martedì 5 marzo 2024

Gli insegnanti e la Balzerani

"La tua rivoluzione è stata anche la mia”, scrive sui social tale Donatella Di Cesare, professoressa universitaria, inconsolabilmente affranta per la dipartita dell’assassina Balzerani, nota terrorista delle brigate rosse. La docente rende così noto a tutti, soprattutto ai suoi giovani discenti, di condividere ancora oggi la scia di sangue dell’efferata eversiva. Una criminale mai pentitasi per la sua folle guerra, condotta in nome di un popolo che non solo non li ha mai seguiti, ma che per le loro cruente azioni provava ripugnanza. Ed è questa visione che la professoressa fornisce ai suoi studenti: quella di un’eroina che sparava ai poliziotti, servi dello stato. Gli stessi studenti che poi, scendendo in piazza per protestare, si imbattono in quei poliziotti in servizio di ordine pubblico. Resasi conto di averla sparata grossa, la professoressa cancella il post, ma poiché Dio perdona ma internet no, la luttuosa incontinenza verbale della Di Cesare diviene virale… Chi invece non ha avuto la possibilità di cancellare la caterva di dotte minchiate proferite in libertà è stato un altro esimio professore universitario, tale Angelo D’orsi.  Costui, pontificando in una trasmissione televisiva sui noti fatti di Pisa, riferendosi agli uomini delle forze dell’ordine, ha addirittura affermato che: “i poliziotti odiano gli studenti perché invidiano la loro possibilità di studiare e, prima di intraprendere il servizio per darsi coraggio nel compiere azione violente… si drogano”. Premesso che se i poliziotti per comportarsi in maniera demenziale hanno necessità di assumere droghe, al professore gli riesce benissimo anche senza l'aiuto di sostanze psicotrope, vorrei fargli presente che oggi tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria (e anche molti agenti) sono laureati. In verità io, che sono della vecchia guardia, rimpiango anche i tempi passati in cui c’erano meno dottorini e più guerrieri, anche perché sono stati proprio quei ragazzi con “la scuola dell’obbligo” ad aver combattuto e sconfitto le Balzerani della situazione… Vorrei anche dirgli che, per quanto gli possa far orrore, pure io, da sbirro, sono stato (e sono tutt’ora) un suo collega. Un professore, seppur a contratto (e non sono certo l’unico). E conoscendo l’ambiente universitario so che non c’è nulla, ma proprio nulla, da invidiare. Dovendo fare il relatore, poi, mi tocca leggere le tesi per i vari master che seguo, scritte da corsisti già laureati. Ed è una tortura che mi fa diventare i baffi ancora più bianchi! Errori di ortografia, di sintassi, consecutio temporum dedite al meretricio, punteggiatura anarco-insurrezionalista… E questi, cari professori, cari maestri, sono i prodotti del vostro lavoro. Se pensaste più all’insegnamento e meno all’ideologia, forse i risultati sarebbero meno deprimenti. Perché, gratta, gratta, dietro allo studentello puccettone che viene lanciato contro i servizi d’ordine delle forze di polizia, non c’è solo il braccio armato dei centri sociali, ma anche la mente aguzza e penetrante di molti, troppi, professori universitari. Ma, tranquilli, non cado nella retorica di definirli “cattivi maestri”… di “maestro” non c’è assolutamente nulla.


Salvino Paterno’

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