mercoledì 14 ottobre 2009

Sul terrorismo islamico

Basta con la fiaba dei terroristi per caso di Renato Farina

Attentato alla caserma Santa Barbara di Milano. Ieri tutti a sostenere: è un cane sciolto, è grave, ma suvvia non enfatizziamo, è un poveretto poco integrato. Appena un’autorità politica, il da noi poco amato Rutelli, ha lasciato intendere che si poteva prevenire sulla base di dati noti, è stato subito rimbeccato dalla magistratura milanese. Un cane sciolto? Nessuna cellula? Poi nella notte gli arresti. Ce n’erano altri due, a quanto pare, di cani sciolti da non enfatizzare. Anzi visto che sono in tre chiamiamolo branco sciolto, sempre da non enfatizzare. Tre forse non fanno una cellula, chiamiamola molecola, tre molecole. Gli inquirenti e i titoli di Corriere.it e Repubblica.it, sempre molto informati, fanno sapere che i tre «non sono legati alla Jihad». Il tutto sempre per non enfatizzare. Noi invece saremmo portati a enfatizzare. L’idea che un tale possa collocarsi con una valigia piena di esplosivo dinanzi a una caserma, e poi non sia riuscito nel colpo assassino solo perché imbranato lui e bravo il caporale di guardia, mi fa ritenere che siamo stati protetti dalla fortuna, e che non c’erano adeguate misure di prevenzione. In realtà l’attività di indagine antiterrorismo a Milano ha speso le sue massime energie più con l’antiterrorismo della Cia e del Sismi, accusati di nefandezze, piuttosto che per individuare il povero cane sciolto libico. Qui si vorrebbe far notare un paio di cose, che esprimono i sentimenti di larga parte dell’opinione pubblica. Un libico, presumibilmente una brava persona, con studi di ingegneria, si trova disoccupato o con poco lavoro. In quel momento di difficoltà che cosa fa? Si riaccosta all’Islam. Frequenta la moschea più famosa del mondo dopo quella della Mecca: viale Jenner a Milano. Dopo tre mesi dalla conversione uno si aspetterebbe una persona pia e clemente. Invece eccolo pronto - presumibilmente con due complici, ma forse anche di più - a dare una lezione mortale ai militari italiani e all’Italia. Non è il primo caso di terrorismo nato da quelle parti. Secondo voi perché i funghi si ostinano a crescere nei boschi? Mi domando: come si fa a dire che è colpa della mancata integrazione, come sostengono i magistrati ormai più politici che investigatori? Secondo me il libico prima non era molto integrato con i fratelli islamici. Il guaio è cominciato quando si è integrato nel gruppo: si è innescato lui stesso prima dell’esplosivo. Come si fa a ritenere luogo di onesto culto quel posto? C’è qualche altro sito al mondo oggi dove ci si converte e un mese dopo si piazzano bombe? Poco integrati? Non c’è luogo e non ci sono leader religiosi più coccolati da autorità, cardinali, partiti, che il capo del Centro culturale islamico di viale Jenner, e del suo simpatico imam, già condannato per terrorismo internazionale e sbraitante contro Daniela Santanchè. Terrorismo fai da te? Bisognerebbe anche smetterla di ragionare su Al Qaida come se fossimo nella preistoria. Non è che esistono cellule che si passano i bigliettini come nella caccia al tesoro. Quando Bin Laden chiede ai fedeli di colpire gli Stati che invadono l’Afghanistan opera a due livelli. L’organizzazione, con le sue leve segrete. La non-organizzazione che è parte piena del progetto e della pratica qaidista. Funziona così: Bin Laden diffonde il Verbo. Nel clima mistico e di esaltazione politica riscontrabile in certi ambienti e in certi raduni tutto questo è inteso come un mandato. Un mandato alla Guerra Santa. Il rapporto con Dio nell’islam è individuale. L’obbedienza al precetto della Jihad è affidata al singolo. Questo rende il pericolo grave proprio perché soffia da ogni parte. Per questo sono portato a enfatizzare. Bisogna smetterla di credere che possa essere la nostra bontà ed eleganza giuridica a preservarci dal terrorismo. A Milano stiamo processando Cia e Sismi, sono stati chiesti 13 anni di carcere per il capo del nostro antiterrorismo, scavalcando il segreto di Stato. Se vale quella teoria, i fondamentalisti avrebbero dovuto seminare fiori invece che tritolo. Il terrorismo - nel caso islamico - non è reattivo, ma originario. Guai a non prendere sul serio il Corano e la tradizione dei Fratelli musulmani. Costoro ridono di chi riduce la Jihad a una reazione. Essa è co-essenziale alla professione di fede in Allah e nel suo Profeta. Chi lo nega, tratta gli islamici come imbecilli nervosi, che agiscono per vendetta, per disagi sociali eccetera. Bisognerebbe stimarli un po’ di più, e credere siano pienamente uomini, e le loro azioni rappresentino la consapevole applicazione del loro credo. Il quale talvolta è interpretato e interpretabile come invito chiaro, netto, forte ad ammazzarci.

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