Nel mentre le fiamme divampano e un intero quartiere è a ferro e fuoco, nel mentre orde di giovani nord africani bloccano il traffico, appiccano incendi e causano devastazioni di ogni genere, nel mentre bande di delinquenti, consci dell’impunità, con spavalde prove di forza affrontano uno Stato che sanno debole e sconfitto in partenza, ecco che autorità politiche e mediatiche fanno finta di stupirsi. E ostentando sconcerto, simulano il timore che anche nel nostro vergine suolo patrio possano sorgere, come per incanto, delle orrende banlieue. Ma cosa si aspettavano? Quale altro mondo poteva mai sorgere dopo decenni di destrutturazione scientemente architettata sulle fondamenta del convivere sociale? Hanno depotenziato la polizia, legandogli mani e piedi. Hanno di fatto abrogato la certezza della pena, dando così la consapevolezza a chi delinque di non avere nulla da perdere. Hanno annichilito nei cittadini qualsivoglia fiducia nella giustizia. Hanno fatto credere che gli italiani sono razzisti e che la polizia opera tramite la “profilazione razziale”. Hanno fatto divenire prassi indagare l'agente di turno, facendo così passare il messaggio di una polizia violenta e prevaricatrice. Hanno giustificato ogni delitto commesso dalle baby gang con il disagio e la mancata integrazione, omettendo che nessuna integrazione è possibile senza il rispetto delle regole. Ne hanno mitizzato look e postura, esaltandone le canzoni che trasudano violenza e crimine da ogni nota…
Ma quale altro risultato si voleva ottenere? C’è ben poco da stupirsi. Questa situazione è figlia del lassismo buonista, del giustificazionismo ipocrita, del garantismo schizofrenico e dell’acquiescenza balorda. È il prodotto di anni e anni di imbecille sottovalutazione, di litanie melliflue su utopiche accoglienze e solidarietà che di sapeva impossibili da realizzare. È il risultato di una guerra contro una criminalità sempre più diffusa e sempre più impavida che nessuno ha mai voluto dichiarare. E anche se oggi lo Stato lo volesse, non ne ha più né la forza, né la capacità. Perché ormai temo che sia stato superato il punto di non ritorno. Non è più una violenza inaccettabile quella che quotidianamente subiamo nelle nostre metropoli, ma che dobbiamo rassegnarci ad accettare. Perché è inutile continuare ad emanare nuove leggi che inaspriscano le pene, quando poi i magistrati le disapplicano. È inutile cianciare di certezza della pena e di lancio delle chiavi delle celle, quando di fronte al sovraffollamento delle carceri nessuno si sogna di costruirne di nuove. È inutile aumentare gli organici, già di per sé consistenti, delle forze di polizia, se poi gli agenti non sono in grado neanche di tutelare se stessi. È finanche inutile promettere fantomatici giri di vite e ipertrofici pugni duri per beneficiare del voto della stragrande maggioranza dei cittadini esasperati e desiderosi di sicurezza, se poi non si ha né la determinazione, né il potere di cambiare. Quel quartiere brucia e brucia per colpa di tutti questi errori. E dopo quel quartiere altre polveriere sono pronte ad incendiarsi in altri quartieri.
E altri ancora. Errori commessi con tronfia supponenza dagli stessi personaggi che infestano politica, media e magistratura e che ancora oggi, pur avvolti dalle fiamme, continuano ottusamente a perpetrare. E' vero, come loro con protervia declamano, nel nostro triste paese c'è un grave problema sociale. Ma il vero problema sociale… sono proprio loro!
Salvino Paterno’
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