giovedì 13 agosto 2009

Germania

Integrazione a senso unico. Germania, i turchi usano le elezioni per cancellare il genocidio armeno di Vito Punzi

Come noto, l’articolo 301 del Codice Penale turco prevede severe condanne per chi osi portare “vilipendio all'identità nazionale turca”. Ed è a quell’articolo che ci si appella ogni qual volta si vengano definiti i crimini commessi all’interno dell’Impero Ottomano contro gli armeni come “genocidio”. Uno degli ultimi casi di denunciante messo a tacere, si ricorderà, è stato lo scrittore Ohran Pamuk. La “questione armena” del resto, è tutt’altro che risolta anche tra i turchi di Germania. In particolare all’interno del delicato e complesso sistema scolastico. Kenan Kolat, il presidente dell’Associazione Turca in Germania (TGD) che rappresenta sia turchi residenti in Germania che tedeschi d’origine turca, ha denunciato nei giorni scorsi su “Hürriyet” come i programmi scolastici del Land del Brandeburgo siano gli unici in tutta la Germania a definire “genocidio” i massacri degli armeni compiuti tra il 1915 e il 1918 all’interno dell’Impero Ottomano. Quel termine, a dire di Kolat, sarebbe causa tra i giovani studenti d’origine turca di una “pressione psicologica” che ne condizionerebbe la resa scolastica, rappresentando perfino una minaccia “alla loro pace interiore”. Sempre attraverso il quotidiano turco, Kolat ha annunciato che si rivolgerà direttamente al presidente dei ministri del Land, il socialdemocratico Matthias Platzeck, per chiedere espressamente che quell’accusa di genocidio sia depennata dai programmi didattici brandenburghesi. Dal 1995, l’anno in cui venne costituita, la TGD si è fatta promotrice di utili opere di mediazione tra la comunità turca e le istituzioni tedesche, ma la questione posta ora dal suo massimo rappresentante sembra rispondere più alla necessità di difendere gli interessi della Turchia che a quella di far crescere l’integrazione turca in Germania. Certo Kolat si sarà mosso memore del risultato ottenuto nel 2005 nello stesso Land a seguito della veemente protesta sollevata allora da diplomatici turchi. Platzeck quella volta non seppe resistere, ma il dibattito sollevato tra gli insegnanti di storia e coloro che elaborano i programmi didattici fu tale che dopo pochi mesi il presidente dovette ritornare sulla sua decisione e dunque reintrodusse il termine “genocidio” nei testi di storia. Oggi, dopo l’uscita del presidente della TGD, dal Ministero, a Potsdam, non arrivano commenti e comunque sembra non esserci alcuna intenzione di introdurre modifiche ai piani di studio. In compenso Kolat, sempre sulla questione armena, ha alzato il tiro ed ha annunciato di voler scrivere direttamente alla cancelliera Merkel a proposito della memoria del pastore evangelico Johannes Lepsius. Lepsius (1858-1926) è passato alla storia per aver documentato con coraggio e vigore lo sterminio degli armeni fin dalla fine del XIX secolo e per aver fondato la “Deutsche Orient Mission”, costruendo, anche con aiuti americani, orfanotrofi per i bambini armeni sopravvissuti alle carneficina. Per portare aiuto agli armeni perseguitati diede vita ad una fondazione che portava il suo stesso nome e dal 1912 al 1914 promosse azioni diplomatiche e partecipò a conferenze in tutta Europa inserendo la questione armena in quella più ampia del rispetto dei diritti umani delle minoranze cristiane nell’Impero Ottomano. Di recente, per ricordare finalmente l’opera di Lepsius, il governo federale tedesco ha deciso l’erezione a Potsdam, la sua città, di un monumento in suo onore. Anche in questo caso è stato Kenan Kolat a leggere quella decisione come un insulto al popolo turco e dalle stesse colonne di “Hürriyet” ha lanciato l’ennesimo annuncio, questa volta dal sapore davvero delirante: scriverà una lettera alla Merkel con la richiesta che il governo federale rinunci al monumento da dedicare a Lepsius. Si tratti o no di sola provocazione, è auspicio diffuso che in questo periodo di campagna elettorale la cancelliera non ceda alle sirene dell’elettorato turco e piuttosto ricordi quella “C” (christlich, cristiano) che dovrebbe essere ancora un fattore decisivo nelle scelte politiche della sua CDU.

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