martedì 16 febbraio 2010

Disordini a milano

Il camper del "corriere" ha raccolto per due giorni le testimonianze dei cittadini. Via Padova, la stanchezza e l'orgoglio. Polemica tra Penati e il prefetto. Lombardi: «Incentivi a immigrati per cambiare zona». Il candidato Pd alla Regione: «No, neanche un euro»

MILANO
- Gli scontri, le polemiche, la fiaccolata con momenti di tensione. E' passato un altro giorni in via Padova, la via a maggior concentrazione di immigrati di Milano. Un quartiere che non si sente «morto» o «senza speranza», ma al contrario chiede rispetto e attenzione. «Venga qui il sindaco, venga a vedere come viviamo», hanno chiesto molti residenti, parlando con i giornalisti della nostra redazione mobile nelle due postazioni del Camper del Corriere, lunedì e martedì in via Padova. Due le parole chiave della giornata: «stanchezza» e «orgoglio». Intanto, gli agenti della Digos di Milano hanno fermato un sesto giovane egiziano, anche lui accusato di devastazione aggravata in seguito ai disordini di sabato, dopo l'omicidio del 19enne egiziano Abdel Aziz El Sayed. I primi quattro fermati sono già stati interrogati dal gip Maria Grazia Domanico. Gli investigatori di via Fatebenefratelli, che hanno una mappa aggiornata delle bande giovanili sudamericane, stanno indagando per scoprire l'autore del delitto, in tutta probabilità appartenente a una gang di latinos.

IL PREFETTO: INCENTIVI PER ANDARSENE - «Adesso si tratta di vedere come evitare la nascita di quartieri multietnici con una concentrazione troppo forte di immigrati. Un'ipotesi su cui lavoreremo sarà quella di deconcentrare le aree sature di immigrati, magari con un'uscita incentivata in un'area più ampia della città», ha affermato il prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi in un'intervista a Il Sole 24 Ore. «Serve però - aggiunge il prefetto - una strategia complessiva con Comune, Provincia, Regione per favorire maggiore inclusione sociale in un quadro di legalità e rispetto delle regole. Ma non è un compito che si può realizzare in un giorno».

PENATI: NEANCHE UN EURO - «Non servono incentivi, il prefetto faccia finalmente rispettare la legge», è la dura replica di Filippo Penati, candidato del Pd alla Regione Lombardia. «Non un euro - ha spiegato Penati - dei fondi pubblici per far cambiare zona agli extracomunitari. La proposta del prefetto è una vera beffa per i cittadini. Dopo aver visto i propri quartieri, il caso di via Padova ne è l'esempio più drammatico, abbandonati dalle istituzioni i cittadini delle periferie milanesi dovrebbero anche veder utilizzare i fondi pubblici, per porre rimedio alla condizione di degrado a cui si è giunti per l'assenza delle istituzioni stesse. Per l'incapacità di garantire legalità, sicurezza e integrazione. Non è accettabile». «Perché il prefetto, anziché proporre soluzioni tanto onerose quanto di difficile realizzazione, non inizia ad applicare la norma che stabilisce che chi affitta abusivamente case ad immigrati irregolari va perseguito?», conclude Penati.

SALVINI: MAI PARLATO DI RASTRELLAMENTI - Anche l’eurodeputato Matteo Salvini della Lega Nord è intervenuto a «24 Mattino» su Radio 24 per parlare di via Padova, ed è tornato sulla polemica dei rastrellamenti «casa per casa»: «Il rastrellamento è un’invenzione di Repubblica, quindi Bossi ha smentito loro e chi parla di rastrellamenti può essere solo un imbecille. Io ho chiesto solo l’applicazione della legge, cioè la verifica delle residenze casa per casa per verificare chi è residente, italiani e stranieri». Salvini poi si è riferito a una legge svizzera, la legge Koller, che serve a controllare la vendita delle case agli stranieri. «In Svizzera - ha detto Salvini - hanno questa legge per difendere il suolo. Se nel quartiere cinese di via Paolo Sarpi si impedisse di comprare casa e negozi a chi viene da fuori Italia ci sarebbero meno problemi».

0 commenti: