domenica 29 novembre 2020

La tela del ragno cinese

In questi giorni io continuo a parlarvi di una guerra. Siamo nel pieno di un conflitto non convenzionale. E Joshua Wong, leader della resistenza democratica di Hong Kong, nel mirino della repressione della giustizia totalitaria cinese, non ha usato mezzi termini quando lo ha spiegato...


"Hong Kong è la Berlino di questa moderna Guerra Fredda. Esiste un disegno cinese di egemonia mondiale che passa attraverso una cancellazione e negazione di tutti i diritti fondamentali e l'applicazione severa di un mercantilismo che nega le libertà individuali. L'Occidente e la stessa Italia devono stare attenti a non prestarsi a questo gioco che è una trappola, si rischia di cadere in una rete dalla quale poi è difficile tornare fuori: la via della Seta... il progetto guida dell'incubo cinese..."


Il progetto sposato da M5S e Pd poco dopo la metà del marzo 2019, quando il nostro Paese e stato il primo del G7 a firmare il suo accordo con la Cina ed entrare fiduciosamente nella ragnatela del gigante asiatico, che nei piani di Pechino farà della Cina la grande protagonista dell’economia globale nei prossimi decenni. I fenomeni del governo Conte 2 hanno concluso e sottoscritto intese su 29 punti in tutto, la maggior parte istituzionali, solo dieci tra aziende, per un totale di 7 miliardi di euro: un investimento contenuto rispetto alle ambizioni cinesi e non rivoluzionario nemmeno da parte italiana, dopo che il Mise qualche settimana prima aveva ipotizzato un minimo di 50 accordi.


In prima fila c’è la Cassa Depositi e Prestiti che emetterà circa 600 milioni di euro di Panda bond, in valuta cinese, per finanziare imprese. L’accordo fa seguito al protocollo d’intesa fra le parti siglato dall’Amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo e dal Chairman di Bank of China Chen Siqing. Utilizzando i proventi dei Panda bond per finanziare direttamente o indirettamente succursali o controllate di aziende italiane con sede in Cina. La liquidità raccolta e veicolata alle imprese sia attraverso le banche italiane presenti in Cina, sia attraverso le banche cinesi, ha reso con tale piano di emissioni Cdp il primo emittente italiano, nonché il primo Istituto nazionale di promozione europeo ad esplorare questo tipo di mercato. Non solo: Cassa depositi e prestiti e Bank of China hanno stabilito di collaborare alla definizione di un programma di supporto finanziario alle imprese italiane in Cina, per 5 miliardi di renminbi (mezzo miliardo di euro).


Poi ci sono i porti: grazie a questo scellerato accordo la Cina alzerà bandiera sia a Genova, sia a Trieste. Ci sono solo due contratti veri, per Danieli e Ansaldo, siderurgia e turbine. Una delle aziende più attive è sicuramente Eni (con la compagnia petrolifera Cnpc collabora dal 2013 a Kashagan, e in Mozambico, dove investe nel settore del gas). La prospettiva è quella di puntare sull’industria dell’oil e gas cinese. Ma Pechino vuole anche Taranto e Brindisi e ci sta mettendo le mani sopra. C’è qualche prodotto alimentare italiano, come le arance ma anche il maiale surgelato e il seme bovino, da esportare sul mercato cinese. E il calcio: Pechino avrebbe voluto anche una partita di serie A, ma le regole Fifa lo vietano. In Cina avranno qualche incontro di nazionale e coppe nazionali, più un apporto sul Var, che sarà introdotto anche per gli arbitri cinesi.


Alcune aziende invece si sono chiamate fuori da sé. Leonardo per esempio, per non rischiare mal di pancia americani, ha pensato bene di non sbandierare le sue forniture per l’aereo civile cinese. Huawei, pomo della discordia globale, ha congelato accordi di ricerca con un Politecnico italiano, nonostante una cooperazione nelle “telecomunicazioni” sia rimasta. Prosegue la strategia cinese, già annunciata da tempo, di Intesa Sanpaolo, in particolare sulle attività di wealth management: la banca e la Municipalità di Qingdao hanno annunciato da tempo la firma congiunta di un Memorandum of Understanding. Intanto ci prendiamo il virus, i monopattini, i banchi, il 5G, le mascherine e quant'altro e ci uniformiamo a app, passaporti sanitari di controllo sociale, riduzione delle libertà religiose e dei diritti e riduzione della trasparenza sulle attività del governo (e del Cts). E ci becchiamo pure una brutta copia della assurda 'legge sulla sicurezza' che azzera la libertà di espressione e diritto di manifestare.  Siamo in guerra. Ringraziate M5S e Pd. Non volete fidarvi di me? Ascoltate Joshua Wong, il ventiquattrenne giovane capo del movimento pro democrazia di Hong Kong, prossimo candidato a sparire per sempre in qualche sperduto laogai...


(leggi anche: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10222014943074504&id=1588815725)


Dalla bacheca di Lucio Rizzica

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