Ci sarebbe da ridere, se non fosse tragico. Ci sarebbe da ridere nel vedere annaspare scoordinatamente leader e burocrati di Bruxelles sconvolti e inorriditi dal micidiale attacco al cuore dell’europa sferrato dall’America Trumpiana. Un’offensiva al conformismo del politicamente corretto, all’indottrinamento gender, alla pulizia etnica e sessuale del linguaggio. Un assalto alla barriera censoria eretta negli anni contro le opinioni, e addirittura i voti, che vanno in direzione contraria alla visione del mondo unipolare immaginato dalle élite illuminate. E ora, a raccapricciarsi, negando l’evidenza, sono proprio coloro che dopo aver annullato elezioni non gradite, preannunciano di farlo nuovamente. Gli stessi che, allorquando si prefigurava la vittoria della destra in Italia, sventolavano appositi “strumenti” tesi a neutralizzarne gli effetti. A sgomentarsi è chi ha messo il guinzaglio alle idee, la museruola alle parole, le etichette disumanizzanti ai dissidenti. Chi ipotizzava i reati di opinione per i negazionisti climatici o per i critici delle teorie sull’identità di genere. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vedere i grandi strateghi europei, dopo tre anni, migliaia di morti e miliardi di euro di danni, esclusi dal tavolo delle trattative di pace e condannati all’ininfluenza. Guardarli bruscamente risvegliarsi da un delirio collettivo di massa. Un vaneggiamento che li aveva resi così ciechi da non vedere una guerra tra Russia e America per interposta nazione.
Una guerra iniziata anni e anni prima della condannabilissima invasione russa, che, aldilà di tutte le retoriche, aveva lo scopo di interrompere i rapporti commerciali con la Russia. Un conflitto che l’Europa aveva tutto l’interesse di evitare e, una volta iniziato, di interrompere al più presto con l’intermediazione. E, invece, sono stati spremuti come limoni per poi essere gettati in un angolo… come è solita fare l’America. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vederli oggi assembrati malamente in una riunione convocata d'urgenza dal presidente della Repubblica francese. Uno con le ore contate, che a malapena riesce a tenere insieme il suo Parlamento. Una riunione dove viene convocata la presidente della commissione europea, la stessa che avrebbe dovuto convocarla. Una riunione dove, allo scopo di dare un segno di unità... vengono esclusi i leader non graditi. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vedere un Europa affetta da labirintite rispolverare Draghi. Proprio colui che, appena il conflitto scoppiò, si spese anima e core per gettarvisi a capofitto, ottenendo tributi e onori… dagli americani. Più che un uomo, un mistero gaudioso, le cui mega puttanate ancora riecheggiano nell'etere insieme agli applausi scroscianti dell'ebete mainstream genuflesso. «Se non ti vaccini, contagi e muori». «Volete la pace o il condizionatore acceso?» Ebbene, costui dinanzi a questo accrocco di unione monetaria malamente costruita, auspica l'annullamento di qualsivoglia sovranità nazionale residua. Ci sarebbe da ridere… ma c’è ben poco da ridere. Perché, bisogna essere intellettualmente onesti.
Se, infatti, ieri non ci piaceva che l’Europa andasse a rimorchio dell’America, non può piacerci neanche oggi. Se un’Europa deve esistere, pur inglobata in un patto Atlantico, forte della sua potenza economica, deve maturare una sua fisionomia e personalità. Dinanzi, poi, allo scenario che si va delineando, di fronte alle potenze mondiali che si stanno compattando in blocchi contrapposti, l’isolamento dei singoli stati è improponibile. E proprio ieri ho avvertito una brutta sensazione che voglio condividere. Anche io ho ritenuto le parole di Mattarella sulla Russia inopportune, oggettivamente offensive e storicamente bislacche. La conseguente replica della portavoce del ministero degli esteri russo era nell’ordine delle cose. Ma l’attacco hacker a trasporti e finanza, quello no! Quello è stato un vero e proprio atto ostile contro il nostro paese. Lo so, non è il primo, ma mai così spudorato, diretto e palese come ora. Ebbene, in questo momento in cui ci si "percepisce" abbandonati dall’America, facenti parte di un’Europa alla sbando, quell’attacco ci fa sentire vulnerabili, indifesi e isolati. E su questo dovremmo tutti riflettere. Dovrebbe essere una riflessione che spinga alla creazione di un’Europa finora mai nata nel cuore degli europei. I cui valori costitutivi siano la libertà e la sovranità del popolo. Un Europa dei popoli e mai più delle élite
Salvino Paternò
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