora attiva. Negli spazi risparmiati dal sisma si lavora. Con il caschetto di sicurezza a portata di mano. Perché non si sa mai. Perché le scosse continuano. Puntuali. Come puntuale è arrivata un’altra mazzata sulle spalle dei terremotati. A mezzo lettera, infatti, il commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli, ha comunicato che «dal 16 dicembre i terremotati devono tornare a pagare le tasse». Niente da fare per i «titolari di reddito d' impresa e di lavoro autonomo e le attività agricole»: la riscossione dei tributi riprenderà dalla metà del mese prossimo, per le imposte dovute nel periodo dall' 1 dicembre 2017 al 31 dicembre 2017 che erano state sospese dopo la scossa del 24 agosto. Da qui la rabbia: perché l’economia di quei luoghi è ancora in ginocchio, con decine di migliaia di sfollati ancora alla ricerca di una soluzione e tanti piccoli imprenditori esasperati da ritardi e assenza di interventi in loro favore. Ma non è solo questo ad irritare gli imprenditori terremotati. Nella missiva del commissario nominato dal Governo infatti si suggerisce, infatti, di attivare dei mutui con le banche per dilazionare i pagamenti. In pratico lo stesso Governo che non ha fatto niente per loro, o nel migliore dei casi ha fatto molto poco, ora chiede il conto, invitandoli ad indebitarsi. Dimenticando, come denuncia un imprenditore, «che per un’azienda colpita dal sisma il danno non è solo quello strutturale, bensì anche il mancato pagamento dei crediti per via della cancellazione di colpo di una fascia di clienti come bar, ristoranti, pizzerie, hotel ed altre strutture ricettive inagibili». Con l’aggiunta che l’accensione di un mutuo da parte di una azienda già inginocchiata e che si trova magari in piena zona rossa, rappresenta solo ed esclusivamente un ulteriore costo a fronte di zero entrate». Non capire questo, caro commissario De Micheli, significa solo una cosa: ignorare deliberatamente la gravità della situazione. 


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