"No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela". Maurizio Lupi non ha intenzione di fare un passo indietro dopo che il figlio è stato coinvolto nello scandalo tangenti per le Grandi opere. "Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa", ha detto il ministro per le Infrastrutture, aggiungendo che il rolex regalato da Stefano Perotti al figlio Luca era solo un dono per la laurea: "Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio o di sponsorizzarlo, sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l’ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici così come le nostre famiglie. Ma l’avesse regalato a me non l’avrei accettato", aggiunge Lupi che sull'intercettazione in cui aveva minacciato la crisi di governo dice: "Era una battaglia politica, non difendevo la persona, ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione. Al telefono con Incalza ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche, dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero". E sulle intercettazioni sul viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini aggiunge: "Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro..."
martedì 17 marzo 2015
Fonzarelli eliminava i corrotti...
Tangenti, Lupi si difende: "Mio figlio? Mai chiesto nulla" Anm: "Carezze ai corrotti". Il ministro: "Dimettermi? E perché?". Magistrati all'attacco: "I magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati" di Chiara Sarra
"No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela". Maurizio Lupi non ha intenzione di fare un passo indietro dopo che il figlio è stato coinvolto nello scandalo tangenti per le Grandi opere. "Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa", ha detto il ministro per le Infrastrutture, aggiungendo che il rolex regalato da Stefano Perotti al figlio Luca era solo un dono per la laurea: "Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio o di sponsorizzarlo, sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l’ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici così come le nostre famiglie. Ma l’avesse regalato a me non l’avrei accettato", aggiunge Lupi che sull'intercettazione in cui aveva minacciato la crisi di governo dice: "Era una battaglia politica, non difendevo la persona, ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione. Al telefono con Incalza ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche, dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero". E sulle intercettazioni sul viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini aggiunge: "Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro..."
"No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela". Maurizio Lupi non ha intenzione di fare un passo indietro dopo che il figlio è stato coinvolto nello scandalo tangenti per le Grandi opere. "Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa", ha detto il ministro per le Infrastrutture, aggiungendo che il rolex regalato da Stefano Perotti al figlio Luca era solo un dono per la laurea: "Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio o di sponsorizzarlo, sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l’ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici così come le nostre famiglie. Ma l’avesse regalato a me non l’avrei accettato", aggiunge Lupi che sull'intercettazione in cui aveva minacciato la crisi di governo dice: "Era una battaglia politica, non difendevo la persona, ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione. Al telefono con Incalza ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche, dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero". E sulle intercettazioni sul viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini aggiunge: "Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro..."
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