sabato 10 aprile 2010

Pd, Padova

Il sindaco rosso batte la Lega: ecco il muro antirom di Stefano Filippi

Dura la vita per un sindaco non leghista in terra di leghisti. «Fa’ qualcosa di sinistra», direbbe Nanni Moretti a Flavio Zanonato, sindaco di Padova che da ex comunista preferisce invece fare qualcosa di leghista. Anzi, con le sue ordinanze è quasi più sceriffo del capostipite Giancarlo Gentilini. L'ultima rincorsa «law and order» è un muro di cinta attorno al campo nomadi abusivo che sorge nel quartiere periferico di Mortise. Sotto i viadotti di autostrade e tangenziali che si incrociano, gli operai del comune hanno lavorato un giorno intero per isolare la zona dove decine di caravan di rom sostano da oltre tre anni. «Motivi igienico-sanitari e di sicurezza»: questa la spiegazione contenuta nell'ordinanza urgente firmata mercoledì dal sindaco con la stelletta. La stessa motivazione addotta cinque anni fa quando fu avviato lo sgombero delle palazzine di via Anelli. È toccato ai clandestini africani (nigeriani e magrebini) che spacciavano alla luce del sole in via Anelli. Poi agli stessi delinquenti che si erano spostati non lontano, nei cortili dei condomini «a palafitta» di via Manara. Alle prostitute che battevano sui viali delle periferie. Ai tossici della stazione che bivaccavano e si bucavano davanti ai passanti sbigottiti. Ora è la volta dei rom. Quando si manifestano problemi di ordine pubblico, Zanonato non segue il buonismo del centrosinistra: insegue la Lega. Pugno di ferro. Rispetto rigoroso della legge a costo di rischiare l'impopolarità fuori città, perché tra le mura amiche il quattro volte sindaco gode di un solido consenso. Zanonato piace perché fa il leghista e ruba voti al Carroccio. Alle regionali nel comune di Padova la Lega si è fermata al 21 per cento mentre il Pd è volato al 28,5; risultato opposto nella provincia: padani al 31,4, democratici al 20,5. Ruspe, trattori e operai comunali hanno ripetuto il copione visto in via Anelli quattro anni fa, quando si era scatenata la guerriglia tra bande di malavitosi africani. Blocchi di cemento hanno delimitato l'area del campo rom, dimezzandola; sopra il cemento è stata montata una recinzione metallica alta oltre un metro: ed ecco il «muro di via Bassette», formalmente eretto per impedire l'accesso di persone non autorizzate. Perfino il colore con cui sono stati dipinti i basamenti, il verde oliva del Sole delle Alpi, richiama la matrice leghista. Sono state abbattute le baracche abusive e rimosse alcune roulotte. Tutto si è svolto con un ingente spiegamento di forze dell'ordine. C'è però una differenza tra i leghisti doc e quelli di seconda mano come Zanonato: che questi ultimi mostrano i denti soltanto dopo aver trascurato ed esasperato i problemi. E poi devono comunque coprirsi a sinistra: «L'intervento - ha detto il sindaco - serve per consentire l'accompagnamento scolastico dei bambini nomadi e per garantire la sicurezza dell'insediamento. Il terreno a disposizione è stato ridotto in modo da evitare le presenze estemporanee e non autorizzate». A Mortise come in via Anelli il degrado era noto da anni, ma il sindaco è intervenuto quando i problemi di ordine pubblico erano diventati ingestibili. In un caso, un gruppo di proprietari (italiani) privi di scrupoli aveva affittato a peso d'oro i miniappartamenti a immigrati che li avevano stipati di clandestini, mentre in via Bassette un'area privata era stata affittata a tre famiglie nomadi che versavano ognuna 100 euro al mese per sostare, ma da qualche mese non pagano più e si sono presi una denuncia per occupazione abusiva. Situazioni poco regolari ignorate dalla giunta di centrosinistra. Case, cortili, strade, piazzali diventati terra di nessuno. Furti a ripetizione nelle case del quartiere e nelle aziende del circondario: chilometri di filo di rame, quintali di bronzo. Gli abitanti hanno cominciato a protestare nel silenzio dell'amministrazione. Comitati, firme, cortei: scene viste migliaia di volte. Alla testa c'è un parlamentare padovano del Pd, Alessandro Naccarato, che ha mobilitato il consiglio di quartiere (a maggioranza di centrosinistra come la giunta comunale) e denunciato la situazione a prefetto, carabinieri e questura facendo arrabbiare Zanonato. Per intervenire in via Anelli si dovette aspettare una notte di guerriglia con spari e feriti tra africani e forze di polizia; in via Bassette il parcheggio riservato a tre famiglie è diventato un campo nomadi abusivo con decine di vetture. Al momento dello sgombero i servizi sociali hanno censito 40 persone, di cui 27 ragazzini in età di scuola. Loro resteranno.

2 commenti:

demiurgo77 ha detto...

Ognuno ha il sindaco che si merita, di solito: nel caso dei padovani questa è una verità limite ma, purtroppo, ancora valida. Il 50% + 1 (non di più) dei padovani è sornionamente imbecille! Gli parli di rispetto della legge e capisce intolleranza, gli parli di efficienza e capisce militarismo, gli parli di decoro e capisce egoismo... Al dialogo si sostituisce una dialettica tra parole d'ordine e contrordini! Il problema del Comune è di difficile comprensione: di fronte ai muri Zanonato di solito parla di presidi a tutela dei più deboli (che, nella mente sua e dei suoi sodali, sono quelli dentro il recinto!). Ma molti padovani non capiscono (o non capiscono più) perchè ci sia tanta ritrosia ideologica nell'affrontare la realtà! A Treviso, terra a vocazione leghista, non son tutte rose e fiori: ma non ci sono muri, zone degradate o ghetti. Ed è uno dei comuni (e delle province) con maggior numero di immigrati. Solo che le regole vengono imposte e fatte rispettare in anticipo rispetto alle emergenze! E, col tempo, questa strategia paga.
A Padova si guarda il cielo e si declamano le virtù cittadine: senza guardare ciò che succede sotto il naso, se non dopo che lo sterco ha superato l'altezza degli occhi! E in una città universitaria questo è giustificato con gioia nel nome del primato intellettuale: ciò che dovrebbe essere la vergogna di un centro culturalmente vivo, che dovrebbe sollevare il biasimo di chi ricerca la verità e la bellezza, viene additato come segno di prestigio, di validità, di successo. E chi storce il naso è un eretico ignorante. A Padova la controriforma aveva fatto sempre poco rumore: a Venezia i preti romani davano fastidio. Il suo motto era universa universis patavina libertas. Il comunismo, malattia strisciante e letale, ha distrutto ciò che era il vero vanto dell'ateneo: ora è libero solo chi obbedisce ossequiosamente.

Eleonora ha detto...

Grazie. Per il tuo commento.